“Se l´ape scomparisse dalla faccia della terra, all´uomo non resterebbero che quattro anni di vita”,

Albert Einstein.

È perfino superfluo definire il rapporto tra l´ecologia e le notevoli implicazioni  che essa ha sulla salute e sul benessere dei cittadini. Basterebbe partire dalla sola definizione di ecologia: scienza che studia le relazioni tra gli esseri viventi e l’ambiente in cui vivono, con particolare riferimento all’influenza che le variazioni climatiche, ambientali ecc. (comprese quelle indotte dall’uomo) esercitano sull’uomo, sugli animali e sulle piante. Tuttavia spesso a una scienza che adotta metodi di indagine conoscitiva, frutto di uno studio articolato, comparato e multidisciplinare, ha fatto da contraltare una visione dell´ecologia come una sorta di religione laica tesa ad affermare un´idea naturista dell´esistenza con notevoli implicazioni nei vari movimenti giovanili, che dagli settanta in poi hanno fatto parte integrante della storia del costume. Forse proprio perché nel 1961 attraverso Andrewartha, uno dei grandi ecologi moderni, si affermò che l´ecologia è “lo studio scientifico della distribuzione e dell´abbondanza degli organismi”. Questa definizione fece presa sulle masse, sempre più alienate rispetto a quella ecologia naturale di impianto antico, che in realtà aveva già riconosciuto l´assoluta necessità dell´armonia tra l´uomo e il creato.

Senza nulla togliere all´importanza storica e culturale dei vari movimenti, che hanno contribuito a sensibilizzare la società su queste tematiche, si può certamente affermare che un approccio ecologico dell´uomo con il suo ambiente, è quanto di più naturale, antico e moderno si possa considerare, ovvero l´umanità si è sempre posta il problema di come stabilire nel modo migliore un rapporto con la natura e l´ambiente, in quanto l´uomo stesso è parte integrante dell´esistente. Invece la parola “ecologista” sembra voler suggerire l´attenzione ad uno stile di vita che invece dovrebbe essere (e lo è) patrimonio indiscusso di tutti. Le rivoluzioni industriali hanno però posto questo rapporto in una zona di criticità e le stesse politiche ecologiche sono spesso in aperta contraddizione fra loro, basti pensare alla controversa questione dei termovalorizzatori, osteggiata da non pochi ecologisti, con la dibattuta questione delle nanopolveri o polveri sottili. In realtà, come è stato efficacemente dimostrato, qualunque processo di combustione ha come effetto indesiderato la produzione di polveri che si caratterizzano in base alla loro dimensione. Le più piccole sono quelle più difficilmente catturabili e più pericolose dal punto di vista sanitario. Anche i processi di combustione dei rifiuti hanno come inevitabile risultato la produzione di polveri, da quelle più grandi a quelle di dimensioni tanto piccole da poter essere assimilate per alcuni comportamenti fisici a un gas. Rispetto ad altri processi di combustione, gli impianti di incenerimento sono stati dotati obbligatoriamente di sistemi di contenimento delle polveri sempre più efficaci. Questo perché, dagli anni ‘90 e a partire dalle direttive nordeuropee, i livelli autorizzati sono molto bassi.
Questi sistemi di abbattimento delle polveri, che non hanno invece applicazione in tutti gli altri processi di combustione, permettono di ridurre i quantitativi di polveri prodotte e intervengono efficacemente anche sulle polveri finissime, che sono state trattenute applicando tecnologie, oggi di largo impiego, come i sistemi di filtrazione a maniche. Tecnologie in costante miglioramento. Il fatto è che un certo movimento culturale invece di diffondere una coscienza ecologista ha prodotto una logica del contrasto dove la modernità è nemica di un´idea che vede un rapporto sano con la natura e l´ambiente. Questa constatazione trova proseliti specialmente nell´area mediterranea, e in primis purtroppo in Italia, dove peraltro gli abusi ambientali sono molti e di tutte le tipologie.
Esistono anche i trattamenti meccanico biologici (MBT), con i quali si intendono una serie di processi solo apparentemente simili, che hanno come scopo quello di intervenire sul rifiuto con processi di selezione e di modificazione per via biologica dello stato fisico chimico delle diverse componenti che lo compongono. Tali processi hanno come obiettivo la separazione di flussi di rifiuti da prevalente matrice biologica (ovvero biodegradabili) da flussi a prevalente matrice non biologica (ovvero non biodegradabili). Tale breve dissertazione sul trattamento dei rifiuti ha lo scopo di fornire un quadro di valutazione avvalendosi di dati reali e consultabili, consultando i dati che sono a disposizione dei ministeri o dei cittadini che ne facciano richiesta. Lo SCENIHR (Scientific Committee on Emerging and Newly Identified Health Risks) comitato scientifico UE che si occupa dei nuovi/futuri rischi per la salute, considera i motori a gasolio e le auto con catalizzatori freddi o danneggiati, i massimi responsabili della produzione di nanoparticelle e inquinamento. Lo
SCHER (Scientific Committee on Health and Environmental Risks, Comitato UE per i rischi per la salute e ambientali) afferma che le maggiori emissioni di polveri fini (questa la dicitura esatta usata, intendendo PM2,5) è data dagli scarichi dei veicoli, dalla combustione di carbone o legna, processi industriali ed altre combustioni di biomasse. I termovalizzatori hanno un ruolo del tutto ininfluente nel problema dimensionalmente rilevante delle polveri sottili e della tutela ambientale. Secondo i dati dell´APAT (Agenzia per la protezione dell´ambiente) riferiti al 2003, la produzione di PM10 in Italia deriverebbe: per il 49% dai trasporti; per il 27% dall´industria; per l´11% dal settore residenziale e terziario; per il 9% dal settore agricoltura e foreste; per il 4% dalla produzione di energia. Secondo uno studio del CSST su incarico dell´Automobile Club Italia, sul totale delle emissioni di PM10 in Italia il 29% deriverebbe dagli autoveicoli a gasolio, e in particolare l´8% dalle automobili in generale e l´1-2% dalle auto Euro3 ed Euro4. Questi dati sono assolutamente attendibili e non sono certo concordi con le più redditizie esigenze di una certa “old economy”.
Gli enti citati monitorizzano anche la qualità delle acque, dell´ambiente marino, in concorso con le Asl, i cui dati sono più attendibili di alcune associazioni indipendenti, le quali però giustamente contribuiscono ad una dialettica necessaria in uno stato moderno. E´ questo l´approccio ecologista sano, quello che non vede l´uomo come un pericolo per l´ambiente in quanto votato al progresso, ma invece proprio per questo in grado di interagire al meglio con le dinamiche dello sviluppo e del progresso, rispondendo su un piano culturale e di coscienza appropriato. E´ ovvio che maggiori sono le esigenze di promozione e sviluppo delle società complesse, e maggiore deve essere la coscienza civica che sta alla base di una buona cultura ecologista. Nell´era pre-industriale, naturalmente, le più basse condizioni di vita e di aspettativa sociale rendevano meno impellente la necessità di una sana e buona cura ambientale.
Riepilogando, c´è una serie numerosa di equivoci a proposito dei contenuti e degli scopi dell´ecologia. Bisogna infatti subito sfatare almeno due luoghi comuni:
  1. che l´ecologia si occupi di qualsiasi problema connesso con l´ambiente in cui l´uomo vive e in particolare dei problemi della tutela contro l´inquinamento idrico, atmosferico o da rifiuti solidi.
  2. che l´ecologia sia una scienza molto recente.
Ed è vero, perché secondo le definizioni già citate, bisogna affermare che l´ecologia sostanzialmente è una branca della biologia, ma ormai il termine è entrato nel lessico comune per designare anche tutte quelle azioni e studi tesi a riequilibrare in modo adeguato il rapporto tra uomo ed ecosistema, compresa una corretta informazione, non dogmatica e scevra di ideologismi, sempre più inadeguati a rispondere ai tempi moderni.
Chi si occupa quindi di ambiente ed ecologia in Italia, quali sono gli enti istituzionali? Ovviamente il Ministero per l´Ambiente, che vede anche il consorzio e la consulenza  di altri organismi regionali (Arpac e Arpacal, per esempio, per le acque). Recentemente sono nate alcune diatribe, oltre che inchieste della magistratura, le quali hanno determinato netti contrasti tra i dati di balneazione o la qualità dell´aria; contrasti che hanno coinvolto anche associazioni ambientaliste e consorzi privati. La tutela della salute dei cittadini e la qualità dell´ambiente non possono e non devono guardare ad interessi estemporanei, ma devono invece rivolgere lo sguardo al futuro. Una corretta cultura ecologista è quella che guarda alle criticità, non con il piglio della gogna mediatica, ma per sanare situazioni di pericolo o degrado, anche perché nascondere la realtà dei fatti significa anche privare il territorio di uno strumento necessario per una corretta programmazione economica, la quale è necessaria  a salvaguardare la salute dei cittadini, in quanto la tutela dell´ambiente non significa solo proteggere la qualità basica dell´aria o dell´acqua, ma anche la biodiversità del regno animale e vegetale.