Viene usualmente definita aromaterapia, una branca della fitoterapia che utilizza a scopo terapeutico (non soltanto rilassante), i cosiddetti oli essenziali, cioè le componenti liquide odorose presenti in diverse parti delle piante aromatiche. Anche se non ne è mai stata dimostrata del tutto l’efficacia a livello scientifico, la pratica, se eseguita sotto la guida di un medico competente e senza mai improvvisare,  ha generalmente effetti positivi.
Si sconsiglia, però, assolutamente alle donne in stato di gravidanza, ai bambini sotto i tre anni e a persone che soffrono di epilessia o di insufficienze renali (oltre ovviamente agli allergici).
CENNI STORICI
Non è un’espressione meramente retorica affermare che le radici dell’aromaterapia si perdono nella notte dei tempi. Come qualsiasi disciplina legata ad un elemento naturale, possiamo trovare tracce di intuizioni antichissime praticamente in parallelo alle prime scoperte di qualsiasi civiltà.
Già i Sumeri, più di 5.000 anni fa, erano maestri delle cure naturali di questo tipo, come rivelato da numerose testimonianze archeologiche. Eguale discorso per le tradizioni mediche cinesi ed indiane, che, nella loro visione integrata del rapporto uomo-natura, non potevano non esplorare gli effetti benefici di profumi ed aromi sul benessere dell’individuo.
Notoriamente, sono stati però gli Egizi ad esaltare la conoscenza degli oli essenziali, fino a dar loro un ruolo fondamentale nei loro riti quotidiani (dalla cosmesi alle funzioni di culto). Ne è prova evidente il mirabile stato di conservazione delle celeberrime mummie nelle tombe dei faraoni, risultato prodigioso ottenuto proprio grazie al sapiente uso degli oli durante l’imbalsamazione.
Non a caso, numerosi medici da altri Paesi usavano recarsi in Egitto per apprendere le segrete tecniche di quella che potremmo chiamare la nascita della aromaterapia.
Tra questi, troviamo anche il padre della medicina occidentale, Ippocrate, che utilizzò magistralmente le conoscenze apprese sulle fumigazioni aromatiche per debellare la peste, che stava devastando Atene nel 429 a.C., impresa a cui dovrà la sua millenaria fama.
Per i Romani, gli oli essenziali erano elemento preziosissimo per i massaggi e tutte le attività volte al benessere ed all’estetica (per profumarsi la testa ed il corpo),  ma anche come antidolorifico.
Come spesso accade per le discipline cosiddette “alternative” e legate al benessere fisico, incontriamo, dopo l’età classica, una sorta di “buco” quasi millenario nelle documentazioni storiche, in parte, ma non solo, dovuto alla virata ascetica dei primi secoli del Cristianesimo.
 Molti dottori fuggirono verso Oriente, arricchendo così la cultura araba degli insegnamenti di derivazione greco-egizia, contribuendo a diffondere nel Medio Oriente quella che poi diverrà una parte integrante peculiare della cultura di quei popoli (si pensi ad espressioni proverbiali riguardo ai profumi da “Le Mille e una notte”).
Dobbiamo attendere il tardo Medioevo infatti per veder risorgere in Occidente l’interesse e l’utilizzo per le tecniche aromaterapeutiche. Fu una necessità imposta dal tragico dilagare della peste durante le Crociate, che portò a recuperare con successo le celebri tecniche usate da Ippocrate. In generale, si adoperavano complesse preparazioni di oli essenziali, che venivano sparsi sul corpo come, potremmo dire, un’armatura sottile, affinchè gli agenti battericidi ed antibiotici potessero immunizzare il portatore delle malattie endemiche (all’epoca oltre la peste, anche il colera era purtroppo molto diffuso).
Nel Rinascimento, con la riscoperta neoplatonica delle conoscenze esoteriche e naturali precristiane, l’interesse si ridestò con passione per l’aromaterapia, e le discipline “alternative” in genere. Particolarmente importanza riveste l’opera di Nicholas Culpeper (1616-1654), geniale erborista, le cui opere presentano notevoli intuizioni, sposate anche con l’atmosfera pregna di suggestioni alchemiche e astrologiche dell’epoca (sua la frase: “La medicina senza l´astrologia e come una lampada senza olio”). Il suo più grande contributo fu probabilmente la traduzione dal latino del libro della farmacopea ufficiale, divulgando così a tutto il popolo la conoscenza per auto medicarsi naturalmente attraverso le piante.
La Rivoluzione Industriale, agli inizi dell’Ottocento, e lo sviluppo scientifico delle ricerche chimiche, consentì di riprodurre sinteticamente, ed a basso costo, copie dei complessi preparati vegetali, modificando l’approccio e l’accesso di massa alla materia. Ma è solo nel secolo scorso che si è riacceso un vero e proprio periodo di ricerca scientifica a riguardo.
Figura chiave, è senza dubbio  il chimico francese René Maurice Gattefosse (1881-1950), a cui si deve l’invenzione, nel 1928, del termine “aromaterapia”, come titolo del libro compendio delle sue ricerche. Anche in questo caso, come in molti altri della storia della medicina, la scoperta avvenne per caso, e, non è  solo un modo di dire, sulla propria pelle.
In seguito, infatti, ad una grave ustione procuratasi durante uno dei suoi esperimenti, Gattefosse scoprì le sorprendenti proprietà cicatrizzanti dell’olio di lavanda puro, molto più efficaci di qualsiasi farmaco allora in circolazione. Da questa esperienza personale nacque il desiderio di approfondire le capacità curative di tutti gli oli essenziali, iniziando il percorso che lo condurrà a pubblicare nel 1937 il testo fondamentale in cui li cataloga e descrive, libro che appunto darà il nome alla rinnovata disciplina.
Un libro omonimo ed egualmente, se non più, importante nella storia di questa antichissima pratica verrà pubblicato da un altro dottore francese, Jean Valnet  nel 1964. Chirurgo, considerato uno dei padri fondatori della fitoterapia, egli riscoprì le grandi potenzialità antisettiche, antibiotiche e cicatrizzanti degli oli essenziali nelle drammatiche urgenze della sua attività durante la Seconda Guerra Mondiale, in cui i farmaci convenzionali ovviamente scarseggiavano e quindi l’unica risorsa erano i loro sostituti naturali.
Negli ultimi anni, soprattutto dagli anni ’60 in poi, si è assistito al fiorire di diversi rami dell’aromaterapia, che esplorano principalmente le differenti complementarità e sinergie che questa disciplina può creare con diverse medicine tradizionali, come quella cinese o indiana (si parla per esempio di Aromaterapia Ayurvedica o, più in generale, Aromaterapia Olistica o Sottile).
SCUOLE DI FORMAZIONE, UNIVERSITA’ E CORSI DI AGGIORNAMENTO
Tra le numerose scuole di formazione, ricordiamo la Scuola di Naturopatia di Genova, Istituto Di Medicina Naturale di Urbino e Scuola Italiana di Medicina Olistica.
PRESENZA IN ITALIA ED EFFICACIA SULLA POPOLAZIONE
Per quanto la tradizione aromaterapeutica, come molte altre discipline complementari, si sia sviluppata soprattutto in Francia più che nel nostro paese, non è certo difficile trovare libri, scuole, terapeuti che propongono questa pratica come alternativa alle cure farmacologiche, o come semplice integrazione, anche solo meramente estetica, della cura personale di se.
Ancora una volta, ci sentiamo di dover discriminare tra l’uso, gradevole e decorativo, delle profumazioni, delle essenze e degli incensi e ciò che invece è una vera propria terapia. Una terapia che, come illustrato può portare benefici ma anche effetti collaterali, e quindi va avvicinata con la sensibilità e l’accortezza del caso.
TRATTATO DESCRITTIVO
Per descrivere l’aromaterapia dobbiamo innanzi tutto descrivere gli olii essenziali. Come abbiamo già detto, essi sono le componenti liquide odorose, presenti nelle piante aromatiche, distribuite in varie parti, dai petali ai frutti, dai semi alle radici, dalla resina ai rizomi.
La loro funzione è protettiva nei confronti della pianta, poiché essi attirano gli insetti portatori di polline e respingono i cosiddetti “predatori”.
Sono stati catalogati circa 300 olii essenziali, una gamma straordinariamente varia e differenziata di gradevolissimi rimedi naturali, ognuno dei quali è un microcosmo ricchissimo ed affascinante.
Ora, prima di elencarne i possibili vantaggi, per prima cosa, ci urge ribadire che per iniziare responsabilmente un trattamento di questo genere, consigliamo fortemente di affidarsi ad un medico competente, sia nella medicina convenzionale che nell’aromaterapia.
Gli oli essenziali, infatti, agiscono direttamente sul sistema circolatorio, sia nel caso che vengano applicati sulla pelle che in quello in cui li si assuma per inalazione.
La tecnica considerata migliore e più affermata per estrarre gli oli essenziali è la distillazione a vapore, attraverso la quale si ottengono anche le acque aromatiche, molto usate nella profumazione.
Ma numerosi sono i metodi, di cui daremo ora un breve cenno, che variano a seconda delle differenti parti della pianta. Citeremo, tra i più comuni: l’estrazione per pressione a freddo, indicata per gli agrumi, e  l’estrazione detta “enfleurage”, la più antica, creata dagli Egizi, in cui i petali dei fiori vengono lavorati col grasso, sia a caldo che a freddo (suggestiva ma quasi scomparsa per i suoi costi proibitivi). Quest’ultima è stata progressivamente sostituita dall’estrazione chimica con l’alcool.
Gli utilizzi sono anch’essi svariati e molteplici, declinati a loro volta a seconda delle diverse proprietà. Il più immediato e intuibile è certo la fumigazione, di cui possiamo tutti avere diretta esperienza quando accendiamo un incenso; ovviamente, parliamo di quelli di qualità, trattati con olii essenziali, non certo di quelli sintetici, dannosi oltreché sgradevoli, riconoscibili dalla colorazione innaturale (fucsia o rosa schocking per esempio) e dalla consistenza artificiale, “plasticosa” per intenderci. Altri metodi tradizionali, tuttora in voga, sono chiaramente i massaggi, i bagni, i semicupi, i pediluvi e maniluvi: in questi casi l’olio non va applicato direttamente nell’acqua, ma prima disciolto in un elemento solvente (sapone naturale, argilla, miele, Sali ecc…).
È nostra cura rammentare che tali pratiche, al di là della piacevolezza fisica ed estetica che le rendono psicologicamente attraenti, possono avere anche un risvolto terapeutico, sempre se ci manteniamo nei confini, chiari solo a chi è veramente competente, della cosi detta medicina complementare.
Di recente è divenuta molto comune anche la diffusione ottenuta con i cosiddetti diffusori per aromi, o bruciatori per essenze. Si tratta di quelle graziose lampade di terracotta o ceramica, a due livelli: il superiore per versare le (poche!) gocce d’olio diluite in acqua, e quello inferiore ed interno, che si presenta come una coppa, nel quale solitamente si posiziona una piccola candela, la cui fiamma lentamente provoca la vaporizzazione del profumo nell’atmosfera circostante.
L’inalazione è la forma più diretta di vaporizzazione, consigliata come è facile capire per chi ha problemi respiratori, come sono ovviamente indicati i gargarismi per chi ha problemi di infezione orale. Infine, un altro metodo da tener presente, radicato nella medicina popolare, è l’impacco: freddo per curare febbri, scottature o contusioni; caldo per rilassarsi prima di un massaggio e per dilatare i pori, consentendo una maggiore penetrazione dell’olio. Infine, registriamo un rarissimo uso per via orale, a livello sia terapeutico che alimentare (anche qui prima consultare un medico!!).
I benefici, per quanto mai verificati oggettivamente con studi clinici sull’essere umano, degli olii essenziali, sono stati riscontrati sugli animali ed anche con esperimenti in vitro, e vanno dagli effetti antibiotici a quelli balsamici, da quelli controirritanti a quelli anestetici locali. Le problematiche sulle quali sono stati riscontrati tali benefici passano dalle infezioni cutanee a quelle delle vie respiratorie, dai gonfiori ai problemi reumatici, fino all’influenza (si pensi ai Fiori di Bach)
Gli effetti collaterali, come già accennato provocati per lo più dall’inesperienza di chi s’improvvisa “apprendista stregone” con troppa faciloneria, vanno dalla semplice irritazione fino a serie forme di intossicamento, ma possono essere comodamente evitati con la precauzione, più volte suggerita, di affidarsi ad un esperto ufficiale.