“Maturità nell´uomo equivale ad aver ritrovata la serietà che da bambini si metteva nei giuochi”. Nietzsche ( Al di là del Bene e dei Male) nella sua citazione mette in risalto i bambini, base e futuro della società. E di certo non servono dissertazioni scientifiche e studi di settore per stabilirlo. Quindi perché stupirsi se per capire i bambini, si tirano in ballo gli adulti? Loro, ì bambini, sono liberi mentalmente e se anche appaiono facili da influenzare, entrare nel loro mondo è difficile ed è concesso solo per brevi periodi. Si può attirare la loro attenzione con giocattoli colorati e sorprese ben ingegnate, ma ben presto, tranne in casi particolari, torneranno nel loro mondo fatto di cose, che per gli adulti sono difficili da comprendere. Sarà per questo che Nietzsche li erge a modello, quando spiega che, per capire cosa significa credere ciecamente in qualcosa, potrebbe anche bastare soffermarsi a guardare un bambino che gioca. In effetti, tutto quello che accade intorno a lui in quei momenti, compreso il tempo che scorre, perde di importanza: i bambini si concentrano sul gioco con la serietà più assoluta. Jean Piaget amava sottolineare che la psicologia dei piccoli è una materia a se stante, giammai definibile al pari di quella di un adulto in scala ridotta. Comportamenti, atteggiamenti e pensieri, figli di un mondo diverso da quello dei grandi, che purtroppo riescono a danneggiare almeno quanto ad aiutare i loro piccoli. In Italia sono sorte per motivi come questo, organizzazioni di volontariato che si occupano del problema della violenza sui minori: “Telefono Azzurro”, “Save the Children” (sezione italiana), “SOS Villaggi dei Bambini” (Villaggi SOS in Italia), “Artemisia” e “Telefono Arcobaleno”.

Il pensiero del bambino, presenta modalità e processi profondamente diversi da quelli dell’adulto che si sviluppano nel tempo, seguendo tappe abbastanza costanti, per giungere alla complessità del pensiero operatorio formale.
Senza troppo entrare nel merito specifico si può asserire che il bambino nasce con un patrimonio genetico che costituisce la base dello sviluppo sia biologico sia mentale. La crescita avviene nell´incontro tra strategie innate e rapporto con la realtà: da questo incontro, sulla base delle esperienze, le strategie iniziali non solo cambiano, ma diventano sempre più complesse.
I bambini fin dalla nascita, sono fondamentalmente degli “esploratori”; soggetti attivi di ricerca che si rapportano con l’ambiente sulla base di due processi: l’assimilazione e l’accomodamento. L’assimilazione è il processo mediante il quale le nuove esperienze e le nuove informazioni vengono assorbite e poi elaborate, in modo da adattarsi alle strutture già esistenti. L’accomodamento è il processo fondamentale che comporta la modificazione delle idee o delle strategie, a seguito delle nuove esperienze.
Il bambino mentre si adatta al mondo, costruisce i propri schemi mentali, rendendoli sempre più complessi. Di base lo fa con il gioco, che è il centro della vita e l’attività principale di una giornata.
I giochi dei bambini, si differenziano a seconda del loro sviluppo cognitivo e non prevedono, nelle prime fasi, l’interazione con altri bambini. Entrando nel campo della Psicologia, Garvey (1977) scrive che il gioco è l’attività prediletta dai bambini perché è divertente e piacevole, spontaneo, scelto liberamente e volontario, e non è finalizzato ad un obiettivo pratico. Per quanto riguarda la classificazione dei giochi, si torna a Piaget che sostiene come l’organizzazione dell’attività ludica vari in funzione dell’evoluzione cognitiva. Per cui esistono:
  • Giochi di esercizio, (periodo senso-motorio – dalla nascita fino a 2 anni di vita) Il bambino utilizza azioni semplici (come far rotolare una pallina etc.) che integra e arricchisce progressivamente con sempre nuove informazioni ricevute dall’ambiente circostante.
  • Giochi simbolici, (periodo preoperatorio e delle operazioni concrete ; 2-8 anni) Sono contraddistinti dalla comparsa della funzione della simbolizzazione cioè della capacità di trattare un oggetto come se fosse un’altra cosa, il gioco del “far finta di”.
  • Giochi di regole, Riflettono i processi di socializzazione del bambino. Prevedono inizialmente un’imitazione del gioco dei bambini più grandi per poi organizzarsi con regole autonome in genere verso i 7-8 anni.
Da questa fase in poi, comincia il periodo che porterà a cambiamenti ancora più rapidi, sia dal punto di vista mentale sia da quello fisico. Consuetudine e studi di settore portano a definire i bambini, tali fino a 10 anni, dopo di che per loro si comincerà ad utilizzare l´appellativo di ragazzini. (Fonte: http://www.medicoebambino.com).
La branca della medicina che si occupa dello sviluppo psicofisico dei bambini e della diagnosi e terapia delle malattie infantili è la Pediatria. Si comincia con la neonatologia, che è la parte della pediatria stessa che si occupa dei neonati entro il primo mese di vita. La cooperazione tra pediatria e ostetricia permette di prevenire le malformazioni del feto e di curare le malattie dalla nascita. A riprova dell’importanza che da secoli riveste la medicina applicata ai bambini, il fatto che già ai tempi del Rinascimento le infermità iniziassero ad essere considerate separatamente da quelle degli adulti. In tempi moderni, si arriva a considerare con la giusta attenzione la materia. Nel XIX secolo cominciano ad aprirsi centri dedicati allo studio delle malattie infantili, e così, in Europa (in Francia e Germania i primi) e nel nord America, si creano i primi ospedali pediatrici moderni.
Per ottenere la qualifica di pediatra in Italia, si deve frequentare la scuola di specializzazione in pediatria (che dura 5 anni) a cui si può accedere solo dopo la laurea in medicina e chirurgia e l´abilitazione alla professione medica. Un termine di paragone lo facciamo con gli USA, dove i requisiti per diventare pediatra partono da quattro anni di college, dopo i quali si studia medicina per altri quattro anni. Dopo aver completato lo studio di medicina si richiede una specializzazione di tre anni in pediatria. Infine, per essere ufficialmente riconosciuto come tale e lavorare con i suoi piccoli pazienti, il pediatra deve iscriversi all´Albo dei Pediatri.