La Medicina Tropicale è quella branca della medicina che si occupa delle patologie che si riscontrano unicamente, o sono più diffuse, oppure sono più difficoltose da tenere sotto controllo, nelle regioni tropicali e subtropicali.

CENNI STORICI

La genesi dello studio delle malattie tropicali è legato soprattutto ad un piccolo Paese: la Scozia. Nomi come Manson, Ross e Bruce, forse sono meno noti dei connazionali Fleming e Livingston, ma è grazie la loro lavoro che milioni di vite sono state salvate, dando vita ad una disciplina che continua ancora oggi.
Padre della Medicina Tropicale” è riconosciuto universalmente Sir Patrick Manson, il primo presidente della RSTMH (Royal Society of Tropical Medicine and Hygiene). Lavorò come medico per molti anni in estremo Oriente (in Cina ed in seguito ad Hong Kong) e fu a  diretto contatto con una malattia ai suoi tempi ancora sconosciuta: la malaria, che era  considerata una vera piaga, sia per la popolazione locale, sia per gli europei abitanti del posto. Tornato a Londra, continuò le sue ricerche studiando campioni di sangue di marinai provenienti da tutto il mondo: arrivò alla svolta conclusiva che era la zanzara a trasmettere la malaria. La prima grande scoperta, nel mondo della medicina tropicale, era finalmente arrivata. Molti studiosi a Londra rimasero scettici e Manson non fu in grado di dimostrare fino in fondo la sua tesi dal momento che non ebbe modo di farsi arrivare, a Londra, delle zanzare-portatrici di malaria.
Un´altra tessera del mosaico fu fornita da un altro medico nato in India ma figlio di un soldato scozzese: Ronald Ross. Dopo la laurea in medicina, nel 1881 ritornò in India e passò i due decenni successivi a studiare la malaria. Basandosi sulle ipotesi di Manson, dimostrò il ciclo vitale del parassita della malaria, includendo la sua presenza nelle ghiandole salivari della zanzara. Per le sue scoperte, nel 1902, fu premiato con il Nobel in Medicina. Ross, in ogni caso non si fermò, ma si diede da fare per portare avanti un programma di prevenzione delle malattie in molte parti del mondo: Grecia, Cipro, Italia, Canale di Suez, Africa Occidentale. Nel 1909 fu “eletto” per essere degno sostituto di Manson alla RSTMH.
Mentre Manson e Ross erano intenti a compiere ricerche sulla malaria, un terzo medico scozzese, David Bruce, medico dell´esercito, ricercava in altre branche della medicina tropicale. Nel 1884 giunse a Malta  e trovò gli ospedali affollati di persone che soffrivano di un disturbo misterioso che sul luogo chiamavano Febbre di Malta. Due anni dopo riuscì ad individuare il batterio portatore della febbre e individuò che la fonte del contagio era il latte di capra.
Bruce, nel 1903, in seguito alla guerra anglo-boera, fu mandato in Uganda dove, al tempo, era in atto un´epidemia di Tripanosomiasi, la malattia del sonno. Eseguì diverse ricerche e si accorse che la mosca tse-tse era l´elemento di trasmissione, permettendone in questo modo lo sviluppo di trattamenti efficaci.
Sulle orme di questi tre fondatori della medicina tropicale arrivarono altri contributi significativi per la comprensione della malattie tropicali.
Tra questi si ricordano un epidemiologo Alexander John Haddow, che ha lavorò in Africa equatoriale dal 1940 al 1960, ricercando le cause ed i trattamenti per la febbre gialla e il cancro linfatico, e Sir Alexander Robertson, che diede il suo nome al centro di medicina tropicale veterinario, il quale è ora parte della famosa Royal (Dick) Vet School di Edimburgo.
La Scozia, ancora oggi, continua ad essere il Paese che mostra più importanza alla ricerca scientifica legata ad altri paesi.
Alison Blackwell e Sue Welburn, due entomologhe del Tropical Veterinary Centre, hanno sviluppato nuovi metodi di controllo degli insetti per continuare, alla maniera moderna, la campagna di Bruce contro la malattia del sonno.
Un approccio ancor più innovativo, nella battaglia contro la diffusione della malaria, è stato sperimentato dai ricercatori dell´Università di Biologia di Edimburgo: una pianificazione familiare per i parassiti. Questi adattano la loro produzione di maschi e femmine per garantire la loro diffusione. Comprendendo come sia pianificata la famiglia, si vuole trovare il modo per frenare la diffusione della malaria.

SCUOLE DI FORMAZIONE, UNIVERSITA´ E CORSI DI AGGIORNAMENTO

La formazione di un futuro medico specializzato in Medicina Tropicale varia tra i vari paesi. La maggior parte di questi però addestra i suoi studiosi in Istituti di Medicina Tropicale.
In Italia, in seguito alla laurea in Medicina e Chirurgia e il diploma di abilitazione all’esercizio professionale, è possibile seguire una scuola di specializzazione della durata di quattro anni consultabile online il sito http://scuole-specializzazione.miur.it/home/home_scuola.php

Al termine del percorso di studio lo specialista in medicina tropicale potrà operare sia nell’ambito del sistema sanitario nazionale in unità operative di malattie infettive, (equipollenza con la specializzazione in malattie infettive) sia in aree tropicali con progetti coordinati di organizzazioni sanitarie governative e non governative.
Per quanto invece riguarda i corsi di aggiornamento in tutte le regioni italiane, sono tenuti corsi di aggiornamento ECM ( Educazione Continua in Medicina) per medici ed esperti del settore, come biologi, chimici, assistenti sanitari ed altre professioni affini, consultabili on line dal sito http://www.corsiecm.com/

DIFFUSIONE IN ITALIA ED EFFICACIA SULLA POPOLAZIONE

In Italia, alla fine degli anni ’70, l’opinione generale iniziò a preoccuparsi per il ritorno di qualche caso di malaria, malattia che da molto tempo era stata sradicata del nostro Paese. Gli episodi furono seguiti da misteriose infezioni alla pelle, epatiti improvvise ed impreviste.
Proprio in quel periodo i viaggi iniziavano ad assumere un nuovo volto: gli italiani erano motivati a conoscere altri luoghi, animati, in primo luogo, dal piacere di viaggiare e  secondariamente da motivazioni di lavoro o per la ricerca di nuovi mercati nell’import-export.
La Medicina Tropicale in Italia nacque in questo modo: da una situazione di confinamento a rari casi di malattie contagiose, studiati da ricercatori d’élite, oggi, insieme alle malattie infettive, costituisce un importantissimo settore delle specializzazioni universitarie.
Attualmente gli specialisti sono disponibili nei laboratori specifici del settore, diffusissimi in tutte le regioni italiane, per educare le persone sulle malattie tropicali e a dare informazioni sulle zone a rischio, i metodi di precauzione, i vaccini e le profilassi, prima e dopo il soggiorno.

TRATTATO DESCRITTIVO

Molte infezioni e infestazioni, classificate solitamente come malattie tropicali, sono diffuse e persistenti anche in alcuni Paesi situati in aree temperate o, addirittura, fredde. Alcuni esempi di queste patologie possono essere: la lebbra, il colera, la malaria e la poliomielite.
La maggior parte di queste malattie sono state controllate o persino eliminate dai Paesi cosiddetti sviluppati, come segnale della crescita di sicurezza, alimentazione, sanità ed igiene personale. Nonostante i traguardi raggiunti, queste Nazioni, non hanno mai tagliato completamente i rapporti con questo tipo di problematiche, continuando in questo senso moltissime ricerche, contribuendo all´introduzione di terapie e cure per guarire da malattie tropicali, seguitando il naturale percorso dell´Umanità si avventura e scoperta verso nuovi mondi.
Uno dei fattori che conduce, sicuramente, a portare avanti questo tipo di discorso, è l´interesse per il viaggio. Da quando gli uomini delle aree “civilizzate” della terra, presero coscienza della presenza di altre civiltà, più o meno lontane da loro, fu un bisogno quello di partire e conoscere il mondo. Il viaggio, grande strumento di conoscenza e un grande motore del progresso, è divenuto anche un piacere, ed è stata proprio questa la scintilla che ancora oggi spinge moltissime persone, anche non medici ed addetti ai lavori, ad informarsi, studiare e a ricercare prima di partire, seguendo, non solo i propri sentimenti ed aspirazione, ma anche le giuste precauzioni e misure da prendere nel caso si venisse a contatto con qualcosa di sconosciuto (sia esso un cibo, una festa tradizionale o, nel peggiore dei casi, una malattia) e farsi trovare impreparati ad affrontarlo.
Ritornando nello specifico settore della medicina tropicale, vi sono dei procedimenti molto utili da seguire per non imbattersi completamente impreparati e sprovveduti in malattie, infezioni ed intossicazioni per noi non molto frequenti, e munirsi di giuste precauzioni per affrontarle nel modo migliore qualora ne venissimo a contatto.
Innanzitutto sarebbe opportuno, prima della partenza per un viaggio, consultare un medico specializzato e chiedere quali accortezze adoperare in base alla zone di destinazione, al tipo e alla durata del viaggio e alle caratteristiche individuali, come condizioni di partenza o fattori di rischio oppure eventuali patologie. L´ educazione comportamentale del viaggiatore,  inoltre,  per prevenire specifiche malattie riguarda, in generale, diversi consigli: sulla scelta di cibi e bevande, per ridurre il rischio di essere punti o morsi da insetti, come comportarsi in caso di temperature molto calde o molto fredde ed evitare malattie a trasmissione sessuale.

Analizziamo ora quali sono le modalità di infezione della maggior parte delle patologie di cui si occupa la medicina tropicale:

Infezione da Vettore
Insetti come le zanzare, moscerini, mosche, cimici, zecche, oltre a causare pruriti fastidiosi, possono anche essere vettori, ossia portatori, di malattie.
Nessun farmaco o vaccino è in grado di garantire una protezione totale dal rischio di contrarre malattie trasmesse da insetti come la malaria, Dengue, encefalite giapponese.
Prendere precauzioni ed usare mezzi di difesa contro la zanzara, riduce del 90% il rischio di essere infettati dalla malaria. Repellenti anti-zanzare, indossare abiti chiari con maniche lunghe e pantaloni lunghi, pesticidi per vestiti, zanzariere attorno al letto dove possibile, aria condizionata, limitare le attività nelle ore notturne, sono tutti fattori che rendono più difficoltosa la capacità delle zanzare di provocare punture.

Infezioni da Alimenti
In paesi dove il livello igienico (degli alimenti e dell´approvvigionamento idrico) è molto basso, si possono trasmettere diverse infezioni intestinali e non, tramite alimenti e bevande contaminate. Il disturbo più frequente è la diarrea del viaggiatore, ma altre infezioni si possono contrarre anche successivamente al consumo di alimenti o bevande contaminate come la febbre tifoidea (tifo), tramite verdura e frutti di mare, la brucellosi, dal latte e i suoi derivati e l´epatite A, dall´acqua, dai frutti di mare e dalla verdura. Solo alcune di queste possono essere vaccinate perciò la prudenza e il buon senso devono sempre accompagnare ogni scelta alimentare. È consigliabile quindi evitare vegetali crudi, prodotti del terreno e frutta che non si possa sbucciare, a meno che non si è sicuri della pulizia, carne e pesci e frutti di mare, uova crudi, latte non pastorizzato. Meglio usare bevande o acqua (anche per lavarsi denti) imbottigliate, non usare ghiaccio.

Infezioni da Animali
Evitare il contatto con animali è molto prudente per evitare la possibilità di trasmissione di infezioni gravi come la rabbia. È bene quindi astenersi da contatti con cani randagi, pipistrelli, volpi, sciacalli, roditori. In caso di esposizione, pulire le ferite o le irritazioni con acqua corrente per almeno cinque minuti, applicare un antisettico e cercare il prima possibile assistenza medica.

Infezioni da Contatto con Sangue o Siringhe
In molti paesi, anche semplicemente per ragioni economiche, non vengono rispettate le più elementari norme di igiene. Infezioni come l´epatite B e C,  AIDS e la Sifilide possono essere anche trasmesse attraverso il contatto con sangue o strumenti contaminati. Serve estrema prudenza, pertanto, prima di sottoporsi ad iniezioni, interventi chirurgici, trasfusioni, a meno che non si sia certi della sterilizzazione degli strumenti. È consigliabile,  in ogni caso, evitare di farsi piercing o tatuaggi o sottoporsi ad agopuntura.

Infezioni trasmesse per Via Sessuale
Durante incontri occasionali, durante il rapporto sessuale, è possibile la trasmissione di malattie, conosciute come le Malattie Sessualmente Trasmesse (MST), come l´AIDS, Epatite B e C, Herpes Genitale, Sifilide, di cui alcune diffuse anche nel nostro paese. Esse possono manifestarsi anche dopo più di un anno dopo il contagio e anche se non mostrano sintomi (a volte), il soggetto infettato può continuare a trasmetterle essendo portatore del virus. Il consiglio più sicuro, pertanto, è evitare rapporti occasionali. Tuttavia il preservativo (molto più sicuro se si usa dall´inizio del rapporto) è un´ottima protezione, ma non assoluta, evitando di lasciarlo al sole (potrebbe danneggiarsi); non usare sostanze oleose per la lubrificazione ed è bene ricordare che alcool e droghe, disinibendo, possono indurre a dimenticare le precauzioni.

È doveroso ora passare in rassegna le malattie più diffuse e più facilmente trasmissibili nelle zone tropicali e sub-tropicali.

Malaria
Malattia infettiva (detta anche paludismo) causata nell´uomo, è una parassitosi, ossia una malattia causata da parassiti di ben quattro specie diverse. Viene trasmessa all´uomo tramite la zanzara femmina del genere Anopheles, diffuso in tutti i continenti, che, solitamente pungono nel periodo che va dal tramonto all´alba.
Il rischio di contrarre la malattia è soprattutto nelle regioni africane e nel sud est asiatico, tuttavia, all´interno dei singoli paesi la diffusione della malattia non è uniforme. Anche chi ha già avuto in precedenza la malaria, potrebbe contrarla di nuovo.
Dopo la puntura infettante i parassiti si sviluppano nel fegato umano senza provocare alcun sintomo: questo è il periodo denominato incubazione, di periodo variabile (dai sei giorni ad alcuni mesi) a seconda della specie e dei ceppi. Passato questo periodo, i parassiti raggiungono i globuli rossi. In questa fase sopraggiungono i sintomi.
Febbre e brividi, mal di testa, vomito e dolori addominali sono i segnali della malattia, fino ai più gravi alterazioni di coscienza, coma, ittero, emorragie, insufficienza renale o respiratoria.
La malaria richiede una diagnosi ed un trattamento tempestivi: si può diagnosticare solamente attraverso un esame del sangue, qualora questo non sia possibile in tempi brevi, può risultare prudente effettuare un trattamento sulla base del sospetto infezione, prescritto da un medico esperto.
I metodi per proteggersi dall´infezione sono essenzialmente due: la protezione nei confronti del vettore (protezione dalle zanzare), la pietra miliare per la protezione dalla malaria, e   la chemioprofilassi (uso di antibiotici per prevenire infezioni). Non esiste, in ogni caso, una profilassi farmacologica che protegga completamente dal rischio di infezione, tuttavia,  la maggior parte dei casi di malaria si verifica infatti in soggetti che non hanno fatto una  efficace chemioprofilassi o non hanno assunto farmaci del tutto. La scelta del farmaco deve tenere conto della distribuzione geografica della malattia, della specie di parassiti e lo schema della profilassi può variare dall´età, malattie concomitanti, località di destinazione, durata e modalità del soggiorno del viaggiatore.
Il farmaco più largamente usato con ottimi risultati è la Meflochina. La sua efficacia supera il 90% dei casi. Prendendola una volta a settimana può fornire una protezione nella maggior parte delle zone a rischio. Nell´ 85% dei casi non vi sono effetti collaterali, la restante percentuale ha registrato vertigini, mal di testa facilmente guaribili. In ogni caso, quasi tutti i sintomi si manifestano già dopo le prime dosi. Per verificare la tolleranza al farmaco (ed eventualmente stabilire un regime alternativo) è possibile anticipare l´assunzione due o tre settimane prima della partenza, per valutare la sopportabilità in condizioni ottimali e non di stress. Importante è non assumere alcolici nelle 24 ore che precedono e seguono la somministrazione del farmaco che non è indicato in gravidanza, tuttavia non sono stati segnalati eventi avversi anche quando assunto durante il primo trimestre.

Epatite A

Malattia virale provocata dal virus HAV. Essa è diffusa in diverse zone tropicali con aree di iperepidemia (aree ad alta concentrazione del virus), come l’Africa, il sud est asiatico e l’America latina, dove l’igiene degli alimenti e le strutture di approvvigionamento idrico sono scarsi. Il virus può essere trasmesso per bocca o tramite le feci di persone infette che, contaminando l’acqua, gli alimenti, contagiano nuovi individui.
Nella maggior parte dei casi non si presentano sintomi (specialmente quando la malattia è acquisita dall’infanzia), ma nelle forme più gravi, potrebbe verificarsi l’ittero. Il periodo di incubazione è di circa un mese. Gli inizi registrano sintomi influenzali come nausea, vomito, nelle forme più acute anche dolori al fegato, ittero e urine scure.
Per evitare l’epatite A è bene rispettare le norme del buon senso applicate all’igiene alimentare: igiene personale prima dei pasti, cottura dei cibi e bollitura dell’acqua sono quelle basilari.
Il vaccino è efficace e sicuro, garantendo un’immunità duratura. È caldamente raccomandato ai portatori di altri virus epatici come l’HBV e l’HCV.

Epatite B
Malattia virale causata dal virus HBV. Essa è diffusa in diverse zone tropicali con aree di iperepidemia,  come l’Africa sub-sahariana, il Medio Oriente, il bacino delle Amazzoni ed il sud est asiatico. Il virus può essere trasmesso in vari modi: trasfusioni di sangue incontrollate e trapianti d’organi in strutture con scarse condizioni igieniche, rapporti sessuali non protetti, scambio di siringhe infette, o di aghi contaminati nei centri di tatuaggi, piercing e agopuntura. Nei paesi dove il virus è endemico (persistente e molto diffuso), si trasmette anche di madre in figlio.
La patologia può verificarsi da forme asintomatiche a forme più gravi con ittero. Il periodo di incubazione va da uno a sei mesi e gli inizi registrano sintomi influenzali come nausea, vomito, nelle forme più acute anche dolori al fegato, ittero e urine scure.
È possibile verificare una cronicizzazione della malattia nel 10% dei casi (si può non guarire del tutto), in cui aumentano le possibilità di degenerazione in forme di cirrosi ed epatocarcinomi (tumori del fegato).
Per evitare di contrarre l’epatite B è prudente soprattutto usare il preservativo nei rapporti sessuali occasionali (anche nel nostro paese).
Il vaccino è efficace e sicuro, garantendo un’immunità duratura. È caldamente raccomandato ai viaggiatori diretti in aree di alta diffusione del virus e anche per tutti gli addetti in strutture sanitarie. Esiste anche un vaccino che associa l’epatite A e la B.

Poliomielite
Malattia virale causata da tre tipi di siero delle famiglie degli enterovirus che attaccano il sistema nervoso centrale, con precisione, il midollo. Il virus può essere trasmesso per bocca o tramite le feci di persone infette che, contaminando l’acqua, gli alimenti, contagiano nuovi individui. In quasi tutte le nazioni europee, grazie a vaccinazioni di massa, la malattia è completamente scomparsa. Al giorno d’oggi sono regioni libere dalla poliomielite: l’Europa (le zone mediorientali e alcune ex-repubbliche sovietiche sono ancora a rischio), le Americhe, il Pacifico Occidentale, il Mediterraneo Orientale (incluso il Pakistan), nel sud-est asiatico (il paese ancora oggi più a rischio è l’India), mentre in Africa la copertura vaccinale più alta è registrata nelle zone orientali, la più bassa quella centrale. Il periodo di incubazione della malattia può variare da pochi giorni fino a tre settimane. Gli inizi registrano sintomi influenzali (nausea, vomito, diarrea febbrile). In un caso su mille si verifica una sofferenza del midollo spinale che nei casi più gravi causa una paralisi con gravi conseguenze; questa forma si instaura nel contesto di una forma febbrile associata a diarrea. Le paralisi che compaiono durante il periodo febbrile sono accompagnate da dolori muscolari (mialgie), abolizione dei riflessi fino alla scomparsa della massa muscolare stessa (amiotrofia); in seguito anche la muscolatura respiratoria può venire coinvolta causando il rischio di vita e necessità di rianimazione respiratoria.
Il vaccino è efficace e sicuro, garantendo un’immunità duratura. È caldamente raccomandato ai viaggiatori diretti in aree della fascia tropicale.

Rabbia
Malattia virale causata da una famiglia di virus chiamata Rhabdoviridae, che l’uomo può contrarre da animali infetti. Quali sono gli animali che trasmettono il virus dipende dai paesi: per quelli industrializzati, sono gli animali selvatici i portatori, per quelli in via di sviluppo, dove la rabbia canina è molto comune, basta un semplice morso di cane. La malattia è diffusa in varie zone tranne che in alcuni paesi (Giappone, Carabi) e continenti insulari, come l’Australia e la Nuova Zelanda.
Il periodo di incubazione, prima di provocare un’encefalite (che potrebbe risultare anche fatale), può variare da pochi giorni a molti anni. I sintomi, dapprima, non specifici, si sviluppano in seguito sottoforma di alterazioni cognitive e della sensibilità e dolore nella zona ove si è stati morsi. In un massimo di dieci giorni, la rabbia si manifesta completamente nelle forme di rabbia furiosa, caratterizzata da idrofobia, agitazione e delirio, e rabbia paralitica.
Il vaccino è efficace e sicuro, garantendo un’immunità (valida dopo tre iniezioni) per due o tre anni. È caldamente raccomandato ai veterinari, speleologi e a tutti coloro che svolgono professioni esposte al virus.
In caso di morsicatura i primi provvedimenti da prendere sono: lavare la ferita con abbondante acqua e detergenti, disinfettare con iodio, iniziare una immunizzazione passiva (con immunoglobuline specifiche) ed in seguito una attiva (vaccino).

Meningite  Meningococcica
Malattia batterica causata dalla Neisseria Meningitidis. Essa è diffusa in diverse zone tropicali con aree di iperepidemia (aree ad alta concentrazione del virus), come l’ Africa, (dove è presente la cosiddetta “fascia della meningite”) e l’America latina. Il batterio può essere trasmesso per contatto diretto aereo attraverso piccole gocce di saliva. Le situazioni affollate favoriscono molto tale contatto.
Il periodo di incubazione dura circa tre giorni. Inizialmente i sintomi sono quelli della febbre e del mal di testa, ma potrebbero verificarsi anche disorientamento, alterazioni dello stato di coscienza e coma. Potrebbe essere una patologia letale per questo è considerata un’emergenza medica.
Il vaccino a disposizione è costituito dall’antigene capsulare dei batteri (gli zuccheri della capsula cellulare batterica spesso sono necessari per la vaccinazione). La sua efficacia è duratura per cinque anni negli individui adulti. Il vaccino è caldamente consigliato a chi si stabilisce nelle aree dove il batterio è più diffuso e persistente o che hanno contatti diretti stretti con la popolazione locale. In caso di epidemia o contatto con individui affetti, è possibile seguire una chemioprofilassi a base di  rifampicina.

Febbre Gialla
Malattia virale causata dalla trasmissione di un virus, appartenente alla famiglia dei Flaviviridae, da parte della zanzara Aedes. È diffusa in Africa sub-sahariana e in America Latina. A seconda dell’epidemia, la malattia può manifestarsi in due diverse modalità: se proviene dalle foreste,  le scimmie la trasmettono all’uomo (situazione più diffusa in America del sud, lungo i bacini dei fiumi), altrimenti, nelle città, il virus viene trasmesso da uomo a uomo, causato dalla puntura dell’Aedes (più frequente in Africa).La malattia potrebbe manifestarsi da forme lievi a gravi con emorragie ed una letalità del 50%.
Il periodo di incubazione è di sei giorni al massimo. Gli inizi sono caratterizzati da febbre, mal di testa, dolori muscolari. In seguito, la fase di intossicazione, presenta emorragie cutanee e digestive, ittero, insufficienza renale e shok.
Il vaccino 17D, in grado di prevenire la febbre gialla, è costituito dal virus attenuato. Con una sola dose l’efficacia dura dieci anni. È controindicato per le donne incinte.

Febbre Tifoide

Malattie batteriche causata da Salmonella typhi e paratyphi (A e B). Il virus può essere trasmesso per bocca o tramite le feci di persone infette che, contaminando l’acqua, gli alimenti, contagiano nuovi individui. Essa è diffusa in diverse zone tropicali con aree di iperepidemia (aree ad alta concentrazione del virus), come l’Africa, il sud est asiatico e l’America latina, dove l’igiene degli alimenti e le strutture di approvvigionamento idrico sono scarsi. Gli alimenti più a rischio per la trasmissione del virus sono i vegetali non lavati accuratamente e i frutti di mare.
Il periodo di incubazione va dai dieci ai venti giorni. Agli inizi la malattia è segnata da febbre e brividi, costipazione, tosse e ingrandimento della milza.
Per evitare tifo e paratifo è bene rispettare le norme del buon senso applicate all’igiene alimentare: igiene personale prima dei pasti, cottura dei cibi e bollitura dell’acqua sono quelle basilari.
Vi sono due vaccini ognuno dall’efficacia di tre anni.

Colera
Malattia batterica causata dal Vibrio cholerae, un vibrione che, infestando le acque attaccandosi alle alghe e a piccoli crostacei, viene trasmesso all’uomo attraverso acqua e cibo contaminati. Il batterio può essere trasmesso per bocca o tramite le feci di persone infette che, contaminando l’acqua, gli alimenti, contagiano nuovi individui. Il vibrione può sopravvivere anche fino a due settimane. Le aree in cui la malattia è più diffusa sono: quasi tutti gli stati dell’Africa subsahariana, il sud America, il Medio Oriente e il sud est asiatico.
La diarrea acquosa è il sintomo tipico del colera. La malattia può manifestarsi in forme più o  meno gravi fino a causare una disidratazione estrema da rischio di morte. Gli inizi sono tremendi: il vomito in genere precede la diarrea.
Per evitare il colera è bene rispettare le norme del buon senso applicate all’igiene alimentare: igiene personale prima dei pasti, cottura dei cibi e bollitura dell’acqua sono  sufficienti ad eliminare il batterio.
La reidratazione è la base del trattamento ed anche gli antibiotici riducono i sintomi e la durata della malattia. Il rischio di contrarre il colera nei viaggiatori è comunque molto basso.

Tubercolosi
Malattia batterica causata dal Mycobacterium tubercolosis, diffuso in più aree, anche nei paesi industrializzati. La frequenza dell’esposizione e la sua durata costituiscono il fattore di rischio (aumenta per i viaggiatori che soggiornano lunghi periodi e a stretto contatto con le persone delle regioni dove è maggiormente diffusa).
L’eventualità di contrarre la tubercolosi è comunque molto bassa e le vaccinazioni o la chemioprofilassi, al momento, non sono ancora appurate poiché i benefici potenziali sono superati dagli effetti collaterali. Esiste un test tubercolinico ma è di difficile interpretazione e dovrebbe riservarsi, in ogni caso, a chi risiede per lunghi periodi in regioni dove il batterio è molto diffuso e che rimane a stretto contatto con la popolazione locale.