Pensate alla prima azione che fate quando state per acquistare un cibo confezionato: leggete le quattro o sei cifre della data di scadenza. Una semplice stringa numerica, semplici numeri verrebbe quasi da dire. Eppure quei pochi numeri rientrano all’interno di un ampio quadro di norme, di principi, di strategie fondamentali: la data di scadenza è uno degli infiniti esempi applicati ed operativi a garanzia della nostra sicurezza, (in questo caso, riguardano la sicurezza alimentare). Oppure pensate all’ultima catastrofe nel Golfo del Messico: un tubo, una falla, e il greggio invade il mare, inquina e distrugge un intero ecosistema, arriva fino alle coste, manda in rovina attività e famiglie, compromette la salute di un’intera generazione. In uno scenario macroscopico, anche in questo secondo esempio abbiamo a che fare con lo stesso principio: norme di sicurezza, forse disattese, forse vinte da fattori accidentali. Di certo restano evidenti gli enormi e drammatici danni che una mancata accuratezza nella gestione della sicurezza possono causare: a pagarne siamo sempre noi e i nostri figli, che restiamo impotenti sulla spiaggia desertificata a contemplare il cataclisma senza fine.
Occuparsi di salute della persona ha come correlato oggettivo il concetto di sicurezza. Anzi, ne costituisce quasi il presupposto essenziale. La sicurezza infatti deve in ogni momento circondare tanto la persona quanto i luoghi in cui essa svolge ogni sua attività. La stessa etimologia chiarisce questo legame con la salute: sicurezza deriva dal latino securu(m) composto di se, indicante privazione, e un derivato di cura “preoccupazione”. Quindi “sicuro” è ciò che è “senza preoccupazioni”. E quando l’uomo è senza preoccupazioni può dirsi un essere vivente se non proprio felice, quanto meno sano.
A livello generale, la sicurezza viene definita come la “conoscenza che l’evoluzione di un sistema non produrrà stati indesiderati”. Tradotta in termine più semplici: “sicurezza” è sapere che quello che faremo non provocherà dei danni.
Due elementi cardine intervengono in questa definizione e rappresentano due criteri generali nel campo della sicurezza:
  1. La conoscenza. Il presupposto della conoscenza è fondamentale da un punto di vista epistemologico, poiché un sistema può evolversi senza dar luogo a stati indesiderati, ma non per questo esso può essere ritenuto sicuro. La conoscenza indica l’analisi del contesto operativo e la percezione del rischio, sia personale che ambientale. Dall´inconsapevolezza, dal non conoscere e dal non avere la giusta percezione del rischio, nasce l´errore, inteso come situazione di rischio. La conoscenza preventiva è il primo criterio assoluto di sicurezza.
  2. Il rischio. L’analisi del rischio dà la possibilità di creare un piano articolato di prevenzione in modo da ridurre, contenere o evitare i danni.
La sicurezza totale si ha in assenza di pericoli (o “preoccupazioni”). In senso assoluto, si tratta di un concetto difficilmente traducibile nella vita reale, anche se l’applicazione delle norme di sicurezza, elaborate in base alla conoscenza e alla valutazione dei rischi, rende più difficile il verificarsi di eventi dannosi e d’incidenti, e si traduce sempre in una migliore qualità della vita a tutti i livelli, sia personali che sociali: praticamente ogni settore della vita moderna ha delle implicazioni relative alla sicurezza, dall’informatica alle comunicazioni, dai trasporti alla nutrizione, dalla vita domestica allo sport. Non a caso la disciplina che si occupa della materia, la Scienza della sicurezza, presenta moltissime branche, poiché in questo modo riesce ad interfacciarsi nel migliore dei modi ai vari saperi che sono correlati all’attività umana: sicurezza sportiva (analizza l´aspetto agonistico); sicurezza sanitaria (analizza il mondo della medicina e della profilassi); sicurezza alimentare (analizza il mondo dei cibi e delle diete, dalla produzione al consumo); sicurezza stradale (analizza il mondo delle strade, dei veicoli e della circolazione); ingegneria della sicurezza (si occupa di produrre sotto ogni possibile applicazione i ritrovati scientifici e tecnologici per rendere più sicura la vita quotidiana); sicurezza nucleare (si prefigge di eliminare i rischi associati all´uso dell´energia nucleare), e l’elenco potrebbe continuare con altre sottodiscipline.
Nella vita quotidiana, per migliorare la sicurezza, diminuire la possibilità d’infortuni ed incidenti, aumentando nel contempo la probabilità di risolvere favorevolmente ogni situazione di emergenza, sono necessarie azioni preventive ed organizzative adeguate, a tutti i livelli, che includono:
  • analisi dei rischi;
  • formazione delle persone addette alla sicurezza;
  • formazione sul primo soccorso;
  • dotazioni personali appropriate (abbigliamento, dispositivi di protezione individuale, dispositivi di controllo, telerilevamento e telesoccorso);
  • la cassetta di pronto soccorso (obbligatoria negli ambienti di lavoro, del tipo stabilito per legge e reintegrata dopo ciascun utilizzo; fortemente consigliata in casa);
  • controllo periodico dei dispositivi antincendio, delle vie di fuga e del piano di evacuazione nei locali a rischio incendio;
  • controllo periodico degli impianti elettrici, con particolare riferimento all’efficienza dei dispositivi di apertura per sovraccarico e per dispersione e alla verifica dell´impianto di messa a terra;
  • controllo periodico di filtri e prese d’aria negli impianti di aereazione e condizionamento;
  • controllo e revisione periodica dei veicoli;
  • custodia accurata e proporzionata al rischio di ciascun dispositivo e del materiale pericoloso, tossico o nocivo.
Per quanto riguarda nello specifico la salute e il benessere delle persone, due sono essenzialmente i grandi campi nei quali l’intervento preventivo sulla sicurezza garantisce sani e normali condizioni di esistenza: sicurezza sul lavoro e sicurezza alimentare.

La sicurezza sul lavoro

Nel mondo del lavoro organizzato, il compito di garantire la sicurezza dei lavoratori è del datore di lavoro che, secondo le leggi dell’Unione Europea, deve adoperarsi per rendere l’attività dei propri sottoposti “sicura” grazie a misure di prevenzione e protezione (tecniche, organizzative e procedurali).
Tali misure di tutela della sicurezza dei lavoratori hanno il fine di ridurre la possibilità d’infortuni ai dipendenti dell’azienda o ad altri collaboratori esterni (subcontraenti). Ulteriori misure d’igiene e tutela della salute devono essere adottate al fine di proteggere non solo il lavoratore da possibili danni alla salute (malattie professionali), ma anche la popolazione e l’ambiente.
La più recente norma italiana in materia di sicurezza sul lavoro è il Decreto Legislativo 81/2008, il Testo unico in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, noto anche con l´acronimo TUSL, col quale per brevità viene spesso citata la normativa. Il Testo unico ha abrogato e sostituito molte delle precedenti norme [tra cui D.P.R. 547/1955 (sicurezza sul lavoro); D.P.R. 303/195 (igiene sul lavoro); D.Lgs. 626/94 (organizzazione della sicurezza); D.Lgs. 494/1996 (cantieri edili)] ed è stato integrato e corretto dal Decreto “correttivo” D.Lgs. 106/09. In Italia l’Istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza del Lavoro (ISPESL) svolge attività di definizione e diffusione delle linee guida per l’adozione di misure di prevenzione e protezione.

La sicurezza alimentare

Parlare di sicurezza alimentare nel mondo contemporaneo significa chiamare in causa aspetti diversi ma uniti da un comune bisogno dell’uomo, oggi come ieri: quello di alimentarsi in modo sufficiente, privo di rischi, e vantaggioso dal punto di vista nutrizionale. In questo senso, la lingua inglese ha giustamente definito due aspetti della stessa medaglia, ovvero food safety (intesa come la sicurezza del cibo ingerito) e food security (la disponibilità di cibo in misura adeguata per il soddisfacimento delle esigenze biologiche).
Per quanto riguarda il primo aspetto, food safety, sicurezza alimentare significa consapevolezza della qualità igienico-sanitaria, nutrizionale e organolettica degli alimenti, e della qualità ambientale dei processi di produzione, trasformazione, preparazione e consumo dei cibi. Si va imponendo una visione allargata del problema: protezione e “tracciabilità” del cibo in tutta la filiera della produzione (dalla terra alla tavola) e controllo della dieta individuale.
L’obiettivo della “tracciabilità di filiera” è quello di salvaguardare i necessari requisiti di salubrità dei prodotti che giungono nelle nostre tavole. Gli strumenti utili a raggiungere tale risultato possono essere molteplici: taluni risultano obbligatori per legge, altri possono essere comunque opportunamente osservati anche se non imposti legislativamente. Alla prima categoria appartiene l’insieme di misure – che vanno sotto il nome di HACCP – introdotte dal decreto legislativo 155 del 1997. Tale decreto di emanazione nazionale è stato abrogato dal pacchetto igiene di emanazione comunitaria. In particolare, il Regolamento (Ce 852 del 2004) disciplina l’igiene e l’autocontrollo nelle industrie alimentari, estendendo l’autocontrollo (HACCP) anche alla produzione primaria (cioè agricola). Alla seconda categoria appartengono tutte le altre misure adottate volontariamente, tra le quali molte sono state riassunte e codificate nello Standard ISO 22000:2005, che norma la rintracciabilità nelle filiere agroalimentari.
Infine è doveroso parlare anche del secondo aspetto della sicurezza alimentare: il food security. Laddove le condizioni di base della popolazione sono caratterizzate da forte rischio di denutrizione, per sicurezza alimentare si intendono primariamente le misure che assicurano la copertura delle esigenze della popolazioni da un raccolto all’altro, con un sufficiente livello di scorte per le emergenze. Di questo secondo aspetto, l’ultimo atto lo abbiamo visto consumarsi a casa nostra, durante il Vertice Mondiale sulla Sicurezza Alimentare, svoltosi a Roma dal 16 al 18 novembre 2009. L’attenzione mondiale sul tema della sicurezza alimentare è stata scossa dal drammatico avvertimento che il numero dei soggetti che soffrono la fame sta aumentando anziché decrescendo. La FAO ha dichiarato che la situazione globale della sicurezza alimentare è peggiorata e continua ad essere una seria minaccia: esiste un miliardo di persone affette da fame cronica nel mondo. I prezzi del cibo continuano irrimediabilmente a rimanere alti nei paesi in via di sviluppo, mentre la crisi economica globale aggrava la situazione danneggiando l’occupazione e aumentando la povertà. Il Vertice ha adottato unanimemente una dichiarazione che impegna tutte le nazioni a sradicare la fame il più presto possibile. È stato dichiarato l’impegno ad aumentare sostanzialmente gli aiuti all’agricoltura dei paesi in via di sviluppo, in maniera da garantire al miliardo di affamati nel mondo di rendersi autosufficiente.
La dichiarazione ha confermato l´obiettivo di ridurre la fame della metà entro il 2015.