La radioterapia è un trattamento che utilizza le radiazioni ionizzanti per curare diverse malattie, in particolare i tumori maligni.
Le radiazioni ionizzanti sono onde elettromagnetiche o particelle corpuscolari cariche di una energia fisica in grado di danneggiare le cellule neoplastiche; tali cellule, colpite e danneggiate, vanno incontro a morte e sono successivamente eliminate dall’organismo. La radioterapia deve essere tecnologicamente mirata e programmata per colpire le cellule neoplastiche; deve essere evitata, per quanto possibile, l’irradiazione delle cellule sane.
Per facilitare il recupero del danno creato sulle cellule sane e, quindi, per rendere meno evidenti gli effetti collaterali, la radioterapia viene somministrata in multiple dosi (o frazioni) erogate in un tempo variabile compreso da 1 giorno a 7-8 settimane.
CENNI STORICI
La nascita della radioterapia, disciplina clinica che si serve delle radiazioni ionizzanti per la cura dei tumori, è stata resa possibile da tre scoperte fondamentali avvenute poco più di 100 anni fa per merito di W.C. Roentgen (1895), H. Becquerel (1896) e M. e P. Curie nel 1898.
Questi scienziati, che per le loro ricerche conseguirono il premio Nobel, scoprirono i raggi X e la radioattività naturale; sul loro sviluppo sono fondate la moderna radioterapia a fasci esterni e la brachiterapia, che utilizza le radiazioni emesse da particolari sorgenti poste “vicino” alla lesione da curare.
Occorrono 50 anni di tumultuosi progressi scientifici nel campo delle radiazioni e delle loro applicazioni mediche per arrivare alla moderna radioterapia che si serve oggi delle alte energie dei fasci di radiazioni ionizzanti, meno lesive e più efficaci.
In Canada, all´inizio degli anni ´50, diviene disponibile un apparecchio che sfrutta la radioattività emessa dal Cobalto 60,  isotopo radioattivo con tempo di dimezzamento di circa 5 anni, che emette raggi gamma di 1.25 MeV.
Negli stessi anni si lavora ad una macchina che possa produrre raggi x ad alta energia senza l´uso di sostanze radioattive e nel 1953 la Brown Boveri Co. In Svizzera disegna la prima macchina acceleratrice di elettroni su un´orbita circolare, con energia di 31 MeV per uso radioterapico.
Questa macchina fu installata nella metà degli anni ´50 a Zurigo, ad Oslo e negli anni 60 in Italia a Firenze, Milano e Roma.
L´acceleratore lineare, dove gli elettroni vengono accelerati su traiettoria lineare, entra nell´uso clinico alla fine degli anni 60 e nella decade 1970-1980, numerose macchine definite appunto acceleratori lineari o linac sono a disposizione per uso medico nei centri più importanti degli Stati Uniti e d´Europa.
Negli ultimi 20 anni del secolo XX lo sviluppo tecnologico in campo radioterapico è stato enorme e molto rapido, potendosi avvalere anche dell´ausilio dell´informatica.
Parallelamente alla radioterapia a fasci esterni anche la brachiterapia fa grandi passi in avanti: si ricercano radioisotopi in sostituzione del radium e modalità di trattamento che offrano maggiore protezione per il paziente e l´operatore. Nascono così tecniche, prima manuali e poi meccaniche, di inserimento da lontano delle sorgenti sia a contatto che all´interno dell´organo da curare.

SCUOLE DI FORMAZIONE, UNIVERSITA´ E CORSI DI AGGIORNAMENTO

Il Medico Radioterapista è un oncologo (ossia un medico professionalmente dedicato alla cura dei tumori) specializzato nell’utilizzazione delle radiazioni ionizzanti a scopo terapeutico; nel suo corso di specializzazione ha ricevuto una preparazione sia sulla biologia e sulla clinica dei tumori sia sulla fisica delle radiazioni. Il radioterapista valuta la situazione clinica dei pazienti, stabilisce la strategia terapeutica globale per il singolo paziente in collaborazione con gli Specialisti delle altre discipline (Chirurgo, Oncologo Medico, ecc), indica l’opportunità di un trattamento radiante, stabilendone le modalità di esecuzione e curandone la programmazione. Effettuando visite periodiche, valuta l’efficacia del trattamento, la comparsa di effetti collaterali ed imposta la terapia di supporto necessaria.

Le principali università in cui è possibile specializzarsi in radioterapia sono:
Bologna, Catanzaro, Novara, Milano, Chieti, Messina, Palermo, Padova, Napoli, Firenze, Perugia.
L’Esperto in Fisica Medica è un laureato in Fisica, esperto sulle caratteristiche delle radiazioni e delle apparecchiature che le producono. Elabora il piano di trattamento per il singolo paziente in collaborazione con il Medico, sulla base delle indicazioni cliniche e volumetriche fornite; egli verifica inoltre l’adeguato funzionamento delle apparecchiature (controllo di qualità delle attrezzature radioterapiche).
Il Tecnico di Radioterapia, laureato in Tecniche di Radiologia Medica, è responsabile dell’esecuzione dei trattamenti in base alle indicazioni del Medico (Oncologo Radioterapista) e del Fisico, ha il compito anche di organizzare il flusso quotidiano dei pazienti in corso di radioterapia. Partecipa anche alle procedure preparatorie al trattamento radiante collaborando con il Medico ed il Fisico.
Queste tre figure professionali collaborano insieme al fine di una corretta terapia e sono indispensabili per una buona riuscita dei trattamenti.

PRESENZA IN ITALIA ED EFFICACIA SULLA POPOLAZIONE

Il censimento dei centri di radioterapia oncologica attivi sul territorio nazionale ha evidenziato la presenza di ben 150 strutture distribuite nell’intera Penisola. Si tratta del secondo censimento effettuato dall’AIRO (Associazione Italiana Radioterapia Oncologica). Dai dati raccolti emerge  che sono 150 i centri di radioterapia in Italia, distribuiti in modo omogeneo, 120.000 pazienti trattati (20 per cento in più) su 260.000 nuovi casi di tumore diagnosticati in un anno, un parco tecnologico sempre più avanzato che ha superato il divario tra Nord e Sud, e l’ulteriore miglioramento delle strutture radioterapiche ha avvicinato l’Italia agli standard qualitativi della Germania, del Belgio, dell’Olanda e della Gran Bretagna.
Dai dati raccolti emerge una positiva diminuzione del divario esistente tra Nord e Sud Italia per quanto concerne i centri attrezzati per la radioterapia oncologica.
Delle 150 strutture dislocate sul territorio nazionale, 68 si trovano al Nord, 38 al Centro e 44 al Sud e nelle Isole.
Tra tutte, la Lombardia appare la regione più all’avanguardia nel campo, sia per quanto concerne i macchinari, sia per il numero di centri, 25 in tutto.
Seguono la Campania a 17 e il Lazio a 15.
Per quanto riguarda, invece, il Sud, le moderne tecniche rimangono appannaggio di poche realtà, concentrate soprattutto in Campania e Sicilia.
Dato preoccupante emerso nel corso del Congresso dell’AIRO è però che molte delle macchine utilizzate per effettuare la radioterapia, in una percentuale del 25-30%, sono vecchie e andrebbero sostituite con macchinari più moderni. La radioterapia ha, infatti un ruolo di primo piano nel trattamento di alcune patologie tumorali e la tecnologia sempre più avanzata dei nuovi macchinari è fondamentale per ottenere i migliori risultati con bassi effetti di tossicità sulle cellule sane.

TRATTATO DESCRITTIVO

La Radioterapia è nata circa un secolo fa in seguito alla scoperta dei raggi X e dei fenomeni legati alla radioattività. Essa  consiste nella somministrazione accurata di precise dosi di radiazioni per la cura di alcune malattie, in particolare dei tumori.
È un trattamento localizzato, indolore, che nella maggior parte dei casi coinvolge aree ben delimitate dell´organismo. L’alta energia utilizzata, molto più elevata di quella che si usa per le normali radiografie, porta a morte le cellule tumorali, impedendone così la fase di crescita, ma determina anche effetti collaterali a danno dei tessuti sani vicini alla zona da irradiare. Tale danno, la cui entità dipende dalla sede sui cui sono dirette le radiazioni è, nella maggioranza dei casi, temporaneo.
Le radiazioni non sono altro che una particolare forma di energia. In Radioterapia vengono utilizzate radiazioni di elevata energia, chiamate radiazioni ionizzanti (raggi X, elettroni, protoni, neutroni, ecc.), in grado di danneggiare le cellule localizzate a livello dell´area interessata dal trattamento.
La Radioterapia in generale può avere i seguenti obiettivi:
– intento radicale con l’obiettivo di distruggere tutte le cellule tumorali per ottenere remissione completa della malattia;
– intento preoperatorio per ridurre al minimo le dimensioni del tumore al fine di consentire un intervento chirurgico;
– intento adiuvante per ridurre la possibilità che il tumore si ripresenti (recidiva) dopo un intervento chirurgico o dopo la chemioterapia.  In questo caso la radioterapia viene somministrata in assenza di malattia visibile ;
– intento palliativo o sintomatico per il controllo di eventuali sintomi quali il dolore o altri legati alla patologia neoplastica.
Le modalità con cui viene effettuato il trattamento radioterapico variano in funzione di diversi fattori, tra cui il tipo, le dimensioni e la sede del bersaglio, le condizioni generali del paziente e gli obiettivi del trattamento stesso. Per tale motivo esistono piani di trattamento personalizzati diversi da paziente a paziente.
Le modalità più diffuse di applicazione dei raggi X a scopo terapeutico sono sostanzialmente due, ossia:
1. la radioterapia esterna che consiste nell’irradiare la zona interessata dall’esterno, utilizzando come sorgente di radiazioni una macchina chiamata acceleratore lineare, posta all’esterno del corpo del paziente;
2. la brachiterapia, che significa “terapia da vicino” e consiste nel portare la sostanza radioattiva nelle vicinanze del tessuto da sottoporre al trattamento. In questo caso la sorgente radioattiva è posta a diretto contatto con il bersaglio.
In alcuni casi viene eseguita un’irradiazione corporea totale: si tratta di una metodica poco diffusa che si attua sui pazienti che devono essere sottoposti a trapianto di midollo osseo o di cellule staminali, ad esempio nelle leucemie o nei linfomi. Lo scopo principale dell’irradiazione corporea totale è distruggere le cellule del midollo osseo allo scopo di rimuovere ogni traccia di cellule neoplastiche. La dose di radiazioni può essere somministrata su tutto il corpo in un´unica seduta, oppure in un certo numero di dosi più basse. Al trattamento radiante si associa anche un trattamento chemioterapico a dosi molto elevate per preparare il paziente al trapianto di nuovo midollo osseo che va a sostituire il midollo distrutto dai trattamenti antitumorali.
Il midollo osseo per il trapianto può provenire da un donatore compatibile oppure può essere prelevato dal malato stesso prima che sia sottoposto alla radioterapia.
Come abbiamo già detto questo tipo di trattamento utilizza i raggi X ad alta energia prodotti dall’acceleratore lineare, che è costituito da un lettino, sul quale il paziente si sdraia, attorno al quale ruota la testata della macchina da cui originano i raggi X.
I raggi passano attraverso la cute e rilasciano la dose prestabilita all’interno della zona da irradiare.
Il principio è sostanzialmente identico a quello di una comune radiografia, quindi il trattamento non provoca alcun tipo di dolore. La dose totale da somministrare è suddivisa in sedute giornaliere di breve durata allo scopo di danneggiare il meno possibile le cellule normali rispetto a quelle tumorali, riducendo in tal modo gli effetti collaterali del trattamento.
Il trattamento radioterapico in sé non è doloroso e una seduta dura da una decina di minuti fino ad un massimo di un’ora e mezzo nel caso dell’irradiazione corporea totale e l’erogazione vera e propria del fascio di radiazioni in realtà dura solo pochi secondi.
La radioterapia esterna
Esistono varie tecniche di radioterapia:
– radioterapia conformazionale: è sempre più diffusamente utilizzata come tecnica standard. La terapia si effettua sempre con l’acceleratore lineare, collocando, però, alcuni blocchetti metallici nella traiettoria del fascio di radiazioni per conformarlo quanto più possibile alla forma dell’area da irradiare. In questo modo è possibile orientare sul tumore una dose più elevata di radiazioni esponendo a dosi più basse le cellule sane circostanti e le strutture adiacenti al fine di ridurre di effetti collaterali.
– radioterapia con fasci ad intensità modulata: anche questa modalità di radioterapia prevede l’utilizzo di lamelle. Nel corso del trattamento le lamelle del collimatore si muovono sull’area da irradiare con una sequenza stabilita e controllata da un computer, mentre la macchina eroga il fascio di radiazioni. In questo modo è possibile conformare la fluenza del fascio di radiazioni all’area da irradiare con una maggiore precisione rispetto alla radioterapia conformazionale.
– radiochirugia stereotassica con acceleratore lineare: questa tecnica è nata per il trattamento dei tumori cerebrali, ma esistono diversi studi anche per quanto riguarda le neoplasie polmonari e alcune patologie intra-addominali di natura maligna. È disponibile solo presso centri di alta specializzazione.
– Gamma-knife: anche questo tipo di terapia è per lo più indicato nella cura dei tumori cerebrali e di alcune patologie benigne di natura vascolare del cervello. Il trattamento gamma knife o bisturi a raggi gamma consiste in un fascio di raggi gamma orientato in modo molto preciso ed emesso da centinaia di angoli diversi. È sufficiente una sola seduta di radioterapia, che può durare da quattro a cinque ore.
La brachiterapia

La brachiterapia si esegue introducendo la sorgente radioattiva in forma sigillata direttamente nel tessuto neoplastico o nelle sue immediate vicinanze. Si riconoscono due tipi di brachiterapia:  – brachiterapia interna in cui le sorgenti radioattive sono inserite in organi cavi; – brachiterapia interstiziale, che consiste nell’impianto di piccole sorgenti radioattive all’interno del tessuto tumorale mediante tecniche chirurgiche poco invasive. Si utilizza in particolare per il trattamento di tumori della prostata, della testa o del collo.  Solitamente, gli effetti collaterali si manifestano verso la fine del ciclo di radioterapia e durante le prime due settimane successive al termine del trattamento. Gli effetti collaterali possono essere più o meno fastidiosi a seconda dell’intensità della radioterapia.Gli effetti collaterali più diffusi nella radioterapia  sono: stanchezza, perdita di appetito, modificazioni dei valori degli esami di laboratorio (anemia, piastrinopenia, leucopenia), nausea/vomito, diarrea, reazioni cutanee,cistite/proctite, alopecia.