La medicina antroposofica è l’applicazione alle scienze mediche dei principi fondamentali dell’antroposofia (dal greco anthropos, “uomo”, e sophia, “saggezza, sapienza”: “conoscenza sapienziale dell’essere umano”) di Rudolf Steiner (1861-1925). Si tratta di un approccio terapeutico olistico, ovvero che intende curare la persona umana come una totalità (in greco holon) costituita organicamente da livelli corporei, psichici e spirituali diversi.

CENNI STORICI

L’antroposofia ha avuto una gestazione complessa, legata alla formazione personale di Rudolf Steiner (1861-1925), il pensatore austriaco che ne ha elaborato principi e finalità. Il giovane Steiner studiò matematica e fisica e fu allievo del filosofo Franz Brentano (1838-1917), che con la sua psicologia gettò le basi del metodo fenomenologico (secondo il quale i fenomeni psichici possono essere studiati solo all’interno della relazione col soggetto che li sperimenta). Fu poi chiamato a curare l’edizione delle opere scientifiche di Goethe: la sua lettura creativa del grande maestro tedesco lo portò a pubblicare, nel 1886, il libro La teoria della conoscenza implicita nella concezione del mondo di Goethe, in cui sono già presenti alcune delle sue idee-guida: undici anni dopo uscirà La concezione goethiana del mondo.
Il progetto culturale-spirituale di Steiner nasceva soprattutto dall’esigenza di superare il dualismo, la separazione tra materia e spirito, corpo e anima, una caratteristica del pensiero occidentale esaltata dalle filosofie di Cartesio (1596-1650) e di I. Kant (1724-1804)  e dalla scienza moderna. In seguito approfondì lo studio della filosofia idealistica tedesca, in particolare Fichte ed Hegel, dai quali imparò che la coscienza, l’io umano, ha una storia evolutiva e che, viceversa, la storia è storia della coscienza, manifestazione dello spirito. Nel 1899 divenne capo della sezione tedesca della Società Teosofica, fondata da Helena Petrovna Blavatsky (1831-1891) e diretta all’epoca da Annie Besant. Il suo rapporto con la teosofia fu segnato sin dall’inizio da notevoli divergenze: col tempo Steiner orientò i propri interessi soprattutto alla tradizione sapienzia occidentale, e nel 1913 rifiutò di considerare il ragazzo e futuro maestro spirituale Jiddu Krishnamurti (1895-1986) una reincarnazione del Cristo, come voleva la Besant (del resto lo stesso Krishnamurti in seguitò respinse tale identificazione). Steiner separò il proprio destino da quello della Società Teosofica e fondò la Società Antroposofica, i cui principi erano una sintesi di tutto il precedente percorso filosofico e umano del maestro. In Svizzera, a Dornach, fu eretto il Goetheanum (così chiamato in onore di J .W. Von Goethe), un edificio destinato all’insegnamento e alla pratica dell’antroposofia. Il Goetheanum fu concepito secondo le linee-guida della cosiddetta “architettura organica”, che mira ad un rapporto armonico tra la costruzione umana e l’ambiente naturale attraverso un uso meno astratto delle proporzioni (che devono accordarsi a quelle del corpo umano e al modo in cui l’uomo percepisce il mondo), una minore separazione tra le parti dell’edificio (ridurre al minimo le stanze chiuse) in modo da renderlo più permeabile alla luce, all’aria e così via. Intorno al Goetheanum si formò una prima comunità antroposofica di persone che lavoravano al progetto di Steiner sfuggendo alla furia della Grande Guerra nella quiete della Svizzera neutrale.
In seguito furono anche elaborati i principi dell’agricoltura “biodinamica”: questa disciplina si propone di rispettare i ritmi e gli equilibri della terra come sistema biologico e di fare della coltivazione un atto di grande rilievo simbolico-spirituale. La preparazione del concime utilizza materiali naturali preparati secondo ricette tradizionali o intuizioni di Steiner: il fertilizzante viene poi “dinamizzato” come una medicina omeopatica, se liquido, e distribuito in piccole dosi. Inoltre i tempi dei lavori agricoli vengono scanditi sulla base di un calendario lunare molto complesso che dovrebbe far recuperare al coltivatore il senso del rapporto tra opera umana e opera cosmica.
Le idee di Steiner sulla società portarono poi alla fondazione di numerose banche (la prima nel 1974), imprese, istituti benefici (il più importante è la Rudolf Steiner Foundation, RSF, nata nel 1984) e scuole (nel 1919 aprì la scuola Waldorf, modello di una lunga serie di istituti pedagogici), che applicano le idee portanti di libera iniziativa solidale e di promozione dello sviluppo integrale della creatività umana.
Nel 1921 le conferenze di Steiner sulla medicina ebbero come primo effetto l’apertura della prima clinica antroposofica (con annesso laboratorio farmaceutico) ad Arlesheim, in Svizzera, da parte della dottoressa Ita Wegman. Il fondatore della Società Antroposofica morì nel 1925, ma la Wegman fu instancabile nel diffondere la medicina naturale “rinnovata” così come era stata insegnata da Steiner (le cui conferenze più importanti sull’argomento furono raccolte nel volume Elementi fondamentali per un ampliamento dell’arte medica).
Oggi ci sono circa 28 ospedali, dipartimenti di ospedali, centri di riabilitazione e sanatori di ispirazione antroposofica in paesi come la Svizzera, la Germania, l’Olanda, l’Italia, la Gran Bretagna, gli Stati Uniti e il Brasile: inoltre si contano circa 140 ambulatori. Quattro degli ospedali tedeschi e svizzeri sono finanziati dallo Stato; tre sono ospedali universitari collegati ad atenei. Le università di Berna, Amburgo e Witten/Herdecke hanno corsi di medicina antroposofica: in Germania è ufficialmente considerata un “sistema terapeutico speciale” al pari dell’omeopatia e della fitoterapia. Secondo una stima recente ci sono circa 2000 medici antroposofici nel mondo e quasi 30000 medici prescrivono prodotti e cure di questa particolare medicina complementare.

PRESENZA IN ITALIA ED EFFETTI SULLA POPOLAZIONE

In Italia un centro di ricerca sulla medicina antroposofica fu aperto già negli anni ’30 del ‘900: dopo l’interruzione dovuta alla guerra, le sue attività ripresero nel 1953. Il medico romano Giovanni Colazza fu, insieme alla baronessa Emmelina Sonnino e a suo figlio Giovanni Antonio Colonna di Cesarò, uno dei primi adepti italiani della scuola di Steiner. Nel secondo dopoguerra l’insegnamento antroposofico in Italia ricevette nuovo impulso da Massimo Scaligero (1906-1980) e dal medico milanese Aldo Bargero (1924-1987), che tradusse in italiano il Calendario dell’Anima di Steiner, testo in cui veniva trattata un’arte antica e ormai perduta, quella di armonizzare simbolicamente e concretamente i propri ritmi interiori ed esteriori ai tempi della natura nel corso dell’anno solare.
Oggi in molte città italiane è possibile trovare farmacie e negozi specializzati presso i quali rivolgersi per le terapie antroposofiche. È in corso di realizzazione il progetto Villa Federici, che prevede la costruzione di una clinica antroposofica a Colli di Barete, in provincia dell’Aquila.
I farmaci antroposofici (prodotti dai gruppi Weleda e Wala) sono stati sottoposti più volte a procedure di controllo e verifica, ma come spesso accade per le terapie olistiche, che coinvolgono la persona nel suo insieme, è difficile distinguere in modo netto e scientificamente rigoroso tra un effetto sulla qualità della vita in generale, che potrebbe essere puramente soggettivo e quindi porre la questione di un effetto placebo, e un risultato oggettivamente misurabile con i criteri riconosciuti dalla medicina convenzionale. Un prodotto antroposofico, l’estratto di vischio Iscador, presentato da Steiner stesso come un antitumorale, si è rivelato efficace su gruppi di cellule malate e animali da laboratorio, mentre nel caso di pazienti umani si è dimostrato un palliativo, riducendo tutt’al più gli effetti collaterali della chemioterapia e della radioterapia: risultato comunque pregevole.
Lo studio multicentrico PARSIFAL (2006) ha mostrato che bambini allevati secondo i precetti della medicina steineriana in media sono meno soggetti a disturbi allergici e a morbillo, probabilmente per la diffidenza della medicina antroposofica nei confronti di vaccini e antibiotici. Infine diversi studi hanno rilevato che malati curati con prodotti e terapie antroposofiche sperimentano un miglioramento globale delle proprie condizioni, e chi presenta patologie croniche osserva una loro riduzione progressiva (anche se i confronti con pazienti che si sono avvalsi di altre terapie non sono stati effettuati in modo esaustivo).

SCUOLE DI FORMAZIONE, UNIVERSITA´ E CORSI DI AGGIORNAMENTO

Rivolgersi a: Società Italiana di Medicina Antroposofica (SIMA), Via Privata Vasto, 4 – 20121 – Milano: tel. 02/28.92.900 (Orari di segreteria: martedi e giovedi dalle 14.30 alle 18.30): fax 02/28.92.900. e-mail: segreteria@medicinaantroposofica.it ;

TRATTATO DESCRITTIVO

La medicina antroposofica è l’estensione alla teoria e alla pratica medica delle dottrine antroposofiche elaborate da Rudolf Steiner. Nell’antroposofia confluiscono creativamente intuizioni e principi di origine molto diversa: il metodo di indagine naturale esposto dal grande poeta, pensatore e scienziato tedesco J. W. Von Goethe (1749-1832); alcune suggestioni e idee della filosofia tedesca dell’Ottocento, dalla Naturphilosophie (filosofia della natura) romantica, alle considerazioni di Hegel, alla psicologia di Franz Brentano (1838-1917); la visione del cammino spirituale umano sviluppata dalla teosofia (dal greco theos, “Dio, divino” e sophia, “sapienza”: “conoscenza sapienziale del divino”), una complessa dottrina esoterica che ha conosciuto molte forme nella storia, ed è oggi identificata soprattutto con l’insegnamento di Helena Petrovna Blavatsky (1831-1891), fondatrice della Società Teosofica; la personale interpretazione della sapienza religiosa e mistica occidentale (in particolare cristiana) approfondita nel corso degli anni dallo stesso Steiner.
Curatore in età giovanile degli scritti scientifici di Goethe, Steiner trasse un’importante lezione dall’approccio del grande scrittore tedesco: la conoscenza della natura non dev’essere una ricerca di ciò che sta “dietro” il fenomeno, una spiegazione del fenomeno attraverso i principi del meccanicismo (come fa la moderna scienza occidentale) o magari di una visione intellettualistica, spiritualistica del mondo naturale (come faceva il platonismo, che ha influenzato il pensiero europeo fino al Rinascimento). Il fenomeno va colto così com’è con i sensi, e attraverso l’unione di sensi, intelligenza e immaginazione dobbiamo “vedere” dentro di noi il “fenomeno originario” (Urphänomenon): quest’ultimo si manifesta nella natura con un ritmo continuo di metamorfosi, divenendo sempre diverso ma conservandosi sempre invariato nella propria struttura. Ad esempio, nello studio del modo in cui si generano le piante, Goethe scoprì che il “fenomeno originario” del mondo vegetale, il modello da cui tutto prende origine, è la foglia, che tutte le parti della pianta, crescendo, tendono a riprodurre e imitare. Dal geniale dilettantismo di Goethe Steiner apprese anche il vero significato della libertà umana nella ricerca filosofica e scientifica.
Steiner inoltre collaborò per diversi anni con la Società Teosofica, pur mantenendo un’indipendenza di giudizio che lo portò infine a distaccarsene per fondare un altro indirizzo: non la “sapienza del divino”, teosofia, ma la “sapienza dell’umano”, antroposofia. Dal pensiero teosofico Steiner riprese una antichissima concezione, quella dei diversi livelli che compongono l’essere umano. Anzitutto, una tripartizione, una divisione per tre, che troviamo già nelle lettere di san Paolo e nell’ermetismo (da Hermes, corrispettivo greco del dio egizio Thot: una dottrina esoterica di origine egizia): l’uomo è corpo (la parte che comprende i processi naturali e vitali), anima (la parte mediana, che congiunge alto e basso, cielo e terra, natura e divinità) e spirito (la parte eterna e creatrice, quasi una scintilla divina nell’uomo).
Inoltre c’è una divisione per quattro: abbiamo
  1. Il corpo fisico, quello visibile-tangibile, “grossolano”;
  2. Il corpo eterico (dal greco aither, “etere”, considerato l’elemento materiale più puro), l’insieme delle energie plasmatrici che imprimono al corpo fisico il suo dinamismo;
  3. Il corpo astrale o animico, detto anche corpo psichico, è il veicolo dell’anima e della coscienza;
  4. Il corpo egoico o “Io”, la coscienza vera e propria, il livello più attivo, che sintetizza le parti inferiori in una unità superiore e libera.
Inoltre è opportuna anche una divisione per sette: ci sono tre parti statiche o stabili – corpo fisico, vita e coscienza –, in posizione mediana abbiamo l’Io e, sul piano superiore, tre livelli spirituali in continuo dinamismo evolutivo. L’Io umano è quindi coinvolto strutturalmente in un cammino di evoluzione storico-spirituale che va nella direzione di una sempre maggiore libertà, unità organica e consapevolezza.
Sintetizzando questi elementi, Steiner promuove una via di trasformazione interiore in cui la chiarezza dell’approccio scientifico-umanistico di Goethe venga applicata allo studio delle realtà nascoste e spirituali. L’evoluzione umana è un percorso che parte dall’Uomo spirituale originario, immateriale, passa per i vari organismi naturali inferiori (che sono quindi parte dell’Uomo cosmico, fasi del suo sviluppo) e, giunto all’essere umano come complesso psico-fisico-spirituale, tende all’incarnazione di una coscienza sempre più ampia, sempre più alta. Steiner chiamava la storia spirituale del cosmo, dai suoi stadi primitivi a quelli ancora futuri, “cronaca dell’akasha” (akasha è il principio sottile dello spazio), e riteneva di averne una conoscenza diretta: al centro di questa storia poneva Gesù Cristo, inteso però “al di sopra di ogni fede” come la manifestazione più importante della coscienza spirituale umana, e vedeva quindi nel cristianesimo (interpretato in questo modo) l’insegnamento più adatto alle esigenze occidentali contemporanee.
La via indicata da Cristo e in generale dalla saggezza umana di ogni tempo è appunto l’antroposofia, intesa come “la via di conoscenza che porta lo Spirituale presente nell’uomo verso lo Spirituale presente nell’universo”. Lungo questo sentiero tutte le espressioni e gli aspetti della cultura devono essere rinnovati, inseriti in una visione globale, “olistica” dell’evoluzione che mira alla fioritura piena e armoniosa delle diverse facoltà dell’uomo. Così le varie arti e le scienze naturali e umane sono state ripensate alla luce della proposta antroposofica.
Ricordiamo brevemente l’importante ricaduta delle idee di Steiner nell’ambito delle scienze sociali, in particolare la sociologia e l’economia. Riprendendo creativamente un luogo comune del pensiero occidentale, Steiner insegna che la società umana è tripartita: come nella fisiologia umana il sistema nervoso, quello circolatorio-respiratorio e quello del ricambio sono distinti e uniti in un solo organismo, così nella comunità abbiamo la sfera culturale, la sfera politica e la sfera economica. Ognuna di queste sfere deve godere di una certa autonomia, sia reciprocamente che nei rapporti con il centro, lo Stato: l’attività economica, ad esempio, dovrebbe essere svincolata dal controllo dello Stato, ma anche dalla competizione selvaggia del mercato, ed ispirarsi al principio della fratellanza, in modo che il denaro eccedente non venga accumulato secondo una logica capitalistica, ma reinvestito in opere educative di pubblica utilità, secondo una logica del dono che è quella propria della famiglia. Questa concezione diede un forte impulso alla creazione di istituti scolastici privati ispirati ai principi dell’antroposofia e noti come “scuole steineriane”.
Anche se l’antroposofia nel suo insieme può essere considerata una miniera di intuizioni terapeutiche per la totalità dell’essere umano (corpo, psiche e spirito), esiste un vero e proprio sviluppo dei principi steineriani nell’ambito della medicina in senso forte.
Le prime conferenze di “medicina antroposofica” si tennero nel 1921 al Goetheanum, il centro artistico-culturale fondato da Steiner a Dornach, in Svizzera: lo sviluppo della disciplina è dovuto in grande misura anche al lavoro della dottoressa olandese Ita Wegman (1876-1943), che aprì la prima clinica antroposofica ad Arlesheim, sempre in Svizzera. Seguendo l’approccio antico, che era stato riscoperto da Paracelso (1493-1541) e poi dall’omeopatia, la salute dev’essere considerata un equilibrio armonioso tra le varie parti dell’essere umano: la malattia sarà invece la rottura di questo equilibrio. Le parti dell’uomo sono, come abbiamo visto, il corpo fisico, il corpo eterico, il corpo astrale e il corpo egoico o io. Si tratta insomma di una medicina olistica, che cioè considera l’uomo nella sua integrità e totalità psico-fisica (dal greco holon, “tutto, intero”).
La terapia si avvale principalmente di farmaci simili a quelli omeopatici, prodotti e somministrati secondo una visione delle corrispondenze tra il corpo umano con le sue patologie e il mondo naturale (minerale, vegetale e animale): una farmacologia quindi naturale, che guarda con sospetto alle innovazioni della medicina moderna, come l’universale imposizione dei vaccini e l’uso eccessivo degli antibiotici e degli antipiretici, pratiche che avrebbero numerosi effetti collaterali e non sarebbero rispettose della natura, l’unico vero “medico” degli esseri viventi. Spesso la terapia farmacologica viene integrata con altre forme di cura, come massaggio ritmico, balneoterapia, diete, passeggiate ed esercizi artistici. Tra questi ultimi, i più noti sono senz’altro quelli legati all’euritimia (dal greco: “arte del ritmo appropriato, benefico”). Si tratta di un’arte pedagogica che traduce in gesti e in movimenti armoniosi idee, parole e sentimenti: una sorta di linguaggio del corpo che “rende visibile l’invisibile” e dona equilibrio e unità all’essere umano, di solito scisso tra le astrazioni del pensiero e le attività fisiche irriflesse.
I farmaci antroposofici, prodotti con i marchi Weleda e Wala, come pure le varie terapie associate, sono stati oggetto di numerose controversie in ambito scientifico, in quanto è difficile misurarne la validità con gli strumenti ufficiali delle scienze occidentali. Il dibattito che ha avuto più risalto è stato quello sull’Iscador, un estratto di vischio che Steiner stesso riteneva efficace nella cura del cancro. Secondo studi più recenti, il vischio ha mostrato un’azione antitumorale relativamente a colture di cellule in vitro e a cavie di laboratorio, ma in pazienti umani è stato rilevato solo un miglioramento generale delle condizioni psichiche, dato che ha indotto alcuni organi di controllo ufficiali ad assegnarlo alla categoria dei farmaci palliativi. Sulla base di altre verifiche, si è generalmente arrivati ad una conclusione abbastanza equilibrata: i derivati dal vischio non avrebbero un’efficacia diretta sulle neoplasie ma, oltre a migliorare la qualità di vita complessiva del malato, ridurrebbero gli effetti collaterali di trattamenti molto invasivi come la chemioterapia e la radioterapia.
Inoltre lo studio multicentrico PARSIFAL, condotto nel 2006 su 6630 bambini europei, tutti allievi di scuole steineriane, ha rilevato un’incidenza inferiore alla media di disturbi allergici e di malattie esantamatiche infantili come il morbillo, attribuendo il dato all’uso molto ridotto di vaccini, antibiotici e antipiretici. Molti altri studi hanno registrato un’alta percentuale di effetti positivi in trattamenti di medicina antroposofica, anche se i risultati sono molto contestati per i criteri non “ufficiali” di cui si avvalgono (tra cui la percezione soggettiva del paziente): ad esempio è stato rilevato un miglioramento di molte affezioni croniche grazie alle terapie antroposofiche e in generale “alternative”, e pazienti che erano stati trattati con un dosaggio equilibrato di farmaci e terapie antroposofiche e trattamenti convenzionali, come la chirurgia, hanno dimostrato una qualità di vita complessiva superiore alla media.