“Un uomo è un angelo che ha perso l’equilibrio mentale” diceva nel lontano 1969 lo scrittore americano Philip Dick.  Il segreto del benessere, in fondo, è tutto in questa semplice frase: cercare di eliminare qualsiasi tipo di squilibrio (fisico, mentale, sociale) che soffoca quanto di meglio l’uomo può realizzare. Se opera correttamente, e cancella ogni squilibrio, l’uomo può tornare ad essere un angelo e sentirsi in paradiso: solo così raggiunge il benessere e la beatitudine di un angelo!

Per benessere (composto da “bene” ed “essere” ovverosia “stare bene”, “esistere bene”) s’intende una condizione che abbraccia la totalità degli elementi del vivere umano, tanto negli aspetti sociali quanto negli aspetti individuali. È stata superata una visione riduzionista tesa a risolvere il benessere con il semplice stato di salute (essenzialmente fisico) inteso nell’accezione negativa di “assenza di patologie”. L’accezione più ampia che si è imposta negli ultimi trent’anni coniuga lo stato di benessere secondo tre attributi fondamentali dell’ “essere”: fisico, mentale, sociale. Questa visione di un benessere globale che arricchisce ed armonizza gli aspetti psico-fisici dell’umano con gli aspetti sociali ha radici antiche nella riflessione speculativa, tanto occidentale quanto orientale.
Già nel concetto greco di paideia, il modello educativo dell’Atene classica, si prescriveva un’istruzione dei giovani articolata secondo due piani paralleli: da un lato l’educazione fisica dedicata alla cura del corpo e al suo armonico irrobustimento, dall’altro la paideia psichica mirata alla preparazione culturale necessaria ad un’armonica socializzazione dell’individuo nella polis, e quindi ad interiorizzare i valori universali che fondavano l’ethos greco. In questo modo il benessere del cittadino arricchiva la polis, e a sua volta una polis ben ordinata diffondeva benessere nella vita del singolo cittadino. Le Olimpiadi, gli Agoni Teatrali, i Simposi privati, e le Assemblee Pubbliche erano quattro momenti culminanti dove questo modello educativo trovava terreni sociali fertili per esplicarsi e mettersi continuamente alla prova. Ed il fatto inconfutabile che dopo duemilacinquecento anni ancora poniamo al centro di una generale politica del benessere lo Sport, gli Spettacoli, l’Alimentazione, e i Parlamenti, dimostra la forza di attrazione del modello greco e la sua influenza, mediata dalla cultura romana, sul Mondo Occidentale.
È pleonastico a questo punto ricordare l’abusato detto latino di Giovenale Mens sana in corpore sano (lett. “Una mente sana in un corpo sano”) che si trova nel suo libro Satire (X, 356), un altro esempio di una concezione globale del benessere. Non a caso Giovenale intendeva affermare che l’uomo dovrebbe aspirare a due beni soltanto, la sanità dell’anima e la salute del corpo (o almeno queste erano le due richieste da volgere alle divinità le quali sanno molto più dell’uomo stesso di cosa egli abbia bisogno), in contrasto con la vanità e la corruzione dei beni e degli onori mondani che gli uomini cercavano di ottenere con ogni mezzo. Proprio l’alterazione e il deterioramento, a suo dire, degli elementi sociali del suo tempo, contro i quali gli era facile rivolgere le sue satire corrosive, imponevano al saggio un ripiegamento, per ottenere un completo stato di benessere, verso gli elementi individuali fisici e mentali. Quando il sociale zoppica o latita, all’uomo non resta che focalizzarsi sui due aspetti più facilmente a portata di mano: la cura del corpo e la salvaguardia dell’equilibrio mentale.
La storia contemporanea delle politiche e delle riflessioni sulle condizioni ottimali volte a garantire un benessere globale della persona umana incomincia nel 1946, con l’istituzione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e la sua perentoria affermazione del “diritto alla salute”, la quale deve essere messa in campo da “coloro che governano la cosa pubblica”. L’O.M.S., nel preambolo del documento che porta alla sua costituzione, afferma: “È diritto fondamentale di ogni essere umano il possesso del migliore stato di salute, che ciascuno è capace di raggiungere, intendendosi per salute non solo l’assenza di malattia, ma un completo stato di benessere fisico, mentale e sociale”. Ed ecco ricomparire il concetto di benessere globale che ingloba sia gli aspetti psico-fisici sia gli aspetti sociali, concezione che ha trovato successive conferme in campo medico–scientifico. Ad esempio, nel rapporto della Commissione Salute dell´Osservatorio europeo sui sistemi e le politiche per la salute (a cui partecipa il distaccamento europeo dell´OMS) è stata proposta la definizione di benessere come “lo stato emotivo, mentale, fisico, sociale e spirituale di benessere che consente alle persone di raggiungere e mantenere il loro potenziale personale nella società”. Il Rapporto mette in risalto il fatto che tutti e cinque gli aspetti sono importanti, ma si sottolinea come ancora più importante è la necessità che essi siano tra loro equilibrati per consentire agli individui di migliorare il loro benessere.
Contributi importanti alla riflessione sullo statuto del benessere nella società dei consumi sono stati forniti anche dalla psicologia con l’indagine, ormai divenuta classica, intorno ai bisogni, intesi come interdipendenza degli organismi viventi e l’ambiente. Il bisogno è uno stato di carenza che spinge l’organismo a relazionarsi con il proprio ambiente al fine di colmarlo e raggiungere l’appagamento. Tra il 1943 e il 1954 lo psicologo statunitense Abraham Maslow concepì il concetto di “Hierarchy of Needs” (gerarchia dei bisogni o necessità) e la divulgò nel libro Motivation and Personality del 1954. La scala di bisogni che propose è suddivisa in cinque differenti livelli, dai più elementari (necessari alla sopravvivenza dell´individuo) ai più complessi (di carattere sociale). L´individuo si realizza passando per i vari stadi, i quali devono essere soddisfatti in modo progressivo. Questa scala è internazionalmente conosciuta come “La piramide di Maslow” (successivamente ampliata e modificata nel libro Toward a Psychology of Being del 1968). Tali lavori dimostrano come il concetto di benessere sia una nozione in costante evoluzione: seguendo la piramide di Maslow, col passare del tempo la realizzazione dei bisogni primari e di determinati desideri, un tempo considerati difficilmente raggiungibili anche a causa di antichi pregiudizi, porta alla nascita di altri bisogni e nuovi desideri.
Dal punto di vista normativo, un secondo passo importante fu compiuto nel corso degli anni ’70 cercando di ottenere una piattaforma internazionale comune che sancisse per la prima volta il concreto impegno di porre in essere una strategia globale per garantire la salute a tutti. Si arrivò in questo modo alla Dichiarazione di Alma Ata sull´assistenza sanitaria primaria (Alma Ata Declaration on primary health care) adottata in conclusione dei lavori della Conferenza Internazionale sull´assistenza sanitaria primaria, tenuta il 6-12 settembre 1978 ad Alma Ata, paese dell’ex-Unione Sovietica. La Conferenza manifestò la necessità urgente di azioni concrete da parte di tutti i Governi, degli operatori della salute, e della Comunità Internazionale, per proteggere e promuovere la salute primaria di ogni uomo. Il primo articolo della dichiarazione finale ribadiva con forza che “la salute, stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non semplicemente assenza di malattia o infermità, è un diritto umano fondamentale”, e riaffermava che “il raggiungimento del maggior livello di salute possibile è un risultato sociale estremamente importante in tutto il mondo, la cui realizzazione richiede il contributo di molti altri settori economici e sociali in aggiunta a quello sanitario”.
Ancora più ambiziosi furono gli obiettivi della Conferenza Internazionale per la Promozione della Salute tenuta in Canada, ad Ottawa, nel 1986. “Salute per Tutti entro il 2000” era infatti il motto del documento conclusivo della Conferenza, la famosa Carta di Ottawa, che servì come base e modello per tutte le legislazioni nazionali e regionali in materia di salute e benessere. Essenziale fu il fatto che venne ancora una volta ribadito il concetto di attiva promozione della salute come risorsa della vita quotidiana che mira al benessere. È utile leggere il primo articolo della Carta di Ottawa in quanto rappresenta una sintesi di quanto fin qui è stato detto: “Per raggiungere uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, un individuo o un gruppo deve essere capace di identificare e realizzare le proprie aspirazioni, di soddisfare i propri bisogni, di cambiare l’ambiente circostante o di farvi fronte. La salute è quindi vista come una risorsa per la vita quotidiana, non è l’obiettivo del vivere. La salute è un concetto positivo che valorizza le risorse personali e sociali, come pure le capacità fisiche. Quindi la promozione della salute non è una responsabilità esclusiva del settore sanitario, ma va al di là degli stili di vita e punta al benessere”. Nella Carta si passa quindi a chiarire che la promozione della salute e del benessere deve condurre a condizioni di vita e di lavoro sicure, stimolanti, soddisfacenti, oltre a puntare l’accento sulla necessità tanto di proteggere gli ambienti naturali ed artificiali, quanto di conservare le risorse naturali quali azioni comprimarie per ottenere tali fini. Si richiede quindi una valutazione sistematica degli effetti dell’ambiente sul benessere delle persone e un insieme di strategie mirate a stimolare cambiamenti nel singolo e nella collettività.
Terzo e ultimo atto, in apertura del millennio, la Conferenza di Bangkok nel 2005 ha rilanciato nuovamente le sfide per la promozione della salute e del benessere in un Mondo sempre più globalizzato, richiamando l’attenzione sulla necessità di politiche pubbliche coordinate e mirate a favorire e sviluppare beni e servizi più sani, ambienti igienici e non pericolosi, mettendo in questo modo gli individui nelle condizioni migliori per identificare e realizzare le proprie aspirazioni, soddisfare i propri bisogni e interagire al meglio con l’ambiente: ovverosia, scopo ultimo resta il raggiungimento di un completo benessere fisico, mentale, e sociale.
Passando dal piano normativo al piano specificamente socio-economico, anche sotto lo stimolo delle riflessioni e delle iniziative viste sopra, la ricerca del benessere, oggi identificato anche con il termine inglese di wellness, ha stimolato lo sviluppo di un fiorente settore commerciale-turistico che offre ai suoi clienti pacchetti integrati mirati al raggiungimento di un completo relax, fisico e mentale, grazie all’impiego di molteplici trattamenti, da quelli classici come la sauna, i massaggi e lo yoga, a quelli legati all’alimentazione sana (fitness, sport, dietetica) o all’estetica, per finire con la medicina alternativa o le attività genericamente di estrazione New Age. A differenza della medicina tradizionale, che persegue principalmente il benessere fisico del corpo, queste tecniche, ad oggi ritenute prive di fondamento scientifico (poiché non ancora verificate e studiate a sufficienza), mirano ad ottenere effetti migliorativi anche sugli altri aspetti dell´essere umano, in una visione più olistica.