La farmaceutica è definita come quel complesso di attività imprenditoriali, diffusive, industriali, atte a studiare, promuovere, diffondere e commercializzare i rimedi farmaceutici.
La farmaceutica confluisce nella farmacologia e nelle dinamiche distributive dei prodotti farmaceutici solo dal punto di vista economico, promozionale, variamente conoscitivo o della logistica, nonché per implicazioni giuridico-legali.

CENNI STORICI

La storia della farmaceutica, quindi dell’industria farmaceutica, è concomitante alla rivoluzione industriale anglosassone, e prima ancora ai grandi moti che hanno determinato la nascita delle classi sociali della borghesia e del proletariato.
In definitiva si cominciano ad affermare i primi gruppi industriali e di conseguenza si inizia a scindere la figura del farmacista, che fino a tutto l’800 è stato comunque e sempre un preparatore di rimedi e medicine.
Successivamente il progresso dell’industria farmaceutica determina due tipi di farmacisti, quelli che operano appunto nell’industria farmaceutica e altri che sono titolari di esercizi di distribuzione o vendita del farmaco. Bisogna però dire che il farmacista della moderna farmacia è un professionista completo, che svolge un ruolo di responsabilità, perché di fronte al bisogno e alla necessità che ruotano attorno a un farmaco sono molte le dinamiche, anche pericolose, che si possono innescare.
La nascita e lo sviluppo dell’industria farmaceutica ha determinato anche molte dinamiche diverse all’interno della stessa cultura industriale, nel senso che l’espansione dei grandi gruppi o semplicemente l’esportazione di un rimedio farmacologico sono aspetti che si sono tessuti con la cultura medica e sanitaria di un determinato luogo, occludendo, come nel caso del Giappone, il meglio della tradizione moderna con quella della tradizione olistica, pur rimanendo sostanzialmente separate.
Specificatamente nella tradizione italiana la nascita dell’industria farmaceutica è pedissequa ai grandi moti rivoluzionari d’Europa, ma ancor di più al sorgere dell’industria chimica e della chimica macromolecolare. La chimica macromolecolare nasce per merito del lavoro forte e appassionato di Hermann Staudinger, che fra il 1922 e il 1932 affermò con tenacia all´interno della comunità scientifica tedesca la nozione stessa di macromolecola. Nel 1926, in un grande simposio scientifico a Düsseldorf, i suoi studi vennero relegati a un ruolo marginale, tuttavia la grande industria aveva già avuto un occhio di riguardo per questi studi.
Come non mai l’industria farmaceutica e la storia della medicina sono debitrici di figure imprenditoriali, dirigenti, collaboratori, impiegati e dipendenti. Infatti non di rado molte resistenze nascono e si sviluppano nel mondo scientifico piuttosto che in altri ambiti anche attigui. In realtà scienza e umanesimo si fondono, e nelle migliori tradizioni sono facce di una stessa medaglia.
L´industria chimica in Italia si basa essenzialmente sul settore petrolchimico e farmaceutico.
Le prime industrie chimiche in Italia vengono fondate nella seconda metà dell’800: nascono l´ACNA (Azienda Coloranti Nazionali e Affini), a cui seguono la A. Menarini Industrie Farmaceutiche Riunite S.r.l. (1886, Napoli) e la Società Anonima delle Miniere di Montecatini due anni dopo.
Oggi l’Italia è sede di molte prestigiose industrie farmaceutiche, molte sono dislocate nel nord Italia, ma c’è una buona presenza anche nel centro, mentre nel sud si conosce un certo dinamismo nella ricerca e sperimentazione.

SCUOLE DI FORMAZIONE, UNIVERSITA’ E CORSI DI AGGIORNAMENTO

Questo è un settore della sanità e della formazione medica che presenta notevoli sfumature, infatti molte delle più importanti figure professionali in questo settore, vengono da formazioni piuttosto eterogenee, dalle aree umanistiche come da quelle economiche o scientifiche. Non di rado i migliori operatori del settore (industriali, manager, dirigenti, dipendenti) hanno una formazione molto varia, anche relativa alla sola scuola superiore, e poi hanno fatto formazione in azienda. Bisogna aggiungere però che spesso nel management si cercano persone laureate in discipline economiche, con master in gestione di strutture sanitarie pubbliche o private. E’ necessario ribadire che tali formazioni non sempre danno i risultati migliori, nel senso che, nel pubblico come nel privato, le migliori soluzioni sono quelle interne relative alla crescita aziendale dei dipendenti, i quali appunto vengono da percorsi accademici eterogenei. Naturalmente dove si cerca un profilo relativo alla sola gestione economica ed economico-amministrativa della struttura sanitaria o dell’industria farmaceutica è più opportuno orientarsi nella formazione in discipline economiche, ma non è una regola rigida, in quanto la casistica è molto ampia ed eterogenei sono anche i ruoli all’interno dell’industria farmaceutica, magari chi ha una formazione umanistica può comprendere meglio anche altri aspetti correlati alle dinamiche di lavoro o industriali.

Riguardo a ciò che è pertinente la formazione farmaceutica e la chimica farmaceutica l’accesso alla specializzazione è riservata ai laureati in Medicina e Chirurgia, oppure bisogna conseguire la laurea in Farmacia. Vi sono corsi specifici presso le università di Milano, Perugia, L´Aquila, Brescia, Pavia, Chieti, Udine, Torino, Firenze, Pisa, Napoli, Messina, Roma (La Sapienza, Tor vergata, Cattolica), Modena, Padova, Catanzaro, Cagliari, Catania, Bologna. Riguardo però espressamente alla chimica farmaceutica, non di rado lavorano nel settore laureati in chimica nei vari atenei.

Per diventare informatore farmaceutico ci vuole la laurea in Medicina, Farmacia, Biologia, Chimica con indirizzo organico o biologico, Chimica e Tecnologia Farmaceutiche, Medicina Veterinaria, Informazione Scientifica sul Farmaco.

Determinate università hanno attivato anche corsi di laurea specifici per informatori scientifici. E poi è necessario avere una buona disposizione ai rapporti interpersonali. E´ un lavoro di continuo contatto con medici e specialisti. Bisogna anche essere in grado di lavorare per obiettivi, avere una mentalità elastica e self control.

PRESENZA IN ITALIA ED EFFICACIA SULLA POPOLAZIONE

In Italia è molto diffusa la promozione del farmaco, esistono molti informatori scientifici, enti ed associazioni che si occupano di fornire adeguate indicazioni in merito ai farmaci, alle industrie farmaceutiche ed alla diffusione del farmaco nel territorio nazionale e internazionale. Federfarma e altri enti sono in prima linea nel fornire linee guida, informazioni e bandi.

Le possibilità di diventare informatore scientifico o di lavorare all´interno dell´industria farmaceutica sono così ampie da poter includere ogni area della formazione umana. Esistono tante opportunità quanto sono gli anelli della filiera.

Nel Belpaese esistono moltissimi enti, a cominciare dal Ministero della Salute e dall´Istituto Superiore di Sanità, che hanno opportuni rami amministrativi che si occupano di vigilanza sul farmaco e di controllo sulla regolarità e sicurezza di tutte le attività che ruotano intorno ad esso.  

TRATTATO DESCRITTIVO

Le dinamiche all’interno dell’industria farmaceutica sono estremamente ricche. Bisogna dire che l’industria farmaceutica, correlata necessariamente alla salute e al benessere, è uno dei principali business, senza dare a ciò una connotazione negativa: alimentazione e farmaceutica sono ai vertici, assieme a pochi altri settori, delle tradizioni industriali del mondo.
E’ spesso necessario che chiunque se ne occupi abbia una visione chiara della brevettabilità, delle dinamiche inerenti, dello sviluppo industriale – che ha delle diversità rispetto al concetto di sviluppo finanziario -, e conosca le dinamiche che si possono originare, differenti a seconda dei casi.
La brevettabilità ha a che fare con il concetto di molecola o con sottogruppi che in qualche modo abbiano delle proprietà specifiche. E’ un argomento al centro di dibattiti particolari, che bisogna conoscere bene, ma altrettanto bene bisogna essere al corrente di tutte le specifiche che sono pertinenti alla distribuzione, ruolo ricoperto da informatori scientifici che devono essere ben coordinati e motivati. Se chi propone un prodotto farmaceutico per primo non crede in questo stesso, non sarà in grado di trasmettere adeguata convinzione a medici ed enti. E’ necessario inoltre avere un buon istinto per il prodotto. Istinto che non è frutto del nulla, ma spesso si nutre di osservazioni della realtà, delle dinamiche di consumo e del costume della società, di tutti quegli aspetti apparentemente lontani, ma che in un certo modo influenzano l’opera di chi è “capitano d’industria”, dirigente o addetto al marketing piuttosto che alla distribuzione locale, per la quale sono pertinenti dei problemi specifici.
Normalmente una piccola o media impresa potrà puntare sulla qualità o sulla capacità di generare nel territorio quelle dinamiche che per una multinazionali sono difficili da attuare. Mediamente però la piccola e la media impresa sono aziende di un indotto che fa parte di grandi gruppi farmaceutici o in qualche modo legati ad essi, che fanno della qualità un discorso specifico relativo a certi composti e ad alcuni trattamenti.
La farmaceutica fattura oltre 12 miliardi di euro, occupa 70.000 addetti solo in Italia e determina valore aggiunto per 4 miliardi di euro. L’indotto farmaceutico riunisce i comparti della produzione di farmaci: tecnologie, materiali, sistemi e servizi per il processo e il confezionamento dei prodotti farmaceutici e parafarmaceutici. Produrre un farmaco significa determinare delle acquisizioni di materie prime ed eccipienti, nonché di macchine industriali specifiche, a loro volta realizzate da altre industrie dell’indotto.

La chimica farmaceutica invece è un settore della chimica che studia la sintesi delle sostanze di uso terapeutico, mettendole in relazione alla struttura chimica:

  • la dinamica d´azione;
  • le combinazioni struttura-attività;
  • la farmacocinetica, ovvero lo studio della diffusione del farmaco nel corpo umano e tutte le conseguenze principali, collaterali o marginali che produce.

Le sostanze che possono essere utilizzate per curare un malattia danno luogo a medicine, altrimenti si parla di sostanze biologicamente attive.

Iniziò però ad affermarsi nell´Ottocento, in concomitanza dello sviluppo della chimica organica, il boom economico e industriale di questo secolo segnò gli albori dell´industria farmaceutica, rappresentato soprattutto dalla Bayer in Germania.

La realtà della chimica combinatoria consente finalmente un rafforzamento della sintesi industriale robotizzata, utilizzando hardware e software molto specifici.