La medicina veterinaria è quella branca della medicina che si occupa di studiare la salute e le malattie degli animali domestici (antico sinonimo: zooiatria).

In Italia esistono tre indirizzi principali:

– la veterinaria per i grossi animali (animali da reddito), suddivisa tra le branche della “Buiatria” (medicina dei Bovini), della “Ippiatria” (medicina degli Equini), della medicina dei Suini e medicina degli altri animali da reddito, ovini, caprini, pollame e conigli (avicunicoli);

– la veterinaria per i piccoli animali (animali da affezione o da compagnia), con all´interno della professione moltissime “specialità”, quali la medicina interna, la cardiologia, la dermatologia, la chirurgia, l´ortopedia, e moltissime altre;

– la veterinaria che si occupa dell´”ispezione degli alimenti di origine animale” (carni, uova, pesci, molluschi, latte, formaggi, miele, etc) e dell´”igiene degli allevamenti e delle produzioni zootecniche”.

Come per la medicina umana l´indirizzo degli studi è rappresentato da una base teorica di anatomia e fisiologia, dove si studiano la forma del corpo, degli organi e degli apparati (anatomia macroscopica ed istologia) ed il loro funzionamento normale (biochimica e fisiologia).

Successivamente vengono presi in esame la fisiologia della cellula e dei tessuti malati (patologia generale) ed il loro aspetto (anatomia patologica) fino ad arrivare alla patologia medica e chirurgico (studio delle malattie di carattere medico e chirurgico a carico degli animali). Vengono altresì studiate le malattie infettive e parassitarie degli animali domestici con particolare riguardo alle zoonosi, cioè a quelle malattie che possono venire trasmesse dagli animali all´uomo. Per ultimi vengono presi in considerazione i tre argomenti riassuntivi: clinica medica, chirurgica ed ostetrica dove viene studiato il singolo animale malato nella sua totalità e complessità di individuo. Per riuscire a curare delle patologie ci si serve, anche in questa branca della medicina, di medicinali e farmaci opportuni prescritti esclusivamente dal medico veterinario.

Un´altra branca della veterinaria si dedica alla alimentazione e nutrizione degli animali domestici.

In Italia le competenze relative alla “Ispezione degli Alimenti” (controllo dei mattatoi, delle pescherie, delle macellerie), della “Sanità Animale” (controllo di malattie infettive e/o infestive negli allevamenti zootecnici) e della “Igiene e Sanità degli Allevamenti” e la lotta al randagismo canino competono a Medici Veterinari dipendenti delle Aziende Sanitarie Locali (ASL), mentre i compiti di diagnosi e cura degli animali domestici, sia da Reddito che da compagnia, sono svolti da Medici Veterinari Liberi Professionisti. Non esiste perciò in Italia una “Mutua” per gli animali, e i compiti della medicina pubblica sono di controllo di malattie che possono essere dannose per l´uomo o per gli allevamenti (zoonosi) e della salubrità degli alimenti di origine animale.

 

CENNI STORICI

Il diciottesimo secolo rappresenta un periodo di grandi trasformazioni economiche, sociali e culturali. Il fervore che anima tutti i campi delle scienze coinvolge anche la veterinaria, che conosce in quel tempo una forte esigenza di identità, di collocazione, di sistemazione organizzativa e dottrinale su basi rigorosamente scientifiche di tutto il bagaglio, quasi sempre empirico, che fino a quell´epoca ne aveva costituito il sostegno. Il diciottesimo secolo, quindi, è l´epoca in cui la medicina veterinaria fa il suo ingresso tra le scienze. Da arte empirica la medicina degli animali, ovvero “la medicina dei bruti”, si eleva, con l´istituzione ufficiale e organizzata delle scuole, a scienza veterinaria.

Nei secoli precedenti e nel Medioevo in particolare, la veterinaria era esercitata dai maniscalchi, che si occupavano della cura e del benessere non solo del cavallo, ma anche degli altri animali domestici.

Fu a partire dal tardo Medioevo che le pubbliche autorità presero sempre più coscienza dell´importanza sociale della pratica veterinaria esercitata dai maniscalchi, tanto che in alcune realtà questa fu regolamentata e gestita dalla Società delle Arti, le corporazioni, che raggruppavano l´universo artigianale e commerciale del mondo produttivo di allora. I maniscalchi erano presenti, per citare solo due esempi, negli Statuti bolognesi dell´arte dei fabbri del 1397, e nel corrispettivo fiorentino del 1344. Quella della mascalcia fu comunque un´arte meccanica, che si occupava quasi esclusivamente dell´esterno dell´animale. I maniscalchi coltivavano la medicina sintomatica, credendo che dall´esame esterno delle apparenze si potesse giudicare lo stato interno morboso.

Furono le grandi epidemie che imperversarono in tutta Europa dal XV al XVIII secolo ad accrescere in modo decisivo la sensibilità per la salute degli animali.

Si calcola che l´epidemia di peste bovina del 1711, descritta per la prima volta dal medico carpigiano Bernardino Ramazzini nella sua opera De contagiosa epidemia quae in Patavino Agro et tota fere Veneta Dictione in boves irrepsit. Dissertatio habita in Patavino Lyceo, determinò la morte, in tutta Europa, di non meno di un milione di capi. La paura nei confronti della peste bovina era alimentata anche dall´erronea credenza che questa fosse trasmissibile all´uomo, tanto era radicato nella coscienza dei popoli il terrore della “peste nera”. L´equivoco si reggeva sulla memoria di grandi epidemie di peste del passato, che erano state seguite o anticipate da grave mortalità negli animali.

I governi delle nazioni europee, nel XVIII secolo, furono obbligati ad occuparsi di salute animale se non altro perché si resero conto che non poteva esserci miglioramento dell´economia se non si provvedeva alla salvaguardia del patrimonio zootecnico.

Emergeva sempre più l´esigenza di una medicina del bestiame analoga a quella umana. Si rendeva ormai indispensabile la figura di un medico degli animali dello stesso livello di quella dell´uomo: un´idea nuova, che per acquisire concretezza e diffusione doveva trovare appoggio nella scuola veterinaria.

Come afferma De Sommain (1969), due sono le grandi condizioni che indussero la creazione delle scuole veterinarie: l´esigenza di migliorare la lotta alle epizoozie, soprattutto contro la peste bovina, e la necessità degli eserciti di disporre di maggiori quantità di cavalli e quindi di curarli. A queste due condizioni si devono aggiungere la richiesta di una maggior produzione agro-zootecnica dovuta all´aumento demografico, nonché il mutamento dei costumi alimentari.

L´idea nuova ebbe la sua prima realizzazione in Francia per merito di Claude Bourgelat (1712-1779) con la fondazione della Scuola veterinaria a Lione (1762) e, successivamente, ad Alfort (1765), nei pressi di Parigi. La fondazione di queste due scuole di veterinaria rappresentava la soluzione pratica di una necessità universalmente sentita.

In Italia si avviò un processo di imitazione che diede luogo ad una catena di realizzazioni istituzionali. La molteplicità delle scuole veterinarie che nacquero ovunque nella penisola era la conseguenza della frammentazione politica del territorio. Il progetto non suscitò un immediato interesse presso le autorità governative del tempo, in quanto si riteneva più utile insegnare ai giovani l´arte del cavalcare che istruirli alla professione veterinaria.

Il 7 marzo 1875 venne emanato un regio decreto, firmato dal ministro della Pubblica istruzione, Ruggero Bonghi, sul nuovo assetto regolamentare ed organizzativo delle scuole superiori di veterinaria, con la distribuzione degli insegnamenti nei quattro anni di corso, portando a 13 il numero degli esami speciali o fondamentali così ripartiti: zoologia, chimica, botanica, anatomia descrittiva degli animali domestici, ezoognosia, fisiologia sperimentale, patologia generale ed anatomia patologica, chirurgia teoretica, podologia, materia medica e tossicologia, patologia speciale medica compresa la giurisprudenza veterinaria, chirurgia operatoria compresa l´ostetricia, igiene e zootecnia. Nel regolamento venivano inoltre fornite indicazioni sulle procedure, specificando che l´allievo in ogni esame doveva esser interrogato sopra due temi estratti a sorte da un elenco antecedentemente preparato dai docenti della commissione; si indicava anche la votazione che doveva essere espressa in trentesimi come nelle valutazioni universitarie.

Il 3 ottobre dello stesso anno, grazie alle pressioni provenienti da varie parti d´Italia, fu approvato un regio decreto che impose condizioni uniformi e più rigorose per l´ammissione degli allievi alle scuole veterinarie del Regno: l´aspirante doveva aver conseguito l´ammissione al terzo anno di un corso liceale, ovvero aver superato il terzo anno di un istituto tecnico.

Tre mesi più tardi, con regio decreto del 20 gennaio 1876, lo stesso ministro Bonghi modificava il proprio regolamento abolendo gli esami di ammissione per le scuole superiori di veterinaria di Torino, Milano e Napoli, cui poi si aggiungerà Bologna.

Lo scoppio della prima guerra mondiale, come in tutte altre scuole del Regno, determinò un brusco arresto dell´attività didattica e scientifica nella scuola veterinaria ed anche il numero degli studenti, quasi tutti richiamati alle armi, diminuì notevolmente; molti furono anche i docenti che, con incarichi diversi, furono impiegati nell´attività bellica.

Nel 1931 con R. decreto n. 1227 del 28 agosto fu disposta l´aggregazione degli istituti superiori di medicina veterinaria alle università, nuovo ordinamento didattico (R.D. n. 1652 del 30 settembre 1938), che imponeva il superamento di 18 esami fondamentali e tre complementari per essere ammessi all´esame di laurea. Nel 1938 fu introdotto l´obbligo del tirocinio pratico semestrale, da svolgere presso la facoltà od altre strutture idonee convenzionate, prima di sostenere gli esami di abilitazione alla professione di veterinario.

Durante la seconda guerra mondiale, sottili espedienti contribuirono a mantenere elevato il numero degli studenti e, tra questi, le particolari agevolazioni di esenzione di chiamata alle armi di cui fruivano gli iscritti alle facoltà di medicina e chirurgia e di medicina veterinaria. Nel periodo bellico l´attività didattica e quella scientifica risentirono ovviamente della assenza, per ragioni contingenti, di un valido corpo docente.

Nel 1949, sotto la presidenza del professor Arnaldo Marcato (1910-1977), si istituì in facoltà la prima scuola italiana di specializzazione in “Tecnica conserviera ed igiene degli alimenti di origine animale”, una scuola particolarmente sentita in Italia, nell´ambito della vasta e complessa problematica del controllo igienico sanitario delle derrate alimentari di origine animale destinate all´uomo.

Nell´anno accademico 1989-90, in base al D.P.R. 28 agosto 1986 n. 947 (G.U. n. 133 del 9 giugno 1989) subentrò un nuovo ordinamento didattico universitario del corso di laurea in medicina veterinaria. Consolidati i cinque anni, veniva introdotto un concetto innovativo di reclutamento degli studenti da immatricolare: il numero chiuso o programmato da correlare al potenziale didattico della facoltà. Il nuovo programma di studi, oltre richiamare l´attenzione sulla necessità di disporre di strutture adeguate all´espletamento delle lezioni pratiche (ospedale veterinario, azienda zootecnica, ecc.), prevedeva 44 materie d´insegnamento comune e sei di orientamento.

Il decreto M.U.R.S.T. del 25 febbraio 1993 apportava nuove riforme all´ordinamento didattico universitario per il conseguimento della laurea in medicina veterinaria. Il decreto imponeva agli studenti di seguire un corso quadriennale di discipline comuni per tutti, mentre nel quinto anno i futuri veterinari dovevano scegliere un modulo professionalizzante tra quelli proposti ed attivati dalla facoltà e più confacenti alle proprie attitudini ed alla scelta professionale.

Nuovo ordinamento universitario a partire dall’anno accademico 2001 – 2002 con la “Determinazione delle classi delle lauree specialistiche”. Il nuovo corso di laurea specialistica conserva la durata quinquennale degli studi ed il numero programmato di immatricolazioni ed è caratterizzato complessivamente da 300 CFU (credito formativo universitario), dove ogni CFU corrisponde a 25 ore lavorative, a composizione variabile (lezioni teoriche, pratiche, formative, seminari, stage, studio individuale). Nei primi quattro anni di corso di laurea vengono insegnate materie obbligatorie per tutti gli studenti della classe, mentre nell´ultimo anno la scelta dei corsi da seguire è demandata alle preferenze mirate del discente, in rapporto ai differenti indirizzi formativi proposti (chirurgico, igienico-ispettivo, diagnostico di laboratorio, zoosanitario, zootecnico), tenendo conto delle personali inclinazioni ed attitudini operative.

 

SCUOLE DI FORMAZIONE, UNIVERSITA’ E CORSI DI AGGIORNAMENTO

In Italia la facoltà di Medicina Veterinaria è a numero chiuso programmato, ovvero gli studenti che intendono iscriversi a questa facoltà devono sostenere un test selettivo nel mese di settembre.

Le facoltà di medicina veterinaria attualmente presenti sul territorio italiano sono 13, ma i corsi di laurea in medicina veterinaria sono 14, questo è dovuto al fatto che l´università di Catanzaro non ha una Facoltà di medicina veterinaria e il suo corso di laurea in medicina veterinaria è un corso interateneo, che si appoggia sulla facoltà di medicina e chirurgia di Catanzaro per le strutture e sulle facoltà di medicina veterinaria di Messina e Napoli per gli insegnamenti. Il numero delle facoltà in altri paesi europei è spesso inferiore (4 facoltà in Francia, 5 in Germania e 6 nel Regno Unito); un veterinario su 6 in Europa è italiano. Esse sono collocate nelle seguenti città:

Napoli, Catanzaro, Messina, Sassari, Milano, Torino, Perugia, Teramo, Bologna, Parma, Bari, Camerino, Pisa.

 

PRESENZA IN ITALIA ED EFFICACIA SULLA POPOLAZIONE

Mal di cuore, pressione alta, diabete, problemi renali e neurologici. Senza contare sovrappeso e obesità. Che, complici la vita sedentaria e i troppi bocconi ´caduti´ dalle tavole dei padroni, si avvicinano a numeri da epidemia. Sempre più vecchi e grassi, gli animali domestici italiani si ammalano come l´uomo. Grazie a una migliore qualità di vita, e alla maggiore assistenza con terapie sempre più efficaci, cani e gatti vivono molto più a lungo di un tempo. E arrivando alla terza età, sviluppano malattie del tutto simili a quelle che affliggono i loro padroni più anziani.

Nelle famiglie del Belpaese vivono 7,5 milioni di gatti e 7 milioni di cani. Indagini promosse da Novartis Animal Health sottolineano che il 43% dei gatti e il 45% dei cani hanno ormai superato i 7 anni d´età, che oltre 550 mila gatti e almeno 700 mila cani soffrono di patologie tipiche della vecchiaia: insufficienza renale cronica per ´Micio´ e scompenso cardiaco per ´Fido´. Il 14% dei proprietari non fa mai visitare il suo ´amico a quattro zampe´, mentre il 50% va dallo specialista una o due volte all´anno, il 28,6% 3-6 volte all´anno e il 7,2% più di 6. La frequenza giusta è una volta all´anno, in concomitanza con gli appuntamenti standard della profilassi vaccinale, per gli esemplari giovani e sani e più spesso quelli anziani e malati.

Secondo le ultime stime Euripes ricordate dall´Anmvi (Associazione nazionale medici veterinari italiani) la spesa sostenuta dai proprietari per acquistare un amico a quattro zampe ammonta a 322 milioni di euro ogni anno. Ma contribuiscono al ‘salasso’ anche farmaci ad hoc (581 milioni), accessori (452 milioni) e servizi in genere (128 milioni). Pappa e veterinario dunque, ma sempre più spesso anche pettini e spazzole, guinzagli-gioiello, cappottini all´ultimo grido e cucce o lettini design. Mantenere gli animali domestici, cani e gatti in prima fila, costa agli italiani quasi 5 miliardi di euro all´anno. Per l´esattezza 4,712 miliardi, di cui poco più di due miliardi in spese veterinarie e 1,226 miliardi in alimenti ´su misura´.

L´Anmvi stima che il costo medio necessario per nutrire un cane in Italia vada da 250 euro all´anno (per le piccole taglie) ai 550 (grossa taglia). Soddisfare l´appetito di un gatto costa invece 200 euro all´anno. Infine, anche per le spese veterinarie in Italia è possibile detrarre il 19% del totale annuo fino a un importo di 387,34 euro.

Chi decide di assumersi la responsabilità della vita di un animale ha il dovere di assicurargli il benessere psicofisico.

Cani e gatti per la nostra legislazione fiscale sono considerati beni di lusso e non a caso su tutto quello che li riguarda, a partire dalle prestazioni mediche, è prevista un Iva al 20%. Questo significa non riconoscere il ruolo sociale che gli animali domestici hanno nelle nostre vite. Sarebbe opportuno insistere sulla strada del riconoscimento del loro ruolo nelle famiglie e pensare ad un fisco etico anche sul fronte veterinario. Anche questo aiuta i cittadini nella detenzione del proprio animale.

Ecco alcuni consigli forniti dagli specialisti: due pasti al giorno secondo la loro specifica dieta e non di più, niente ´assaggini´ dal piatto del padrone e, per i cani, almeno 3-4 passeggiate al giorno e una bella corsa quando si può. Anche se l´animale è di piccola taglia. Infine il monito più importante: Visite regolari dal veterinario, e controlli un po´ più frequenti se l´animale ha sorpassato la soglia critica del settimo-nono anno.

 

TRATTATO DESCRITTIVO

Dal 10 giugno 2006, è in vigore il codice comunitario dei medicinali veterinari: un testo unico che raccoglie e sostituisce tutta la precedente normativa sui medicinali veterinari per quanto riguarda l´autorizzazione all´immissione in commercio, la detenzione, la prescrizione, la fornitura e la somministrazione dei medicinali veterinari.

Rispetto all´impianto normativo precedente, le novità più importanti per la farmacia riguardano la validità della ricetta non ripetibile originale e triplice copia (prescrizioni ad animali destinati ad alimentazione umana), che è prolungata a 10 giorni lavorativi (in precedenza era di 7 giorni lavorativi), e la conservazione della documentazione veterinaria, che è prolungata a cinque anni (in precedenza la documentazione si conservava per 3 anni).

Molto importante l’Art. 1 che si occupa delle definizioni.

Medicinale veterinario:

– ogni sostanza o associazione di sostanze presentata come avente proprietà curative e profilattiche delle malattie animali;

– ogni sostanza o associazione di sostanze che può essere usata sull´animale o somministrata all´animale allo scopo di ripristinare, correggere o modificare funzioni fisiologiche mediante un´azione farmacologica, immunologica o metabolica, oppure di stabilire una diagnosi medica.

Sostanza: ogni materia indipendentemente dall´origine; tale origine può essere:

– umana, come il sangue ed i suoi derivati;

– animale, come microrganismi, animali interi, parti di organi, secrezioni animali, tossine, sostanze ottenute per estrazione, prodotti derivati dal sangue;

– vegetale, come microrganismi, piante, parti di piante, secrezioni vegetali, sostanze ottenute per estrazione;

– chimica, come elementi, materie chimiche naturali e prodotti chimici di trasformazione e di sintesi;

c) Premiscela per alimenti medicamentosi: qualsiasi medicinale veterinario preparato in anticipo per la successiva fabbricazione di alimenti medicamentosi.

d) Alimento medicamentoso: qualsiasi miscela di medicinale o medicinali veterinari e alimento preparata prima della sua immissione in commercio e destinata ad essere somministrata agli animali senza trasformazione, per le sue proprietà curative o preventive o per le altre proprietà del medicinale di cui alla lettera a).

e) Medicinali veterinari ad azione immunologica: medicinali veterinari somministrati agli animali allo scopo di indurre una immunità attiva o passiva o di diagnosticare la situazione immunitaria.

f) Medicinale veterinario omeopatico: ogni medicinale veterinario ottenuto da sostanze denominate materiali di partenza omeopatici secondo un processo di fabbricazione omeopatico descritto dalla Farmacopea europea o, in assenza di tale descrizione, dalle farmacopee attualmente utilizzate ufficialmente dagli Stati membri. Un medicinale veterinario omeopatico può contenere più materiali di partenza.

g) Tempo di attesa: intervallo di tempo che deve intercorrere tra l´ultima somministrazione del medicinale veterinario agli animali nelle normali condizioni d´uso e secondo le disposizioni del presente decreto e l´ottenimento di prodotti alimentari da tali animali per tutelare la salute pubblica garantendo che detti prodotti non contengono residui in quantità superiore ai limiti massimi di residui di sostanze attive, come stabilito ai sensi del regolamento (CEE) 2377/90.

La Sanità veterinaria

L’epidemiologia veterinaria interessa due ambiti di intervento interconnessi: quello della sanità animale e quello della sicurezza alimentare.

Sono più di 200, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, le zoonosi, malattie umane di origine animale, causate da diversi agenti patogeni. Il 60% dei patogeni umani infatti utilizza gli animali come serbatoi naturali. Le zoonosi rappresentano quindi uno dei problemi di salute pubblica più complessi e importanti. La complessità riguarda anche la loro sorveglianza e la loro gestione, dovendo considerare le vie di diffusione di queste malattie, che spesso coinvolgono gli alimenti e l’ambiente, con la contaminazione dei cibi e delle acque. Per questo il coordinamento degli esperti di salute pubblica, di sicurezza alimentare e dell’ambiente, nonché l’integrazione tra medici e veterinari è la strategia vincente nell’affrontare queste malattie.

Nel 1999 l’Oms ha dato una definizione piuttosto complessa del concetto di sanità pubblica veterinaria, intesa come la “somma di tutti i contributi al benessere fisico, mentale e sociale degli esseri umani attraverso la comprensione e l’applicazione della scienza veterinaria”. Parte integrante di questa attività sono le conoscenze scientifiche relative all’identificazione dei patogeni, alla loro trasmissione e al loro controllo, e le capacità di effettuare una sorveglianza epidemiologica efficace e coordinata. A livello internazionale, oltre all’Oms, la gestione delle problematiche di sanità veterinaria è oggetto dell’Organizzazione mondiale della sanità animale (Oie), che raccoglie e pubblica i dati relativi alle malattie degli animali nel mondo e stabilisce standard qualitativi per garantire la sicurezza nel commercio degli animali e dei prodotti derivati.

Sempre nel settore delle zoonosi, è nato nel settembre 2004 il progetto europeo Med-vet-net, con l’obiettivo di stabilire una rete di istituti di ricerca e sanità pubblica sia nel settore medico che veterinario. Questi istituti hanno il compito di definire le priorità di intervento e lo sviluppo di pratiche di sorveglianza e prevenzione per le malattie zoonosiche a livello comunitario. Il progetto si basa sull’idea di creare una rete di integrazione e coordinamento degli studi e delle esperienze di tre figure professionali diverse: il veterinario, il medico e lo scienziato dell’alimentazione.

In Italia esiste una rete di istituti di sanità pubblica veterinaria regionali, gli istituti zooprofilattici, organi del sistema sanitario nazionale che fanno riferimento al ministero della Salute per l’attuazione di piani nazionali e di direttive comunitarie in materia di sanità animale e sicurezza alimentare. In molti casi, svolgono anche l’attività di osservatori epidemiologici regionali.

Animali e malattie

La più diffusa antropozoonosi cutanea è quella delle micosi cutanee, che ha fatto registrare negli ultimi anni un incremento epidemiologico e diversi quadri clinici che possono manifestarsi sia nell’uomo che negli animali, soprattutto quando vengono praticati trattamenti insufficienti o inadeguati che spesso mascherano gli aspetti più tipici.

E’ stato confermato dai veterinari che il melanoma puo´ manifestarsi spontaneamente anche in alcune specie animali ed è stato indagato in modo approfondito in roditori, pesci, opossum e maiali, proponendoli come modelli da studiare per capire meglio quanto accade anche nell’uomo. Particolarmente interessante è quanto avviene nel maiale nano di razza Sinclair, nel quale il melanoma ha spesso uno sviluppo rapido con successiva regressione spontanea e progressiva depigmentazione dell’animale: anticorpi specifici e linfociti T attivati indurrebbero la progressiva distruzione delle cellule tumorali.