Automedicazione significa curare da sé piccoli disturbi passeggeri che possono non richiedere l’intervento del medico. In Italia il concetto di automedicazione è stato introdotto abbastanza recentemente e si è imposto solo con le politiche sanitarie degli anni ´90, volte a contenere la spesa pubblica in questo settore. Perciò, a differenza degli altri Paesi europei, la diffusione della cura con prodotti da banco è ancora limitata, anche se tendenzialmente in crescita. Per i disturbi sopracitati esistono farmaci appositi, i prodotti da banco o OTC (Over The Counter, che in inglese significa sopra il bancone). Tutti i farmaci da automedicazione sono contrassegnati da un bollino rosso che riporta la scritta “farmaco senza obbligo di ricetta”. Confrontando fonti che risultano pro e contro l’argomento, stiliamo un elenco di regole fondamentali.
Dagli studi fatti, l’Automedicazione risulta una pratica utile, nel rispetto però di alcune regole fondamentali:
  • Affidarsi all´uso di farmaci da banco, e non assumere farmaci rimasti in casa, oppure forniti da amici e parenti, senza averne conoscenze specifiche.
  • Evitare il ricorso prolungato ai farmaci da banco. Nel caso in cui il disturbo non si risolvesse in 24-48, è opportuno rivolgersi immediatamente al medico.
  • Allo stesso modo, se un disturbo si ripresenta di frequente è bene interpellare il medico.
  • Quando si acquista un farmaco da banco si deve comunicare al farmacista se si stanno assumendo altri farmaci e quali: il farmaco da banco, potrebbe non essere compatibile con le altre cure in corso.
  • Evitare di assumere due o più farmaci da banco che hanno le stesse indicazioni (es. due analgesici diversi). In questo caso quasi sempre si sommano gli effetti collaterali senza nessun beneficio in più.
  • Imparate a distinguere i farmaci non solo in base al nome commerciale, ma al principio attivo, cioè alla sostanza che contengono. In questo modo si eviterà di assumere, senza accorgersene, quantità di principio attivo superiori a quelle consigliate.
  • Tenere presente che i farmaci da banco sono venduti senza ricetta perché ormai si sono dimostrati relativamente molto sicuri. Questo però non significa che siano privi di effetti negativi se usati al di fuori delle indicazioni fornite dal foglietto illustrativo e dal farmacista.
L’entrata in vigore del cosiddetto “decreto Bersani” che ha esteso anche ai supermercati la possibilità di vendere farmaci da banco, o meglio, farmaci senza obbligo di prescrizione, è stata caratterizzata da un acceso dibattito fra favorevoli e contrari a questo provvedimento. Bene quindi entrare nel merito e spiegare cosa sono i “farmaci da banco”. Il termine deriva da una libera traduzione dell´inglese «Over The Counter» (OTC, ndr.), che, vuol dire “sopra al banco”. Sono farmaci cioè “non soggetti a prescrizione medica”, che il farmacista può tenere sul banco, esponendoli per la libera vendita. Altri farmaci per i quali non è necessario presentare la ricetta medica sono i cosiddetti SOP (Senza Obbligo di Prescrizione).
Questi ultimi, tuttavia, non possono essere tenuti in vista sul banco della farmacia in quanto questa collocazione potrebbe promuovere il consumo da parte del paziente ma devono essere consigliati dal farmacista e non possono essere oggetto di pubblicità presso il pubblico. Il cittadino quindi ha accesso ai SOP solo attraverso il farmacista mentre agli OTC accede sia attraverso il messaggio pubblicitario che attraverso il farmacista stesso.
La confezione esterna degli OTC e dei SOP deve riportare la dicitura “Farmaco senza obbligo di ricetta”.
A definire per la prima volta la categoria dei medicinali non soggetti a prescrizione medica, è stato il decreto legislativo 539/1992 che ne ha stabilito anche le caratteristiche:
  • in condizioni normali di utilizzo non devono presentare pericoli rilevanti per la salute;
  • non devono contenere sostanze dagli effetti ancora poco conosciuti;
  • non possono essere somministrati per iniezione intramuscolare o endovenosa;
  • possono essere consigliati dal farmacista.
I medicinali da banco o da automedicazione sono quindi un sottogruppo dei medicinali non soggetti a prescrizione medica ossia di tutti quei farmaci che, per la loro composizione e il loro obiettivo terapeutico, sono concepiti e realizzati per essere utilizzati senza intervento di un medico per la diagnosi, la prescrizione o la sorveglianza nel corso del trattamento.
Il Servizio Sanitario Nazionale non si fa carico di questi farmaci il cui costo è a carico del cittadino. Negli ultimi anni vi è stato un netto incremento del ricorso all’automedicazione. Le cause possono essere individuate in alcuni fattori:
  • in un miglioramento delle conoscenze sanitarie individuali e in una crescente attenzione ai problemi della salute (l’automedicazione è più diffusa fra le persone culturalmente e socialmente più elevate);
  • nel risparmio di tempo e di denaro per il cittadino, non più costretto a lunghe attese nell’ambulatorio del medico;
  • nella pressione dell’industria farmaceutica, che vede nell’automedicazione un mercato alternativo a quello dei farmaci «etici» (o da prescrizione) e molto più flessibile per la possibilità sia di stimolare la domanda attraverso la pubblicità diretta al grande pubblico che di adeguare più rapidamente i prezzi dei prodotti all’aumento del costo della vita;
  • nell’aumentata gamma di principi attivi disponibili;
  • nella esigenza di ridurre la spesa sostenuta dal Sistema sanitario nazionale per l’assistenza farmaceutica.
Nonostante questo, siamo ancora ben lontani da quanto accade all’estero, soprattutto negli Stati Uniti, dove l’automedicazione costituisce infatti circa il 50% della spesa totale per farmaci.
In questi ultimi anni sono stati resi disponibili per l’automedicazione parecchi farmaci rispondenti a criteri di efficacia e razionalità e sono andate man mano scomparendo molte delle formulazioni irrazionali. Nel loro insieme, i farmaci da banco consentono oggi di affrontare numerose piccole patologie senza ricorrere al medico, naturalmente nel rispetto delle dosi e dei tempi di trattamento consigliati. Ogni comportamento difforme da quanto indicato espone a tutti i rischi che possono derivare dall’assunzione incontrollata di un farmaco. Riassumendo la questione con il termine di “effetti indesiderati” viene fuori che in genere, i rischi sono strettamente legati alle dosi e alla durata della terapia, oppure al sovradosaggio accidentale. Esempio classico è il paracetamolo, un analgesico-antifebbrile di comune impiego e normalmente ben tollerato, che in caso di sovradosaggio può essere anche letale.
Un possibile rischio insito nel ricorso ai farmaci da banco deriva dall’eventualità che l’uso di un farmaco OTC mascheri i sintomi di una malattia, ritardando la diagnosi da parte del medico. Un dolore di testa improvviso e persistente, una tosse ostinata, un dolore allo stomaco che ci sveglia la notte, un mal di pancia acuto o una stitichezza insorta improvvisamente possono essere i sintomi di malattie gravi: in questi casi l’automedicazione, rimandando il ricorso al medico, può comportare un pericolo per il paziente.
E quindi importante che l’automedicazione sia limitata nel tempo e non venga proseguita se inefficace o se, dopo una iniziale attenuazione, i sintomi si ripresentano con l’originaria intensità.