Da sempre l’essere umano lavora per nutrirsi. Il lavoro come esercizio fisico alla ricerca del cibo caratterizza la giornata dei primi uomini sulla terra. Tempi e modalità, dovute all’evoluzione, modificano progressivamente questo status, e così, senza girovagare troppo nelle varie epoche, si riesce ad affermare che oggi, dopo migliaia di anni, si parla di lavoro anche in riferimento a passatempi come lo sport ed il computer. Una delle verità che questo) XXI secolo porta in dote è che il lavoro, la fatica ad esso connessa, e il benessere che smaniosamente si cerca di questi tempi, sono elementi ben intrecciati tra loro.

Si, perché in fondo l´etimologia del termine riporta al latino labor (fatica).
Spesso, sui testi di letteratura classica si trovano frasi tipo “durar fatica” e “operar faticando”. Grazie alla geografia italiana e le sue tante regioni, scandite da dialetti che in certi casi sarebbero da catalogare come vere e proprie lingue ufficiali, ci ritroviamo ad utilizzare termini come “faticare”, “andare a faticare” (esempi arrivano dal dialetto salentino e quello napoletano), per intendere “lavorare” e “andare a lavorare”.
Abbiamo chiesto ad un giovanissimo garzone di bottega cosa significa lavoro. Con un misto di schiettezza e faccia tosta la sua risposta è arrivata immediata: “Lavorare significa occupare il tempo nel fare qualcosa, per un vantaggio economico”. Non a caso, con il termine occupato si definisce lo status del lavoratore, e con il suo opposto, disoccupato, si definisce quello di chi non ha lavoro.
Il lavoratore ha generalmente una controparte, con la quale instaura un rapporto lavorativo. Nel caso di lavoro subordinato è il datore di lavoro. Il rapporto è regolato da norme e situazioni contrattuali stipulate su base nazionale, secondo il settore di attività. Nel caso di lavoro autonomo e libera professione è il cliente. In questo caso, il rapporto è regolato da accordi di fornitura di beni o servizi. Quale che sia la controparte il rapporto di lavoro deve rispondere alle norme più alte e generali del Diritto privato; nello specifico si tratta di Diritto commerciale e Diritto del lavoro. Ma entriamo ancora di più nello specifico. Il lavoro subordinato è anche denominato impiego(da cui proviene il termine impiegato).
Quest’ultimo termine, tuttavia, è spesso utilizzato per indicare una specifica categoria di lavoratore che generalmente include lavori d´ufficio (per il quale si è alle prese con contabilità, fatturazione, amministrazione, pianificazione, inserimento dati e così via), spesso in contrapposizione a quella di operaio (lavori quasi sempre legati alla manualità).
Altre categorie, pressoché legate alla gerarchia, responsabilità e retribuzione sono “i quadri “e i “dirigenti”.
Per chiudere la panoramica sulle diverse terminologie legate al lavoro e le sue definizioni, citiamo una consuetudine, tipica di ambienti industriali, che distingue il lavoro intellettuale, dove prevale la capacità mentale, dal lavoro fisico, dove prevale la capacità fisica. In ogni caso, per chiunque faccia parte delle risorse umane di una struttura aziendale, il benessere sul lavoro va ricercato (dal lavoratore) e offerto (dall’azienda).
Una volta si diceva:”si lavora per vivere, per sbarcare il lunario”, e in effetti questa affermazione non è del tutto errata.
Noi viviamo grazie ai lavoro e alle piccole soddisfazioni giornaliere che sono, in un certo qual modo, una forma particolare di benessere.
Quello stesso lavoro che per alcune persone è al centro di tutto, una specie di “unica ragione di vita”, spesso significa anche fatica e sofferenza per problematiche legate a bisogni economici. E allora, benessere oggi giorno può anche essere riuscire a fare il lavoro che si ama. Poter fare quello per cui si ha studiato e rappresenta una passione, distingue poche individualità che sembrano non sentire il peso di lunghe giornate passate a lavorare; l’attività lavorativa di conseguenza risulta più scorrevole, e non sprecando tempo si riesce anche a trovare un po´ di tempo libero per se stessi. Risultato: la qualità del lavoro svolta è migliore, e cresce addirittura nel momento in cui ci si trova la sintonia giusta con l’ambiente lavorativo. In questi casi la motivazione gioca un ruolo assolutamente determinante.
L’analisi del fenomeno è semplice e veloce. Il benessere sul lavoro è determinato da una serie di fattori logistici, economici, ambientali e sociali, ma soprattutto relazionali.
Il sistema relazionale che troviamo in un’azienda, pubblica o privata che sia, è ciò che “colora” la giornata lavorativa del singolo impiegato, ed è ciò che traspare all´esterno, nelle relazioni con i clienti, i fornitori, gli utenti.
Un sano e sereno sistema di relazioni interne condiziona positivamente il conseguimento degli obiettivi aziendali.
Le aziende oggi sono quindi chiamate ad investire in questo settore, con interventi diretti e mirati al miglioramento delle competenze trasversali dei propri dipendenti.
Per competenze trasversali si intendono quelle abilità che, a prescindere dalle capacità tecniche specifiche dei singoli, necessarie per lo svolgimento del proprio lavoro, ne determinano fortemente la qualità.
Sapere comunicare correttamente, sapere risolvere i problemi, gestire le situazioni difficili, saper gestire il proprio tempo, lavorare in gruppo, essere creativi sono solo alcune di esse.
Un corretto investimento formativo nelle competenze trasversali dei propri dipendenti ne migliorerà la performance e la soddisfazione lavorativa, prevenendo casi di disagio, disaffezione, licenziamento e nei casi estremi, mobbing.