La Chirurgia Pediatrica è quel ramo specialistico della medicina che si occupa di interventi chirurgici nei feti, neonati, bambini e adolescenti.
La disciplina include, ovviamente, anche competenze generali di chirurgia, con peculiarità che vengono applicate in base alle problematiche e alle esigenze dei pazienti ancora in via di sviluppo, i quali necessitano di conoscere specifiche, che differiscono rispetto agli stessi interventi applicati ai soggetti in età adulta.

CENNI STORICI

Negli scritti del passato non si trovano molte notizie sulle cure mediche riservate ai bambini, ma molte nozioni si possono ricavare in maniera indiretta da altri tipi di documenti.
Nell’antica Roma, ad esempio, tramite una legge promulgata da Romolo (771-716 a.C.), primo re della Città, possiamo venire a conoscenza del trattamento riservato ai bambini: se nascevano deformi, o erano delle secondogenite femmine, il padre era libero di ucciderli. Questa pratica, incredibile a dirsi, fu abolita solamente sotto l’Impero di Costantino (274 -337 d.C.). Non mancano invece le notizie sulle cure da dedicare ai bambini romani a partire dalla scelta della nutrice, raccomandazioni sull’igiene del corpo e gli esercizi suggeriti per rinforzare la costituzione fisica degli infanti. Il medico greco Sorano d’Efeso (98-128 d.C.) è la figura che ha lasciato una traccia più profonda: regalò alla civiltà antica il primo trattato di ginecologia e ostetricia, il De Morbis Mulierum, con numerosissime  informazioni riguardanti i bambini, dalla doppia legatura del cordone ombelicale, alle tecniche di fasciatura, alle cure per i primi disturbi.
Nel periodo medioevale, diversi medici arabi, a partire da Avicenna, analizzarono e studiarono con molta accuratezza diverse malattie infantili, incorporando le loro scoperte ed i loro scritti in libri e trattati che hanno contribuito a formare la base delle conoscenze pediatriche: furono fatte numerose conquiste nelle cure delle febbri esantematiche, meningite acuta, pleuriti, apoplessia, vomito nei bambini, morbillo, vaiolo e scarlattina.
In Italia, vissuto nel XV secolo, ricordiamo Paolo Bagellardo da Fiume, il quale lasciò ai posteri un libello trattante: epilessia, insonnia, eczemi cutanei, spasmi muscolari, malattie agli occhi, parotite, tonsillite, verminazione, ernia, disturbi alla dentizione e tosse nei bambini.
Rimanendo in Italia, nel Rinascimento, troviamo il medico italiano Mercuriale (1530-1606), annoverato anche tra i docenti dell’Università di Roma “La Sapienza”. Egli scrisse un trattato di tre libri sulle malattie interne, esterne infantili e le cure ad esse riservate.
Il secolo XVII non conobbe importanti scoperte in campo pediatrico, ma è comunque significativo per la grande quantità di libri sulla letteratura medica infantile che iniziarono a circolare, raggiungendo anche aree che erano rimaste più arretrate in questi studi.
In Italia lo Spedale degli Innocenti di Firenze, ed altre strutture sparse in tutta Europa, vennero edificati con l’intento di offrire cure specialistiche per i bambini: il XVIII secolo registra un’ingente proliferazione di iniziative atte a dare protezione e assistenza agli infanti. Particolare attenzione fu data alle malattie infettive come il vaiolo, causa del 10% della mortalità infantile. Fu Edward Jenner che, nel 1797, pose fine a questa piaga secolare: estrasse il siero dalle pustole delle mani di una mungitrice e lo inoculò in un bambino di otto anni. Il ragazzino non avvertì alcun malessere, neanche dopo la seconda dose ripetuta pochi mesi dopo. Il vaiolo era stato sconfitto con la scoperta del suo vaccino.
Finalmente, il XIX secolo, riconobbe a tutti gli effetti la pediatria come una disciplina a sé stante: furono usati i raggi X per la diagnostica infantile ed introdotte alcune significative novità come il dosaggio dei singoli componenti alimentari, a seconda delle necessità del bambino. Le malattie nervose infantili vennero approfondite, incrementando le conoscenze in campo neurologico: la paralisi celebrale spastica e la poliomielite, della quale la alterazione anatomica midollare, venne indagata dai neurologi Duchenne e Charcot verso la fine del secolo. Louis Pasteur (1822-1895) e Robert Koch (1843-1910) sono solo i più noti dei nomi di coloro che, infettivologi e microbiologi, hanno trovato metodi per sconfiggere i batteri provocanti le malattie infettive come il morbillo e la difterite.
Il 1802 fu l´anno di uno storico primato italiano: a Gaetano Pallone, Ludovico I di Borbone, affidò la prima cattedra di Pediatria, presso l’Università degli Studi di Firenze. Padova, Vienna, Roma e Parigi furono gli altri atenei che seguirono l’esempio fiorentino.
Nel 1860, il medico tedesco trasferitosi a New York, Abraham Jacobi (1830-1919), fondò la prima clinica pediatrica.
Lo studio approfondito della chirurgia pediatrica nacque a metà del XX secolo come terapia chirurgica di malformazioni congenite (presenti dalla nascita). Era un campo che necessitava ancora di nuovi metodi e nuove tecniche, e fu così che, in questo periodo la chirurgia pediatrica iniziò a stabilirsi più frequentemente negli ospedali per bambini. Uno dei primi luoghi, dove queste innovazioni furono apportate, fu l’Ospedale per Bambini di Filadelfia.
A partire dal 1940, sotto la guida chirurgica del dottor Everett Koop, molte nuove tecniche di anestesia endotracheale (la quale prevede il posizionamento di un tubo nella trachea) permisero di operare malformazioni nei neonati prima incurabili. Nei tardi anni ’70, il tasso di mortalità infantile dovuto a sindromi di gravi malattie congenite, venne ridotto quasi a zero.
Nel 1980 la sperimentazione di nuove tecniche di chirurgia fetale furono svolte su alcuni modelli di animali presso l´ Università della California di San Francisco dal dr. Michael Harrison ed i suoi colleghi di ricerca. Nel 1981, fu svolto da questa equipe medica il primo intervento nel campo: un caso di idronefrosi congenita, un blocco alle vie urinarie che causa la pericolosa estensione della vescica. Per correggere questa malformazione fu eseguita una vescicotomia (piccola incisione della vescica) e fu posizionato una catetere nel feto, in modo da consentire il rilascio normale dell’urina. Lo stesso catetere fu rimosso chirurgicamente dopo la nascita del bambino.

SCUOLE DI FORMAZIONE, UNIVERSITA´E CORSI DI AGGIORNAMENTO

La specializzazione in chirurgia pediatrica si consegue dopo la laurea in Medicina e Chirurgia (della durata di sei anni) e richiede la successiva frequenza ad una scuola di specializzazione in chirurgia pediatrica per la durata di sei anni presso diverse università italiane: Università degli studi di Bari, Chieti, Catania, Milano (Sacro Cuore), Napoli (Federico II), Padova, Siena e Roma (La Sapienza e Sacro Cuore).
Ognuna di queste offre un percorso di ricerca specifico in un ramo della chirurgia pediatrica come: oncologia pediatrica, fisiopatologia respiratoria pediatrica e neuro-oncologia pediatrica.
Per quanto invece riguarda i corsi di aggiornamento, in alcune regioni italiane, sono tenuti corsi ECM ( Educazione Continua in Medicina) per medici ed esperti del settore, come infermieri, assistenti sanitari ed altre professioni affini, consultabili on line dal sito http://www.corsiecm.com.

PRESENZA IN ITALIA ED EFFICACIA SULLA POPOLAZIONE

Secondo gli ultimi dati raccolti dalla Società Italiana di Chirurgia Pediatrica (nata nel 1963), le strutture specializzate adibite alla cura chirurgica del bambino sono distribuite in maniera disomogenea nel territorio italiano: la Valle d´Aosta, l´Umbria, il Molise e la Basilicata non ne dispongono, con una grande discrepanza anche tra nord e centro. In totale solo il 5% degli istituti di cura pubblici in Italia, offrono medici e posti letto in percentuali inferiori all´unità e ricoverano l´1% del totale dei ricoverati all´anno. Di conseguenza, vi possono essere fattori che non incoraggiano il settore della chirurgia pediatrica ad innalzarsi nel sistema sanitario italiano, ma anzi, ne mettono in discussione addirittura la sopravvivenza.
La prima causa di queste statistiche non promettenti può essere ricondotta al fenomeno denominato denatalità. Dopo l´incredibile boom di nascite che ha conosciuto il nostro paese negli anni ´60 e che ha conseguentemente permesso di elevare la disciplina della chirurgia pediatrica, questo periodo testimonia un grande crollo del numero di nuovi nati. Dal 1964 al 1995 la percentuale di bambini nati nell´anno si è dimezzata. Il trend negativo negli ultimi anni, tuttavia, si è leggermente ripreso grazie agli immigrati presenti sul territorio nazionale.
A questo dato demografico si aggiunge un problema di tipo “organizzativo” che si può riassumere con l´espressione di: inappropriatezza dei ricoveri. Solo la metà circa (al Nord) o anche meno (al Centro ed al Sud) dei pazienti dai 5 ai 14 anni sono infatti ricoverati in reparti a loro adeguati. Il dettato legislativo, che pone il limite dell´età evolutiva ai 18 anni, risulta poi del tutto disatteso per la parte relativa agli adolescenti dai 15 ai 17 anni, per i quali il ricovero in area pediatrica risulta essere un fatto del tutto accidentale (solo l´8,3% ).   In breve:  in Italia un bambino su tre risulta non ricoverato in un reparto a lui adatto.

TRATTATO DESCRITTIVO

La Chirurgia Pediatrica, branca della chirurgia applicata a soggetti di età pediatrica include, tra le sue specializzazioni, la chirurgia fetale e la chirurgia neonatale.
La chirurgia fetale copre una vasta gamma di tecniche chirurgiche utilizzate nel trattamento dei difetti di nascita. Il feto è operato nell’utero mentre è ancora in corso lo stato di gravidanza. Mentre la chirurgia neonatale, in realtà, definisce in gran parte la chirurgia pediatrica; è la branca che si occupa della cura chirurgica dei neonati. Non solo lo svolgimento della procedura chirurgica è importante, ma anche la preparazione pre-operatoria e la gestione post-operatoria sono fondamentali per un esito positivo.
Anche altre aree della chirurgia hanno le peculiarità di quella pediatrica come prerequisiti fondamentali: chirurgia cardiotoracica pediatrica, nefrologia pediatrica, neurochirurgia pediatrica, e chirurgia urologica pediatrica.
Diverse sono le patologie infantili più note che richiedono l’intervento della chirurgia pediatrica:
Malformazioni Congenite
– Difetti caratterizzati da un’anomalia della forma o della struttura di una parte del corpo, già presente nel nascituro dal momento del concepimento. Analizzeremo i casi più  frequenti.

Linfangioma

I linfangiomi sono malformazioni del sistema linfatico, che è la rete dei vasi responsabile del ritorno del liquido in eccesso proveniente dai tessuti verso il sistema venoso. Questo tipo di malformazioni possono verificarsi a qualsiasi età, coinvolgendo una qualunque parte del corpo; in ogni caso, il 90% dei casi si riscontrano in bambini di età inferiore ai due anni e coinvolgono, di solito, il cranio e il collo.
I linfagiomi sono generalmente diagnosticati prima della nascita grazie all’ecografia fetale.
La maggior parte di questi linfangiomi sono delle lesioni benigne che risultano semplicemente come una morbida massa pastosa a crescita lenta. Essi non hanno alcuna possibilità di divenire maligni proprio per questo vengono trattati solamente per ragioni estetiche. Raramente possono depositarsi su organi “critici” e risultare, di conseguenza, molto pericolosi come nel caso di un linfangioma che, comprimendo le vie respiratorie, provoca difficoltà nella respirazione.
I vari trattamenti possibili includono: l’aspirazione del linfangioma, la rimozione chirurgica, la rimozione con il laser e la scleroterapia (iniezione di farmaci nei vasi).
I linfangiomi sono stati tradizionalmente classificati in tre sottotipi: linfangiomi capillari, cavernosi e igromi cistici. Questa classificazione è basata sulle loro caratteristiche microscopiche. Un quarto sottotipo, l’ emangiolinfangioma è stato riconosciuto di recente.
LINFANGIOMI CAPILLARI: Sono composti da piccoli agglomerati di vasi linfatici dalla forma capillare solitamente localizzati nell’epidermide.
LINFANGIOMI CAVERNOSI: Sono composti da canali linfatici dilatati, solitamente invadono i tessuti circostanti.
IGROMI CISTICI: Sono cisti di grandi dimensioni colme di liquido di colore giallo paglierino ricco di proteine.
EMANGIOLINFANGIOMI: Come suggerisce la sua denominazione, sono dei linfangiomi con una componente vascolare.
I linfangiomi sono rari, pari al 4% di tutti i tumori vascolari nei bambini. Anche se possono manifestarsi a qualsiasi età: il 50% di questi sono riscontrabili al momento della nascita, e nel 90% dei casi sono evidenti dai 2 anni di età.
Ci sono tre tipi distinti di linfangioma, ognuno con sintomi propri. Essi si distinguono per la profondità e la dimensione dei vasi linfatici anormali, ma tutti implicano una malformazione del sistema linfatico. Il  linfangioma circoscritto si trova sulla superficie della pelle, gli altri due tipi si verificano più in profondità, sotto l’epidermide.
Circoscritto: è una piccolissima malformazione linfatica somigliante ad un raggruppamento di piccole vescicole di colore variabile dal rosa al rosso scuro. Di carattere benigno, non richiedono cure mediche particolari, anche se molti pazienti ne richiedono la rimozione per ragioni estetiche.
Cavernoso: in genere presente sin dalla nascita, ma potrebbe comparire anche negli anni successivi della vita del bambino. Queste masse sporgenti si manifestano in profondità, sotto la pelle, solitamente sul collo, sulla lingua e sulle labbra.
Possono variare molto in termini di dimensioni: dal centimetro di diametro, ad alcuni centimetri di larghezza. In certi casi possono attaccare un intero arto come una mano o un piede. Generalmente sono indolori ma potrebbero provocare un lieve dolore a causa della pressione esercitata sulla zona.
Igroma Cistico: molto simile all’igroma cavernoso ma di consistenza più morbida ed usata per indicare, in genere, i linfangiomi che si sviluppano nel feto. Nel 75% dei casi compare sul collo, ascelle o nell’area inguinale. Assomiglia ad un gonfio rigonfiamento sotto pelle.
La causa diretta di un linfangioma è un blocco del sistema linfatico al momento dello sviluppo del feto, anche se i sintomi divengono visibili solamente dopo la nascita del bambino. Il blocco può essere provocato da diversi fattori come l’uso di alcool ed infezioni virali durante la gravidanza.
Nel caso di igroma cistico, le cisti di grandi dimensioni possono provocare disfagia (disfunzioni dell’apparta digerente), problemi respiratori e gravi infezioni se la zona interessata è quella del collo. I pazienti affetti da questa patologia dovrebbero ricevere un’ analisi citogenetica (analisi che studia l’assetto cromosomico delle cellule) per determinare la presenza o meno di anomalie cromosomiche, mentre i genitori dovrebbero sottoporsi ad una consulenza genetica (caso uno dei due abbia o sia portatore di una malattia geneticamente determinata) poiché questa condizione potrebbe ripresentarsi nelle gravidanze successive.
Il tempo di ripresa dopo la rimozione di un linfangioma circoscritto o cavernoso è eccellente. Il liquido viene rilasciato donando un temporaneo sollievo così da procedere con la rimozione chirurgica.
Il linfangioma circoscritto può essere guarito se trattato con un fascio di luce emittente impulsi laser a coloranti (usa colorante organico come mezzo di amplificazione della luce), anche se questo potrebbe causare macchie color vino od altre lesioni vascolari.
Il trattamento per l’ igroma cistico comporta la rimozione del tessuto anomalo; la rimozione completa tuttavia risulta impossibile senza la rimozione di altre aree sane.

Labbro Leporino o Palatoschisi

La labio-palatoschisi (detta comunemente labbro leporino) o schisi labiopalatale, è una malformazione congenita dovuta ad un’anomalia di sviluppo. In Italia ne viene registrato circa 1 caso su mille.
Al livello morfologico, la patologia può variare da una piccola incisione sul labbro superiore del neonato, fino alla sua separazione completa che raggiunge le fosse nasali.
In genere il labbro leporino si accompagna ad anomalie delle cartilagini e delle ossa nasali e anomalie dei denti (assenza, deformazioni, denti in soprannumero).
A parte il fattore estetico ed i problemi connessi con il linguaggio, tale malformazione, facilitando la deviazione di cibo nelle vie respiratorie, causa immediati problemi durante l’ alimentazione del neonato.
Il trattamento consiste in un intervento di  chirurgia plastica, o maxillo-facciale, praticato in genere al primo o al secondo mese di vita, con una revisione del primo intervento riparativo all´età di quattro anni.

Atresia Esofagea

E’ una malformazione congenita dell’esofago che si verifica tra la terza e la quinta settimana di gravidanza. Nel 98% dei casi l’esofago è a fondo cieco ed è presente un moncone distale (atresia significa “mancanza”) che comunica con l’esofago stesso. Nell’86% dei casi, attraverso una fistola (dal latino fistola, da findre, fendere, è una comunicazione patologica, di forma tubulare, tra due strutture o tra due cavità dell’organismo tra esse e l´esterno) che comunica con la trachea.
Questa patologia viene diagnosticata quasi sempre dopo la nascita del bambino, solitamente sospettata nel momento della manovra di inserimento del sondino naso-gastrico (dal naso allo stomaco) o oro-gastrico (dalla bocca allo stomaco), la sonda non supera i dieci centimetri d’inserimento. Se ciò non è stato osservato, in seguito, si noterà uno stato di ipersalivazione, poiché l’esofago a fondo cieco impedisce alla saliva di giungere allo stomaco.
In caso di sospetto, deve essere effettuata al più presto una radiografia alla zona toracico-addominale. Dopo il ricovero nell’unità di terapia intensiva neonatale ed alcuni accertamenti (come analisi del sangue, esami strumentali…), il bambino viene preparato per l’intervento chirurgico consistente nella chiusura della fistola e la successiva ricanalizzazione dell’esofago.
La percentuale di riuscita dell´intervento oggi è dell´80% e la qualità di vita tende alla normalità.

Atresia Intestinale

Malformazione congenita dell’intestino: consiste nell’ostruzione di una sua porzione a causa del liquido amniotico, che il feto normalmente deglutisce, che non riesce a progredire attraverso l’intestino stesso. L’ atresia (ossia mancanza) si manifesta come un’ostruzione che comporta la distensione della porzione di intestino che precede l’atresia vera e propria e di conseguenza lo scarso sviluppo della porzione che segue. Le cause di questa patologia non sono ancora certe, si ipotizzano dei disturbi vascolari del feto quando si trova ancora dentro l’utero. La percentuale dei casi è uno su cinquemila. Non è quasi mai una malformazione ereditaria.
Solitamente durante l’ecografia del secondo trimestre, le anse intestinali appaiono dilatate (e continueranno a dilatarsi fino al termine della gravidanza).
È estremamente importante che il bambino nasca al termine della gravidanza da parto naturale. Subito dopo la nascita, per impedire che il bambino vomiti, gli verrà posizionato un sondino naso-gastrico, per fargli vuotare lo stomaco e l’intestino. Nel frattempo la sua alimentazione continuerà per via endovenosa (flebo).
Questa patologia, non costituisce un’urgenza, per questo, prima di procedere con l’intervento chirurgico, il bambino dovrà avere già raggiunto uno stato di equilibrio. È da sottolineare, che in questo periodo, i genitori potranno avere contatti con il neonato e, solitamente, è proprio il papà a stargli accanto nei momenti che precedono l’operazione.
Il chirurgo neonatale, durante l’operazione, eliminerà il tratto chiuso del duodeno (il tratto più corto dell´intestino), ripristinando in tal modo la continuità dell’intestino. Ripreso il regolare transito intestinale, l’alimentazione del bambino procederà con piccole quantità di latte sufficienti alla crescita. La qualità della vita futura del neonato sarà ottima nella maggior parte dei casi.

Stenosi Ipertrofica del Piloro

Consiste in un aumento dello spessore della parete muscolare del piloro, una valvola che regola il passaggio del cibo dallo stomaco all’intestino. Questa malformazione della parete non permette al cibo di scendere all’intestino, provocando un vomito “a getto”. Le cause di questa patologia è ancora oggi sconosciuta e la percentuale con cui si presenta è un caso su mille. Si può diagnosticare con una semplice ecografia. Confermata la diagnosi, l’alimentazione del bambino viene momentaneamente sospesa e continuata per via endovenosa (tramite flebo).
L’intervento chirurgico è il trattamento più efficace. Esso consiste in un’incisione, dopo un piccolo taglio attorno all’ombelico, della parete muscolare ispessita del piloro, riportando alla normalità il transito di cibo. L’alimentazione tornerà ad essere regolare dopo massimo ventiquattro ore dopo l’operazione (inizialmente verranno somministrati al neonato 40 ml di latte per tornare alla regolare quantità di latte nella terza giornata).

Patologie della Parete Addominale

Si verificano all’altezza dell’addome, l’area al di sotto del torace comprendente tre fasce di muscoli addominali e una fascia trasversale.

Onfalocele

E’ una patologia congenita della parete addominale dovuta ad un difetto di chiusura e di sviluppo  della suddetta parete. In corrispondenza della regione ombelicale si manifesta una mancanza di muscoli e di cute. Questa mancata chiusura (che generalmente si verifica entro la dodicesima settimana di gravidanza) dell’addome comporta la fuoriuscita di alcuni organi (stomaco, fegato, intestino). Le misure di questo difetto possono arrivare fino ad alcuni centimetri. La percentuale dei casi è di un bambino su cinquemila-seimila nati vivi. Non è una patologia ereditaria.
Durante l’ecografia (tra il primo e il secondo trimestre), viene visualizzato una sacca ricoperta da una membrana, all’interno della quale sono visibili uno o più organi addominali non racchiusi nell’addome.
È importante, durante la gravidanza, eseguire l’amniocentesi (prelievo di liquido amniotico) per individuare la presenza o meno di alterazioni cromosomiche, e tenere sotto controllo la crescita del feto tramite frequenti ecografie. È preferibile che il bambino nasca il più possibile vicino al termine di gravidanza. Il parto cesareo è consigliabile se l’onfalocele è di grandi dimensioni.
Immediatamente dopo la nascita il neonato, tramite un’incubatrice da trasporto, viene recato nel reparto di chirurgia neonatale e, dopo adeguati accertamenti (analisi del sangue, esami radiologici), si procederà con l’intervento chirurgico che verrà eseguito nelle prime ora di vita. Se l’onfalocele è di piccole dimensioni, la ricostruzione della parete addominale sarà immediata. In caso contrario la ricostruzione avverrà in più momenti.
La qualità della vita per il bambino sarà buona se l’onfalocele è di piccole dimensioni e non vi sono altre anomalie associate, altrimenti potrebbe essere differente se il difetto presenta dimensioni maggiori a causa di possibili complicanze nel sistema respiratorio e gastrointestinale.

Gastroschisi

E’ una patologia congenita della parte addominale consistente in un difetto di formazione della parete stessa che ne comporta la chiusura incompleta dei muscoli e dell’addome, generalmente, a destra dell’ombelico. Ne consegue la fuoriuscita di organi addominali come l’intestino. Le cause non sono ancora certe e la frequenza con cui la patologia si presenta è di circa una bambino su ventimila-diecimila nati vivi. Solitamente non è accompagnata da altre anomalie. Dall’ecografia effettuata durante il primo trimestre di gravidanza è possibile avere la visione delle anse intestinali a contatto con il liquido amniotico, fuori dall’addome del feto che presenta una piccola apertura. In ogni caso durante la gravidanza il difetto tende a rimanere invariato in termini di diametro e quantità di anse intestinali libere nel liquido.  Invece, l’intestino erniato, fuoriuscito, con il passare del tempo, può vedere aumentare lo spessore delle pareti intestinali a causa o di un’irrorazione sanguigna alterata, o per un sovraccarico di sangue nei vasi che irrorano la porzione di intestino all’interno dell’addome. Durante la gravidanza è importante eseguire regolarmente controlli per monitorare lo sviluppo del feto ed il suo benessere, lo spessore delle anse intestinali erniate e la quantità di liquido amniotico. È preferibile che il bambino nasca il più possibile vicino al termine di gravidanza. Dopo il parto è necessario ricostruire, il prima possibile, la parete addominale per evitare il contatto dell’intestino con eventuali batteri presenti nell’aria. L’operazione chirurgica ha il fine di riposizionare le anse intestinali fuoriuscite nella cavità addominale e chiudere l’apertura.
Il nutrimento, nella fase post-operatoria, verrà garantito al bambino tramite una flebo e un sondino naso-gastrico per depurare le secrezioni che si depositano nello stomaco. Il problema più importante che si riscontrerà in questa fase è quello di una scarsa motilità intestinale (movimento dell’intestino), che influenzerà i tempi e i modo dell’alimentazione (di solito le normali funzioni riprendono dopo circa tre settimane o variano a seconda delle condizioni dell’intestino al momento della nascita).
Nonostante la lenta ripresa, la qualità della vita del bambino sarà buona.
Deformità del Petto: Pectus Excavatum

Si presenta come un’inflessione della gabbia toracica verso l’interno fin dai primissimi mesi di vita fino ad arrivare a peggiorare nell’età adolescenziale. La frequenza dei casi è di un bambino su mille. Le cause non sono ancora certe, ma si ipotizza un’origine genetica della patologia in quanto, sono più frequenti i casi all’interno di una stessa famiglia. Talvolta i segni di questo difetto possono essere più o meno evidenti. I sintomi tipici della malformazione possono essere p