È quella branca della Medicina che studia le modificazioni, soprattutto quelle morfologiche, che la malattia induce sugli organi, sui tessuti, sulle cellule, sugli organuli, sulle membrane e sullo scheletro cellulare.
La parte dell´Anatomia Patologica che studia i tessuti nel loro insieme si chiama Istologia (si parla quindi di campione istologico), quella parte che studia le cellule isolate dal tessuto si chiama Citologia (si parla quindi di campione citologico), quella parte che studia le strutture subcellulari (es. mitocondri, cromatina, ecc) si chiama Patologia Ultrastrutturale (o esame ultrastrutturale, questa branca rientra comunque nell´Istologia).
Le attività principali del medico anatomopatologo sono: l’autopsia, la biopsia, l’esame intraoperatorio, la citologia e la patologia molecolare.

CENNI STORICI

L’anatomia è una branca della scienza medica che studia la forma e l’intima struttura del corpo umano, del corpo degli animali (anatomia animale), delle piante (anatomia vegetale) e che deve il suo nome al metodo principale d’indagine, la dissezione, la quale a tutt’oggi resta, per quanto integrata da altri moderni e perfezionati metodi di indagine, di fondamentale importanza.
Lo studio anatomico del corpo umano può svolgersi per sistemi (anatomia sistematica o descrittiva) in cui analiticamente si studiano la conformazione, i rapporti, la struttura e lo sviluppo dei complessi organici dalla funzionalità similare (Sistemi appunto), anche se le singole parti del sistema sono dislocate a distanza tra di loro, oppure topograficamente (anatomia topografica) studiando cioè, le diverse strutture, i diversi organi a seconda della sede che occupano e dei rapporti che contraggono con le formazioni vicine. Con tale metodica si suddivide la superficie del corpo umano in territorio o in regioni, testa, collo, torace, arti superiori, arti inferiori, e in ciascuno di questi si analizzano i vari strati dai più superficiali ai più profondi. L’anatomia comprende l’Osteo-Artrologia, la Miologia, la Splancnologia, l’Angiologia, la Cardiologia, la Neurologia che studiano rispettivamente la struttura delle ossa e delle articolazioni, dei muscoli, dei visceri, dei vasi, del cuore, del sistema nervoso centrale e periferico.
Ulteriori suddivisioni della scienza anatomica si riscontrano con l’anatomia chirurgica, l’anatomia comparata, l’anatomia embrionale, l’anatomia radiologica, l’ anatomia patologica, che studia e confronta con le strutture normali le alterazioni macro e microscopiche indotte nell’organismo dai vari agenti morbosi, cercando altresì di accertare delle constatate alterazioni la causa precisa di morte.
L’anatomia nel corso dei secoli ha assunto fisionomie non sempre equivalenti a quella attuale.
Fu dapprima in rapporti stretti con i riti religiosi e le pratiche magiche e per lunghissimo tempo si identificò quasi completamente con la scienza medica. L’ affermazione dell’anatomia come scienza è legata al fiorire delle scuole filosofiche greche (Alchemone da Crotone, Empedocle da Agrigento, scuole di Cnido e di Coo, di Alessandria e ancora ai nomi di Erofio, Erasistrato), che per quanto frenate da concezioni religiose,  portarono a scoperte precise e notevoli. Il non potere avvalersi della pratica dissettoria sul cadavere costrinse gli studiosi a ripiegare sulle analisi dei reperti animali con grave danno  per la validità dei risultati. Ciò si rivela ad esempio nelle opere di Galeno che riportò le scoperte sugli animali direttamente al campo umano senza alcuna correzione. Solo verso il 1315, grazie a L. Mondino de Liuzzi, l’anatomia ritrovò il suo vero volto e si posero le basi per il rigoglioso sviluppo di tale scienza nel Rinascimento, soprattutto per merito di Berengario da Carpi, Leonardo da Vinci e di A. Vesalio, di G. Falloppia. Nel quadro di questo rinnovato amore per l’anatomia, vanno altresì ricordate le osservazioni di Fabrizio Aquapendente, di B.Eustachio, del Casseri, di Spigello, G.C.Wirsung, Warton, Stenone. I contributi più validi nel XVII secolo vennero ad opera di M. Malpighi (che per primo ricorse al microscopio), strenuo assertore dell’osservazione diretta e dell’indagine sperimentale su qualsiasi dogmatismo aprioristico. Accanto al Malpighi è giusto ricordare l’olandese Leeuwenhoek, il Ruysch, il Valsalva, il Santorini e G.B. Morgagni, iniziatore dell’anatomia patologica sulla laringe, sul canale digerente, sui polmoni, sulle vie biliari e sul tessuto adiposo e ancora W. Hunter per i suoi studi sull’utero gravido, Cotugno per le sue ricerche sul liquor cefalorachidiano.
Nei secoli successivi, grazie ad una tecnica sempre più perfetta, si addivenne ad un maggior analitico e presero impulso in seno alla comune dottrina le branche specializzate.
Come già accennato quindi l’anatomia patologica fu fondata, come disciplina scientifica, dal medico italiano Gian Battista Morgagni, che nel 1700 descrisse una grande varietà di patologie dell’apparato urogenitale. Nel suo trattato, per la prima volta nella storia, individuò l´ipertrofia della prostata che colpisce i soggetti più anziani e descrive la vescica da sforzo. A quei tempi l´età media era sui 40 anni e pochi individui di sesso maschile arrivavano all´età della prostata. Pertanto l´ipertrofia prostatica era misconosciuta, e sicuramente non aveva l´impatto epidemico presente nella nostra società. Morgagni inoltre classificò i tumori dei reni e della vescica, riconobbe le stenosi dell´uretra e le malformazioni ureterali. La sua opera fa di lui il padre dell’anatomia-patologica moderna.

SCUOLE DI SPECIALIZZAZIONE, UNIVERSITA´ E CORSI DI AGGIORNAMENTO

Lo specialista in Anatomia Patologica deve aver maturato conoscenze teoriche, scientifiche e professionali nel campo della patologia sistematica anatomopatologica autoptica, macroscopica, microscopica, ultrastrutturale e molecolare, finalizzate alla specifica attività assistenziale propria dell’anatomopatologo ed all’attività peritale.
Deve essere in grado di riconoscere e diagnosticare a livello macroscopico e microscopico le alterazioni morfologiche degli organi, dei tessuti e delle cellule nei preparati citologici, nel materiale bioptico ed in corso di riscontro diagnostico. A tal fine lo specialista in anatomia patologica deve acquisire le necessarie competenze nell’applicazione ed interpretazione diagnostica in patologia umana delle metodiche anatomiche, istologiche, citologiche, istochimiche, immunoistochimiche, ultrastrutturali e di biologia molecolare, nonché capacità nell’utilizzo di metodi relativi al controllo di qualità ed alle valutazioni quantitative.
Sono specifici ambiti di competenza dello specialista in anatomia patologica la diagnostica autoptica, macroscopica, istopatologica, citopatologica, istocitopatologica intraoperatoria, ultrastrutturale e la caratterizzazione biomolecolare delle lesioni di cellule, tessuti ed organi e dell’intero organismo, finalizzate alla diagnosi di esse, utili anche per l’orientamento prognostico e terapeutico, e per la valutazione della diagnosi e dei correlati anatomo-clinici.
In Italia sono attive specializzazioni in Anatomia Patologica (durata 5 anni) presso le seguenti Facoltà universitarie:
Bologna, Milano Bicocca, Verona, Napoli Federico II, Università del Piemonte Orientale Amedeo Avogadro con sedi a (Vercelli, Alessandria e Novara), Genova, Udine, Roma Campus Bio – Medico, Bari, Roma Cattolica Sacro Cuore, Padova, Cagliari, Firenza, Messina, Chieti, Perugia, Università degli studi di Milano, Roma Tor Vergata, Parma, Seconda Università degli studi di Napoli, Palermo, Brescia, Pisa, Università dell’Insubria (con sedi a Como e Varese), Camerino, Parma, Pavia, Università della Calabria (con sede a Cosenza), Modena e Reggio Emilia, Udine, Siena, Catanzaro, Sassari, Catania, Roma La Sapienza, L’Aquila e Foggia.

PRESENZA IN ITALIA ED EFFICACIA SULLA POPOLAZIONE  

L’Anatomia Patologica è una Unità Operativa con caratteristiche peculiari anatomo-cliniche, alla quale compete la formulazione di diagnosi, attraverso lo studio della morfologia e delle sue alterazioni, di tessuti e cellule. La diagnosi è un atto intellettuale legato alla capacità professionale del singolo specialista, in assoluta analogia con quanto avviene normalmente in ogni reparto clinico, medico o chirurgico.
Così come nella pratica clinica, i segni, i sintomi e i dati del paziente vanno valutati e interpretati, in modo da trarne delle conclusioni diagnostiche, così l’anatomopatologo osserva la morfologia delle cellule e dei tessuti, valuta i dati anamnestici e le notizie cliniche a disposizione (essenziali per meglio inquadrare i diversi eventi patologici), esegue eventuali indagini particolari (istochimica tradizionale, immunoistochimica, biologia molecolare, citogenetica) ed infine, formula delle diagnosi, che vanno dalla constatazione di un quadro di normalità, alla definizione di patologie infiammatorie o delle più complesse patologie pre-neoplastiche e neoplastiche.
Il compito dell’anatomopatologo, non si esaurisce con la diagnosi, la sua è principalmente un’opera terapeutica.
In Italia esistono tante unità  di ricerca di anatomia patologica, distribuite sull’intero territorio nazionale.
Fra le Università che si occupano di ricerca ed analisi di laboratorio spiccano quelle di Teramo, Milano, Roma Campus Bio – Medico,  Roma Tor Vergata, Insubria (Como e Varese), Bologna, Pisa, Catanzaro, Roma La Sapienza, Modena, Chieti, Pavia.
Tante le Aziende ospedaliere che nel tempo hanno attivato unità di ricerca: Padova, BambinGesù di Roma, Policlinico Tor Vergata di Roma, Verona, Modena, San Carlo di Potenza, Bologna, Legnano, Rovereto, Buccheri La Ferla di Palermo, Reggio Calabria, Policlinico Federico II di Napoli, Antonio Candarelli di Napoli.
Infine le Aziende sanitarie e le ULSS: Ulss 5 ovest vicentino (Arzignano, Montebello Maggiore, Lonigo e Valdagno), Ausl di Rimini, Ulss 22 veneto di Bussolengo, Asl di Matera, Asl 2 di Savona, Ul socio sanitaria Asolo 8 di Castelfranco Veneto, Asp di Siracusa, Usl di Imola, Usl 4 di Imola, Uls 6 di Vicenza.

SIAPEC

La società italiana di Anatomia Patologica e Citopaologia diagnostica (SIAPEC) nasce a Roma nel settembre del 1995.
Gli scopi prefissi dai suoi fondatori sono i seguenti:
– promuovere lo sviluppo culturale, tecnico e scientifico degli operatori di anatomia e istologia patologica e di citopatologia diagnostica;
rappresentare e tutelare gli interessi morali, legali e professionali dei medici associati;
– promuovere l´aggiornamento scientifico, professionale e di formazione;
– creare rapporti permanenti fra i propri soci ed programmi annuali di attività formativa ECM, ed anche con gli organi d’informazione di periodici;
– collaborare con il Ministero della salute, le Regioni, le Aziende sanitarie e gli altri organismi e istituzioni sanitarie pubbliche;
– promuovere l’elaborazione di linee guida in collaborazione con l’Agenzia per i Servizi Sanitari Regionali (A.S.S.R.) e la F.I.S.M;
promuovere trials di studio, ricerche di studio finalizzate e rapporti di collaborazione con altre società e organismi scientifici;
– promuovere la didattica e l´assistenza nel campo dell´Anatomia Patologica;
– promuovere la definizione di standard per la garanzia di qualità e l´istituzione di centri di riferimento;
– promuovere il controllo di qualità e la sicurezza degli operatori nei laboratori;
– promuovere il coordinamento e lo sviluppo dei servizi di Anatomia Patologica nell´ambito nazionale e regionale e patrocinare la costituzione di gruppi di studio volti a campi specifici del settore;
raggruppare i laureati che per motivi professionali svolgono la loro attività nel campo dell´Anatomia Patologica o in settori affini, e favorire lo scambio di documentazioni ed informazioni scientifiche e tecniche fra gli stessi;
– stabilire rapporti di collaborazione con altre Federazioni o Società Internazionali nel settore dell´Anatomia Patologica;
– attuare ogni azione intesa a tutelare gli interessi scientifici, culturali e professionali degli Associati;
finanziare le attività sociali solo attraverso i contributi degli associati e/o di enti pubblici nonché di soggetti privati, con esclusione di finanziamenti che configurino conflitto di interesse con il S.S.N., anche se forniti attraverso soggetti collegati;
finanziare le attività ECM attraverso l’autofinanziamento e i contributi degli associati e/o enti pubblici e privati, ivi compresi contributi delle industrie farmaceutiche e di dispositivi medici, nel rispetto dei criteri e dei limiti stabiliti dalla Commissione nazionale per la formazione continua;
– non esercitare attività imprenditoriali o partecipare ad esse, salvo quelle necessarie per le attività di formazione continua.
TRATTATO DESCRITTIVO
anatomia patologica è una branca specialistica della medicina che studia le malattie umane mediante esame macroscopico degli organi o microscopico dei tessuti e delle cellule. Suo fondatore è considerato, in età moderna, il medico forlivese Giovan Battista Morgagni.
In ambito clinico l´anatomia patologica svolge un ruolo fondamentale per la pianificazione di eventuali terapie mediche o chirurgiche fornendo diagnosi su tessuti o cellule prelevate da pazienti in cui si sospetta una malattia. L´indagine anatomopatologica permette di distinguere tra tessuti normali, infiammazione, tumori benigni e maligni ed altre condizioni patologiche. Praticamente ogni organo o tessuto umano che sia stato prelevato durante un intervento chirurgico viene sottoposto ad indagine anatomopatologica.
Le attività principali del medico anatomopatologo sono:
– l’autopsia
– la biopsia
– l’esame intraoperatorio
– la citologia
– la patologia molecolare

Autopsia

autopsia è una indagine post-mortem, cioè eseguita sul cadavere. Il fine dell´autopsia è di chiarire la causa di morte ovvero la comprensione del decorso di una malattia. L´autopsia è un´attività ormai relativamente poco frequente nella routine anatomopatologica ed è usata specialmente dopo la morte per ragioni non spiegate, quando il medico curante ne faccia esplicita richiesta oppure nel sospetto di malattia infettiva diffusiva. Le autopsie per determinare la modalità di morte sono di specifico appannaggio della medicina legale e non della anatomia patologica che ha come unico interesse quello di determinare la causa di morte e non come essa sia avvenuta.

Biopsia

Consiste in un prelievo di tessuti da un paziente in cui si sospetta una malattia. Il fine della biopsia è la diagnosi anatomopatologica, fondamentale per le eventuali successive terapie mediche o chirurgiche. La diagnosi viene posta mediante osservazione al microscopio di sottili sezioni di tessuto prelevate tramite appositi strumenti.
Esame intraoperatorio
L´esame istologico o citologico intraoperatorio (estemporanea, congelatore) è l´esame condotto su materiale biologico prelevato da un paziente durante un intervento chirurgico al fine di chiarire la diagnosi di malattia nel caso questa non sia già stata posta in precedenza o nel caso siano emersi, durante l´intervento, nuovi quesiti diagnostici. La diagnosi può condurre ad una modifica dell´intervento chirurgico.

Citologia

La citologia è lo studio morfologico di cellule isolate prelevate da organi solidi o cavi mediante tecniche di agoaspirazione, lavaggio, spazzolamento o per esfoliazione. La citologia può essere di tipo diagnostico, se si sospetta già una malattia (ad es.citologia della tiroide, linfonodo, mammella, fegato, polmone, urina) o di screening, se viene eseguita su persone apparentemente sane al fine di prevenire la possibile comparsa di una malattia (es. pap test). Il vantaggio principale della citologia rispetto alla biopsia è la minore invasività e quindi la migliore tollerabilità per il paziente. La citologia presenta tuttavia solitamente una minore sensibilità e specificità diagnostica della biopsia.
Patologia molecolare
La patologia molecolare consiste nell´applicazione a fini diagnostici di tecniche di biologia molecolare. Le tecniche di patologia molecolare sono spesso caratterizzate da una altissima sensibilità e specificità, ma sono frequentemente complesse e costose. Esempi di patologia molecolare sono l´evidenziazione del DNA del micobatterio tubercolare (TBC) o del virus del papilloma umano (HPV) in biopsie o citologie. L´analisi molecolare di alcuni tumori (ad es. linfomi) può permettere un più facile riconoscimento e caratterizzazione della neoplasia.

ANALISI MEDICA

Il medico per collaborare in modo fattivo può inviare al anatomo patologo sia campioni istologici che citologici.
Campioni istologici:
Biopsie escissionali: Si tratta di un prelievo di tessuto conseguente ad un piccolo atto chirurgico. L´esempio più comune di biopsia escissionale è quella cutanea. Il medico individua un qualcosa di anormale sulla cute e nel tessuto sottocutaneo. Il bisturi entra in azione, il chirurgo asporta un pò di cute di dimensioni variabili e di forma romboidale che viene inviata al Patologo. Escissioni possono avvenire, ovviamente, anche da organi interni in corso di interventi chirurgici; questi sono però casi più rari.
Agobiopsie: Si utilizzano aghi dal calibro compreso tra 0.8 e 1.2 mm, a mano libera oppure sotto guida ecografica o radiologica, che prelevano una fettina di tessuto, sufficientemente grande per consentire al Patologo di esprimere una diagnosi istologica. Di solito le agobiopsie vengono effettuate in organi profondi come il fegato, il rene, la prostata.
Biopsie endoscopiche: L´indagine endoscopica consente, mediante l´utilizzo di fibre ottiche e di pinze endoscopiche, di prelevare piccoli pezzi di tessuto (pochi millimetri di diametro maggiore) in genere sufficienti al Patologo per esprimere una diagnosi. I più comuni esempi di biopsie endoscopiche sono: tratto gastroenterico (stomaco, esofago, colon, ecc.), vie respiratorie (bronchi, parenchima polmonare).
Reperti chirurgici: sono tessuti o organi (interi o parte di essi) che vengono asportati in seguito ad un intervento chirurgico. Il pezzo operatorio viene inviato al Patologo il quale dovrà esprimersi sulla natura del processo patologico in causa, ma anche sulla completezza dell´intervento. Nell’ipotesi di asportazione di un tratto intestinale per tumore, dovrà definire il tumore stesso, valutarne i margini di resezione, stabilirne il livello di infiltrazione, l´eventuale presenza di metastasi linfonodali o a distanza e definire il grado di differenziazione cellulare.
Esame estemporaneo al congelatore: a volte può capitare che il Chirurgo abbia bisogno del parere del Patologo durante un intervento chirurgico: per esempio, per definire se si trova di fronte ad un tumore, oppure per sapere se il margine di resezione è interessato dalla lesione. In questo caso il Chirurgo, durante l´intervento (quindi con il paziente ancora sotto anestesia), invia un frammento al Patologo, il quale, per poter dare una risposta in tempi brevi, lo congela (il congelamento è un mezzo di fissazione estremamente rapido, solo pochi secondi), lo taglia e formula una diagnosi in un tempo massimo di 10-15 minuti. L´esame estemporaneo al congelatore viene utilizzato sono nei casi in cui il chirurgo abbia un dubbio diagnostico durante l´intervento, e lo scopo della metodica è quello di ottenere una risposta diagnostica dal patologo in pochi minuti e poter così modificare l´intervento chirurgico stesso in itinere.
Campioni citologici:
Agoaspirato: per agoaspirato si intende il prodotto di un´aspirazione mediante un ago sottile, più o meno lungo, infisso in organi o strutture superficiali o profonde. E´ una metodica rapida, poco dolorosa, con scarse complicanze; quindi sicuramente è l´esame di scelta in caso di lesioni nodulari della mammella, della tiroide, del fegato. Si ottengono cellule sulle quali il Patologo esprime un giudizio diagnostico, a volte però limitato solo al concetto di benignità o di malignità. L´agoaspirato può essere eseguito a mano libera, se la lesione o l´organo da esaminare è superficiale e palpabile (per esempio, un nodulo della tiroide o della mammella), oppure può essere effettuato sotto guida ecografica (per esempio, un agoaspirato epatico) o radiologica (per esempio, un agoaspirato polmonare sotto guida TAC, un agoaspirato sotto guida mammografica di una lesione non palpabile della mammella).
BAL (lavaggio alveolo-bronchiale), escreato, brushing, broncoaspirato. Sono metodiche citologiche applicate alla patologia polmonare.
Aspirazione di liquidi da cavità o da cisti.
– Urine: l´esame citologico delle urine è il primo test diagnostico in caso di sospetta neoplasia vescicale. Al paziente viene chiesto di raccogliere le urine di tre mattine consecutive (in tre contenitori diversi) che poi verranno consegnate al laboratorio di Anatomia Patologica. L´esame delle urine per la ricerca di cellule neoplastiche è una metodica rapida, assolutamente indolore, poco costosa e ripetibile.
Primissima condizione per una diagnosi sia istologica che citologica, è che il campione da esaminare pervenga al laboratorio di Anatomia Patologica in ottime condizioni di conservazione. Qualunque materiale biologico, una volta asportato dall´organismo, va incontro infatti a degenerazione rapida, e un campione degenerato non è utilizzabile ai fini dell´esame anatomopatologico. Sembra strano, ma le informazioni sono una delle cose più difficili da ottenere; a volte capita che il Patologo riceva un prelievo istologico o citologico indefinito, accompagnato da un foglio con il solo nome del paziente, senza precisazioni sul quesito diagnostico o addirittura senza la sede del prelievo stesso.
I dati fondamentali che devono accompagnare i prelievi sono:
  1. Nome e Cognome del pazienti da cui si dovrebbe dedurre il sesso.
  2. Età del paziente.
  3. Sede del prelievo.
  4. Caratteristiche morfologiche macroscopiche (tattili, radiologiche, colore e forma ecc.).
  5. Sintomi associati.
  6. Sospetto clinico.
  7. Nome, cognome e reparto del medico inviante il prelievo; ovviamente anche il telefono, nel caso il Patologo abbia bisogno di rintracciarlo.

FASI DI LAVORAZIONE IN ANATOMIA PATOLOGICA

Campione istologico
Campionamento: questa fase si effettua a fresco e comprende la descrizione delle caratteristiche macroscopiche del campione (dimensioni, colore, consistenza, forma, eventuali lesioni). Nel caso in cui si tratti di un pezzo chirurgico, viene tagliato con un coltello per ottenere prelievi sottili e dimostrativi delle lesioni e dei tratti di tessuto normale.
Disidratazione: ogni tessuto è estremamente ricco d´acqua; ma per ottenere il vetrino finale, quello che verrà analizzato al microscopio dal patologo, il tessuto deve essere completamente disidratato. La disidratazione avviene immergendo il tessuto in una scala di etanolo crescente (da etanolo 60° a etanolo 100°) e successivamente in un solvente (che rende il tessuto trasparente).
Taglio al microtomo: il microtomo è uno strumento dotato di una lama che consente di ottenere dal blocchetto in paraffina delle sezioni sottilissime, dello spessore massimo di 2-3 mm, che è lo spessore ideale per la visione al microscopio.
Campione citologico
Il campione citologico viene depositato su un vetrino, facendo in modo che si formi un unico strato di cellule (le cellule vengono strisciate sul vetrino stesso, in modo molto delicato), e poi va fissato in etanolo a 95°.
Colorazione
E´ la fase finale sia per i campioni istologici che per quelli citologici.
Le fettine di tessuto sono trasparenti, non presentano un contrasto dell´immagine definibile; per evidenziarne tutte le strutture è necessaria quindi una colorazione. Per la colorazione si sfrutta la caratteristica dei tessuti o delle cellule di assumere o meno determinati coloranti, con un´intensità diversa in base alle strutture che li compongono e, per quanto riguarda i campioni istologici, anche in base allo spessore delle sezioni stesse.
Coloranti
I coloranti si dividono in tre grandi gruppi:
1.coloranti acidi (che colorano le strutture citoplasmatiche)
2.coloranti basici (che colorano generalmente i nuclei)
3.coloranti neutri (che sono formati dall´unione di un colorante acido e di uno basico, quindi colorano sia il nucleo che il citiplasma).
Le colorazioni possono essere di tipo chimico o istochimico, di tipo fisico e di tipo chimico-fisico.
Metodiche accessorie
Si possono associare, come ausilio o completamento, altri mezzi di indagine:
Immunoistochimica: identifica e localizza antigeni in situ, cioè nel tessuto o nelle cellule. La metodica si basa sull´utilizzo di anticorpi specifici (o immunoglobuline) diretti contro l´antigene da ricercare, che si trova appunto nel tessuto o nelle cellule. La reazione antigene-anticorpo, in presenza di particolari cromogeni, produce materiale visibile al microscopio.
– Metodiche di biologia molecolare: utilizzo di sonde dirette contro particolari sequenze di DNA o di RNA presenti nel tessuto o nelle cellule e PCR, amplificazione a catena, di sequenze di DNA o RNA.
Microscopia elettronica: utilizza un microscopio ad elevato potere risolutivo, in grado di dare immagini ad altissimo ingrandimento, grazie all´uso di un fascio di elettroni al posto della luce (come succede in un microscopio classico).
Il fascio di elettroni è prodotto da un filamento di tungsteno, percorso da correnti di alta tensione. Il campione per la microscopia elettronica deve essere preparato in modo particolare: il prelievo deve essere molto piccolo (solo 1 mm di diametro maggiore), deve essere incluso in resina termo-indurente (e non in paraffina), le sezioni devono essere molto sottili (60-100 nm) e devono essere colorate con metalli pesanti (piombo e uranile, che sono coloranti opachi agli elettroni).