“La bellezza è donna”; “Bellezza è un tramonto sullo Stretto del Bosforo”; “Bellezza è lo sguardo di un bambino al quale hai fatto una carezza”; “La Venere di Milo è la bellezza per eccellenza”. Bellezza significa ognuna e tantissime altre cose come queste. La realtà è che bellezza equivale ad un termine estremamente soggettivo. Durante la sua storia, l’uomo ha mutato usi e costumi attraversando epoche che oggi appaiono lontanissime fra loro. Siamo giunti alla conclusione che non esiste un canone di bellezza assoluta, un ideale che abbia attraversato i tempi, immutabile ed al di sopra della consuetudini e del modo di vivere.
Diversamente, i canoni di bellezza appaiono legati alle epoche ed alla situazione economica e sociale del popolo al quale facciamo riferimento. Studi antropologici riportano che gli antichi egizi amavano il loro corpo e lo curavano regolarmente. Non si evidenziano rigidi canoni di bellezza relativi alla struttura fisica, ma nell´antico Egitto si dava notevole importanza alla cura del corpo, prerogativa delle caste superiori.
La pulizia iniziava con un bagno profumato, durante il quale gli uomini e le donne si frizionavano con il natron (fango del Nilo), si proseguiva poi con una esfoliazione di suabu (impasto di ceneri ed argilla, paragonabile ad una maschera per la pelle dei giorni nostri) e con un massaggio a base di oli profumati. Il trucco veniva usato per dare risalto agli occhi ed al seno per esaltare il magnetismo d´insieme, che secondo i dettami dell’epoca, viso e corpo sapevano emanare. In seguito, le rappresentazioni più curiose ed interessanti che sono giunte fino a noi rappresentano una figura snella, in cui le curve tipiche del corpo maschile (spalle accentuate) e femminile (seno e fianchi) sono ben disegnate; siamo ancora in una società in cui il ruolo rilevante femminile era quello della maternità.
Nei periodi più poveri e bui, in cui la mortalità era alta, l’ideale di bellezza femminile richiama sempre la maternità, perché è questa Tunica che può assicurare la sopravvivenza della comunità nelle generazioni. Ecco quindi l’ideale di donna robusta, dalle curve femminili fortemente accentuate.
Lo stesso ideale caratterizza quelle società in cui la donna è considerata soprattutto moglie e madre, o addirittura una proprietà del marito, la sua pienezza nelle forme diventa status-symbol del successo economico del capo famiglia.
La storia racconta che il primo a giungere alla creazione di un canone di bellezza fu lo scultore greco del primo periodo classico Policleto di Argo (V secolo a.C.) che, dopo aver preso le misure di diverse parti del corpo ad un certo numero di uomini, arrivò a definire delle misure medie, imponendole come ideali. Policleto scolpisce dunque un corpo ideale, ma possibile, le cui proporzioni sarebbero desunte dalla natura. Dopo questi studi Policleto scrive un trattato (Il Canone, dal greco kanon cioè “regola”), in cui descrive le perfette proporzioni del corpo umano, oggi purtroppo andato perduto. In epoca medioevale la bellezza fisica venne considerata dominio del Maligno, e rappresentata solo come attributo della Madonna e dei Santi. La bellezza maschile in quei tempi non era attributo valorizzato. Il corpo viene nascosto da strati di abiti, ampiamente panneggiati quasi a celarne la vera forma. Sono rappresentati nudi solo i progenitori o il Cristo in croce, i cui corpi esprimono la sofferenza legata al peccato. La tendenza cambia nel periodo rinascimentale, quando avviene la riscoperta del corpo come oggetto positivo, incentrata soprattutto sulla donna, che appare florida e portatrice di gioia, ispiratrice dell´amor cortese. Il maschio è rappresentato solitamente in maniera più realistica, meno idealizzata; la ritrattistica comincia ad avere una decisa ripresa. Saltando a pie pari secoli di storia dell’uomo, arriviamo al periodo successivo al primo conflitto mondiale, gli anni ´30. Forti ragioni sociali favorirono l’affermarsi di un modello di bellezza femminile più atletico, caratterizzato dalla vita stretta e dai capelli corti che risaltano il collo, che appare però esile e delicato. Nel secondo dopoguerra, insieme a miseria e distruzione ritorna un ideale di donna barocca estremamente femminile, con forme procaci evidenziate da generose scollature.
La società ed i media cercano di indirizzare il pensiero di bellezza verso un valore assoluto che abbia canoni ben precisi, giunti fino a noi dalla notte dei tempi. In realtà, che la bellezza sia un valore, specialmente ai tempi d’oggi è discutibile per alcuni aspetti è indiscutibilmente un vantaggio in settori come TV e Cinema, solo per citarne un paio. Questo tipo di pensiero arriva a noi e si sviluppa grazie a prodotti specifici divenuti fattori importanti per certi ceti sociali medio alti. La bellezza, intesa come star bene con se stessi e con gli altri, anche grazie ad una condizione ed una presenza fisica notevole, trova alleati nei Centri Benessere, e la Chirurgia plastica. Nei cosiddetti Wellness Centre (dove si cerca il benessere), punti d´incontro e centri di attività fisica con annesse strutture SFA all´avanguardia, si cura ogni aspetto della bellezza. Si bada a rilassare la mente, scaricando lo stress attraverso massaggi, bagni termali e corsi specifici sul relax, e rinforzare il fisico con palestra, piscina e attività sportive di ogni genere. Divenuti veri e propri “must” della società moderna, i Centri Benessere realizzano la base di uno star bene che poi, in casi particolari, la Chirurgia estetica provvede a limare, riducendo anche le più piccole imperfezioni. Il tutto agevolato ma anche influenzato dalla rapidissima diffusione di Internet e dei milioni di pagine a disposizione di tutti gli internauti della rete mondiale, che contribuiscono ad alimentare dubbi e perplessità sui reali canoni della bellezza.