Allergologia è la branca della medicina che si occupa dello studio e della cura delle allergie. Essa fonda le sue radici nell´immunologia, con cui condivide argomenti d’interesse.
Infatti l’allergia può essere considerata un malfunzionamento del sistema immunitario, che risponde in modo molto attivo anche nei confronti di sostanze che sono tollerate dalla maggior parte della popolazione perché, di norma, non sono pericolose o dannose per il corretto funzionamento dell´organismo. Queste sostanze prendono il nome di allergeni.
Proprio perché alla base delle allergie vi è l’attività del sistema immunitario, gli allergologi lavorano gomito a gomito con gli specialisti dell´immunologia clinica e le due specialità sono pressoché inseparabili.
Stabilire se un individuo sia più o meno sensibile a un allergene è di primaria importanza per cercare di evitare il contatto con esso e, quindi, prevenire la reazione allergica. Perciò questa disciplina si occupa dello studio delle cause delle allergie, dei meccanismi che sono alla base delle manifestazioni allergiche e dei metodi per la loro cura. In questo modo è stato possibile sviluppare test diagnostici per correlare manifestazioni allergiche alla sostanza che ne è responsabile e, oggi, è possibile scegliere la strategia preventiva o terapeutica più opportuna caso per caso.

Allergologia, Cenni Storici 

Allergologia può essere considerata un ramo delle scienze mediche relativamente recente, figlio del  più ampio settore dell´immunologia. Se, infatti, le reazioni allergiche hanno mietuto vittime in tempi molto remoti, come ci raccontano i geroglifici ritrovati nella tomba del faraone Menes, che sarebbe morto in seguito alla reazione allergica scatenata dalla puntura di un insetto (2621 a.C.). Solo nell´ultimo secolo e mezzo sono state accuratamente descritte e classificate malattie definite allergiche e i meccanismi immunologici che portano allo sviluppo di queste patologie sono stati chiariti nell´ultimo cinquantennio. In questo periodo le ricerche e le scoperte si sono susseguite a ritmo serrato.

La preistoria dell´allergologia

Già nell´antichità medici come Ippocrate (460-370 a.C.) e Galeno (129-210 d.C.) curavano l´allergia alimentare, ma senza alcuna consapevolezza del fenomeno immunologico che stava alla base della malattia.
Casi celebri di allergie sono poi comparsi nella storia: il figlio dell’imperatore Claudio, Britannico, era allergico e ogni volta che si avvicinava ad un cavallo sviluppava un arrossamento cutaneo e un’insistente lacrimazione. A causa di questo disturbo, l’onore di cavalcare a fianco dell’imperatore fu attribuito a Nerone, figlio adottivo di Claudio che ne eredità anche il trono. Tuttavia, fu necessario aspettare il XIX secolo perché iniziasse l’era scientifica dell’allergia. Infatti la prima vera sostanziale innovazione nel campo dell’allergologia è associata allo studio dei fenomeni di sensibilizzazione oggi più diffusi, la cosiddetta febbre da fieno che si definisce più correttamente come “rinite allergica stagionale“.
Riportata alla Royal Medical Society nel 1819 dal medico inglese John Bostock, egli comprese che il disturbo a carico delle vie respiratorie non aveva nulla a che fare con una semplice febbre. Gli studi condotti tra il 1873 e il 1880 da Charles Blackley dimostrano che era causata dai polloni delle graminacee. In particolare, nel corso delle sue ricerche Blackley riprodusse i sintomi della malattia installando nel naso un estratto pollinico, effettuando, così il primo test di scatenamento della storia. Diede, inoltre, il primo esempio di Prick test della storia, osservò che i pazienti con febbre da fieno sviluppano gonfiore ed eritema se nella cute precedentemente graffiata veniva posto un estratto pollinico. Infine, dimostrò la correlazione tra la presenza dei pollini nell’aria e la presenza dei sintomi, dando, così, nascita alla scienza dell’aerobiologia.
Qualche anno più tardi, nel 1901, durante una crociera oceanografica sullo yacht Princesse Alice II il principe Alberto I di Monaco chiese a Paul Portier e Charles Richet, illustri ricercatori dell’epoca, di studiare la possibilità di ottenere un’antitossina contro il veleno di alcuni anemoni di mare. Gli esperimenti iniziarono con la somministrazione della tossina a dei cani; alcuni degli animali a cui era stata praticata l´iniezione morirono, ma il fenomeno fu considerato accidentale. Praticarono poi una seconda somministrazione per individuare cani che avessero sviluppato una protezione nei confronti della tossina, ma alcuni degli animali che erano sopravvissuti alla prima inoculazione morivano, soprattutto se la somministrazione veniva praticata a una distanza di 14-23 giorni dalla precedente e indipendentemente dalla dose di tossina iniettata. I fenomeno fu chiamato anafilassi, in contrasto con il termine profilassi (che indica una protezione), dal greco ana (contro) phylaxis (protezione).
Erano state gettate le basi per la comprensione dei fenomeni allergici. Infatti, nei loro studi successivi, Portier e Richet, dimostrarono che il fenomeno che avevano osservato era basato sull’attivazione di una risposta immune. Per ottenere la reazione anafilattica dovevano trascorrere almeno 10 giorni tra le due somministrazioni della tossina e lo stato di sensibilizzazione durava molte settimane.
Questi studi valsero ai due scienziati l´assegnazione del premio Nobel per la Medicina e la Fisiologia del 1913.
Il termine allergia fu coniato qualche anno dopo i lavori di Portier e Richet, da Clemens von Pirquet. Pediatra austriaco dei primi del ´900, Pirquet riconobbe che in alcuni fenomeni il sistema immunitario può svolgere un ruolo dannoso. I suoi studi prevedevano la somministrazione di sieri di origine equina che, come nel caso di Portier e Richet, evidenziarono come la conseguente reazione (detta B) poteva essere più grave e accelerata nei pazienti che ne avevano già ricevuto una dose, richiedendo solo 3-4 giorni rispetto alle 1-2 settimane dalla prima somministrazione. Per indicare questa reazione alterata alla somministrazione di un antigene furono utilizzati i termini allos ed ergon, dal greco: altra forza. Perciò l´allergia è una reazione modificata del sistema immune.
Nel 1911 Leonard Noon al St Mary´s Hospital di Londra propone la prima forma di immunoterapia, mentre nel 1937 il chimico Daniel Bovet sintetizzò il primo farmaco antistaminico e nel 1948 Philipe Henech e Edward Kendall scoprirono il ruolo degli ormoni steroidei nell´infiammazione e nelle reazioni alla base dell´allergia. L´immunoterapia desensibilizzante, gli antistaminici e gli steroidi vengono usati tutt’oggi con successo per la cura delle allergie.

L´epoca classica dell´allergologia

Risulta sin da qui chiaro come la storia dell’allergologia sia totalmente contemporanea allo sviluppo dell’immunologia e delle scoperte riguardanti i meccanismi che sono alla base della risposta immunitaria.
Nel 1953 James Riley e Geoffrey West scoprirono le cellule che contengono granuli di  istamina (mastociti) e che questa viene liberata per interazione dell´allergene con gli stessi mastociti. Inoltre già nel 1920 Prausnitz e Küstner avevano identificato come alla base della reazione allergica ci fosse una componente serica, che chiamarono reagina, ma solo nel 1967 i coniugi giapponesi Kimishige e Teruko Ishizaka scoprirono il ruolo degli anticorpi IgE  nelle manifestazioni allergiche.
Questa scoperta ha rivoluzionato il mondo dell´allergologia, come dimostrato dai progressi che si sono susseguiti negli anni successivi.
Nel 1967 Gunnar Johansson mise a punto il radioallergosorbent test (RAST) per la rilevazione delle IgE. La seconda generazione di metodi per il dosaggio di questi anticorpi risale alla fine degli anni ´80 e attualmente si hanno a disposizione le metodiche di terza generazione.
È così iniziata l’era molecolare, che pone le premesse per un cambiamento epocale in diagnostica, nella terapia e nella standardizzazione dei preparati per la diagnosi e la terapia.
Grazie anche al lavoro e alle ricerche finanziate in seguito a queste scoperte l’industria farmaceutica è riuscita a mettere a punto sostanze in grado di intervenire sull’ipersensibilità del sistema immunitario e sui sintomi provocati da rilascio di istamina.
Attualmente si hanno a disposizione molte informazioni sulle singole tipologie di allergia. Tra le scoperte più recenti nel campo dell’immunologia delle allergie un posto particolare meritano i leucotrieni, sostanze coinvolte nei sistemi di anafilassi e in manifestazioni di reazioni allergiche come l’asma. Per questa scoperta Bengt Samuelsson ha vinto il premio Nobel per la Medicina e la Fisiologia nel 1982. Oggi sono a disposizione farmaci che hanno la capacità di contrastare gli effetti negativi di questi mediatori e gli antileucotrieni sono fra le armi più recenti e più potenti per combattere i sintomi allergici e asmatici.
Nei prossimi 10 anni è ancora prevista una crescita straordinaria delle conoscenze e delle applicazioni pratiche sia nel settore della terapia bio-farmacologica, sia in quello dei trattamenti tradizionali.

L’ Allergologia e l’Immunologia Clinica in Italia

Nel nostro Paese la storia dell’allergologia e dell’immunologia clinica ha avuto inizio nei primi anni del XX secolo con gli studi condotti da Cesare Frugoni, Giuseppe Sanarelli e Amilcare Zironi, che destarono subito l´interesse del mondo scientifico e portarono alla nascita, nel 1935, della prima rivista europea di allergologia, I Quaderni dell’Allergia, ad opera dei Professori Sangiorgi e Maggioni. Le discussioni maturate attorno all’attività della rivista suggerirono ad alcuni allergologi italiani la fondazione dell’Associazione Italiana per lo studio dell’Allergia prima e la Società Italiana di Allergologia nel 1953.
La stretta correlazione emergente tra l’allergologia e l’immunologia ha fatto sì che queste associazioni si trasformassero nella Società Italiana di Allergologia e Immunologia Clinica (SIAIC), cui si deve l’inserimento dell’Allergologia e dell’Immunologia Clinica fra le discipline ospedaliere e le branche specialistiche ambulatoriali (1987-1990). Contemporaneamente la società si è impegnata per migliorare la comunicazione interna ed esterna; per questo nel biennio 1989-91 è stato concepito Il Giornale Italiano di Allergologia ed Immunologia Clinica, che oltre a rappresentare uno strumento di aggiornamento sempre più valido per i Soci, si propone di competere con le più qualificate riviste specialistiche straniere.

PRESENZA IN ITALIA ED INFLUENZA SULLA POPOLAZIONE

allergia è una delle più importanti patologie croniche, la cui incidenza è inferiore solo a quella di osteoporosi, artrosi e ipertensione. Negli ultimi vent´anni è stato osservato un costante aumento dei fenomeni allergici riportati e i soggetti più vulnerabili agli allergeni sono gli immunodepressi, le persone anziane, e bambini e le donne in gravidanza. Secondo uno studio epidemiologico condotto dalla Società Europea di Allergologia, quasi il 40 per cento della popolazione ha una predisposizione a sviluppare allergie; la crescita è dovuta sia all’aumento delle sostanze a cui l’organismo è esposto, sia a una consapevolezza sempre più diffusa della malattia.
In Europa gli allergici sono ottanta milioni di persone e il 26% della popolazione italiana è vittima di un´allergia: alimentare (frumento, latte, albume, arachidi e altri cibi), ambientale (pollini, acari, cosmetici, profumi per la casa, fumo, punture di insetti, ecc.) o ai farmaci (soprattutto FANS – farmaci antinfiammatori non steroidei – ma anche antibiotici o anestetici ed altri ancora). Nella metà dei casi un allergico soffre di asma bronchiale, la cui incidenza è raddoppiata negli ultimi 10 anni, arrivando a superare il 10% nella popolazione di alcuni centri urbani. In un caso su tre l’individuo allergico è un bambino: studi epidemiologici sulla popolazione infantile hanno rilevato che la prevalenza della dermatite atopica è passata da 3% osservabile negli anni ´60 al 10-15% attuale. Anche la frequenza di casi di rinite allergica è in aumento, con una media in questi anni del 10%.
La qualità della vita  di un soggetto allergico risente molto delle manifestazioni dell´allergia: dagli starnuti alla congestione nasale, per arrivare ai disturbi del sonno, che si riflettono in una sonnolenza durante il giorno che causa, tra gli altri inconvenienti, una diminuzione della produttività sul lavoro. Tuttavia, il dibattito sulla pericolosità delle allergie è ancora aperto, soprattutto a causa della confusione che spesso si genera nella distinzione tra allergia propriamente detta e intolleranza. Se è universalmente riconosciuta la gravità dello shock anafilattico, alcuni ricercatori sottolineano che la mortalità infantile è ben al di sotto delle soglie di preoccupazione. D´altra parte, se nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di problemi affrontabili, le terapie non sono sempre efficaci; questo giustifica l´elevato interesse che gli studi e le novità in campo allergologico riscuotono tuttora.
Gli ultimi dati riguardanti la diffusione delle allergie nella popolazione italiana provengono da un’indagine condotta da Eurisko, il più importante istituto operante in Italia nelle ricerche sul consumatore. Il campione preso in considerazione è composto da 14000 persone dai 15 anni di età in su, 1000 per regione, alle quali è stato chiesto a quale età è cominciato il disturbo, quali sono i sintomi che avverte e di preferenza quando, se i disturbi allergici compromettono e in quale misura la qualità della vita.
Dall’analisi dei dati raccolti emersero grandi differenze tra una regione e l’altra. I soggetti più colpiti sono le donne, che rappresentano il 61% di coloro che hanno risposto di soffrire di pruriti, riniti e altro. Inoltre, l’allergia è risultata essere un disturbo molto frequente tra i giovani (il 58% degli allergici ha meno di 44 anni) che tende ad attenuarsi con l’età, ma non in modo clamoroso (il 25% degli affetti ha superato i 55 anni). Inoltre, questi dati confermano che si tratta di una condizione cronica che, in media, dura 14 anni.
L’altra conclusione che emerge dall’inchiesta di Eurisko è che vi sono periodi in cui tutte le manifestazioni divengono più acute, ma in chi è allergico è presente una flogosi minima persistente, ossia l’infiammazione, anche se a basso livello, c´è più o meno sempre. Infatti, a fronte del 70% di persone che dichiara di soffrire soprattutto da marzo a maggio (periodo di fioritura) il 21 % dice di presentare dei sintomi durante tutto l’anno. Questi riguardano soprattutto le vie aeree, in particolare il naso e sono più intensi al mattino (51% dei casi) il 67% denuncia starnuti, il 56% lacrimazione e prurito oculare, il 35% rinorrea (il naso che cola), il 21% il classico naso chiuso e il 16% ha lamentato difficoltà respiratorie. Molto più rare sono le manifestazioni cutanee: orticaria, gonfiori e arrossamenti colpiscono meno dello 0,1% degli intervistati.
Per quanto riguarda le ripercussioni sulla vita quotidiana, oltre la metà del campione ha dichiarato di sentirsi stanco, poco efficiente nelle diverse occupazioni e irritabile. Il 43% degli intervistati ha notato un senso di debolezza e una scarsa resistenza. Ne risentono studio e lavoro: il 40% ha parlato di difficoltà di concentrazione e di difficoltà a condurre a termine le proprie mansioni. Soltanto il 15% afferma di non risentire nella vita quotidiana dei sintomi.
Un’indagine condotta successivamente, sempre da Eurisko, si è concentrata su un campione di 1750 lavoratori del settore terziario e studenti di età superiore ai 15 anni. Il 43% degli intervistati ha affermato di sentirsi meno efficiente (il 50 % al Sud) a causa di un disagio che si manifesta con sintomi respiratori dovuti a muffe (presenti nell´11% degli ambienti dei sofferenti), la condensa sulle finestre (13%), l’assenza di areazione (ambiente senza finestre o finestre non apribili, 8%), le polveri emesse dagli impianti di condizionamento (8%), la scarsa pulizia (12%) e l’alta concentrazione di persone (circa ogni due mq) nella stessa stanza (36%). Inoltre, è risultato che il profilo di rischio allergia negli ambienti di lavoro e di studio italiani riguarda il 95% degli edifici.
Con questi dati alla mano ci aspetteremmo di osservare un numero sempre crescente di pazienti che si rivolgono agli specialisti in allergologia, mentre solo un terzo dei 14000 individui intervistati da Eurisko ha chiesto consiglio al proprio medico o pensa di farlo in futuro. Secondo Claudio Cricelli, presidente della Società Italiana Medicina Generale “i pazienti allergici non ci interpellano perché sono convinti che l´unico rimedio che potremmo prescrivere sono gli antistaminici, di cui temono uno degli effetti collaterali: la sonnolenza. In linea di massima preferiscono ricorrere ai decongestionanti per uso locale, gli spray, insomma”. In realtà sono diversi i centri specializzati in cui è possibile rivolgersi ed esistono associazioni come la Società Italiana Allergologia ed Immunologia Clinica (SIAIC) e la Società Italiana Immunologia, Immunologia Clinica e Allergologia (SIICA) che, approfondendo e coordinando gli studi nel campo dell’allergologia e immunologia clinica e di divulgandone l’applicazione, dimostrano che la risposta che il Sistema Sanitario italiano può offrire a un allergico va ben al di là  della prescrizione di un antistaminico.

SCUOLE DI FORMAZIONE, UNIVERSITA´ E CORSI DI AGGIORNAMENTO

La Scuola di Specializzazione in Allergologia ed Immunologia Clinica ha lo scopo di formare Medici Specialisti nel settore professionale delle malattie allergiche, delle malattie a patogenesi immunologica e delle deficienze immunitarie.
Lo specialista avrà competenze riguardanti sia la diagnosi e la cura delle allergopatie e delle diverse immunopatie, sia i principi, l’esecuzione e l’interpretazione di tutte le metodiche del laboratorio immunologico.
La scuola rilascia il titolo di Specialista in Allergologia e Immunologia Clinica ed ha la durata di quattro anni. Le Scuole di Specializzazione in Allergologia ed Immunologia Clinica sono attivate nei seguenti atenei:
  • Università degli Studi di Bari,
  • Università degli Studi di Brescia,
  • Università degli Studi di Cagliari,
  • Università degli Studi di Catania,
  • Università degli Studi “G. D´Annunzio” di Chieti e Pescara,
  • Università degli Studi di Firenze,
  • Università degli Studi di Foggia,
  • Università degli Studi di Genova,
  • Università degli Studi dell’Aquila,
  • Università degli Studi di Messina,
  • Università degli Studi di Milano,
  • Vita-Salute San Raffaele Milano,
  • Università Modena e di Reggio Emilia,
  • Università degli Studi “Federico II” di Napoli,
  • Università degli Studi di Napoli,
  • Università degli Studi di Padova,
  • Università degli Studi di Parma,
  • Università degli Studi di Pavia,
  • Università di Pisa,
  • Università “Campus Biomedico” di Roma,
  • Università di Roma – Sapienza – Prima facoltà di medicina e chirurgia,
  • Università di Roma – Sapienza – Seconda facoltà di medicina e chirurgia,
  • Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”,
  • Università Cattolica del Sacro Cuore – Roma,
  • Università di Siena,
  • Università degli Studi di Torino,
  • Università Politecnica delle Marche.

Centri di ricerca

Il Centro di Allergologia del Dipartimento di Medicina Clinica Specialistica e Sperimentale dell’Università degli Studi di Bologna è stato istituito allo scopo di svolgere attività di assistenza e di ricerca nel campo dell’allergologia dermatologica e dell’immunologia clinica e sperimentale. Inoltre l’istituzione di tale centro ha lo scopo di fornire ai giovani laureati in Medicina e Chirurgia ed agli specializzandi in Dermatologia e Venereologia la preparazione e la qualificazione per la ricerca clinica e sperimentale in questo particolare campo dermatologico.

TRATTATO DESCRITTIVO

Allergia o intolleranza?

L’allergia è una risposta immunologica anomala a una molecola normalmente inoffensiva, che prende il nome di allergene. Quando un soggetto allergico entra in contatto con l’allergene il sistema immunitario mette in atto un meccanismo di difesa attraverso l’attivazione di una particolare classe di anticorpi, le immunoglobuline E (IgE), che, a loro volta, inducono la produzione di istamina, una molecola coinvolta nelle reazioni infiammatorie, da parte di due tipi di globuli bianchi: i mastociti e i granulociti basofili. Le IgE sono generalente molto basse nel nostro organismo e raggiungono livelli rilevabili solo durante la risposta allergica, quando viene attivata una difesa nei confronti di sostanze che l’organismo giudica erroneamente pericolose.
È proprio la produzione di anticorpi a differenziare i fenomeni allergici dalle intolleranze. Questi due disturbi sono spesso confusi, ma, in realtà, hanno caratteristiche ben distinte. Le intolleranze, infatti, sono in genere dovute a deficit enzimatici; ad esempio l’intolleranza ai latticini, molto diffusa, è causata dalla carenza di lattasi, enzima necessario alla metabolizzazione del lattosio. Un’altra sostanziale differenza tra allergie e intolleranze risiede nei tempi di manifestazione dei sintomi dal momento dell’interazione con l’antigene, che sono più rapidi nelle reazioni allergiche, mentre possono durare alcuni giorni nei fenomeni di intolleranza. Infine, mentre gli allergeni hanno un effetto dose-indipendente, nelle intolleranze si ha una dose-dipendenza, ossia la reazione è tanto più forte quanto più alimento viene inserito.
Gli alimenti che più frequentemente sono responsabili delle intolleranze sono, latte, zucchero, farina, lievito di birra, uovo. Gli additivi alimentari, i coloranti, gli emulsionanti e la lecitina di soia sono altri esempi di molecole verso cui è possibile sviluppare questa ipersensibilità.
In alcuni casi queste forme di ipersensibilità possono restare latenti nei primi anni di vita e nel momento della loro manifestazione i sintomi possono essere molto diversi: cefalea, coliche addominali, febbre, eczema e dermatite. Inoltre nella maggior parte dei casi non è necessaria l’eliminazione completa dalla dieta dell’alimento responsabile dell’intolleranza.
Oltre alla carenza di lattasi (alactasia) altre forme di intolleranza sono il favismo (intolleranza ai semi di fava e ad alcuni farmaci) e la fenilchetonuria (accumulo ematico dell´amminoacido fenilalanina). Inoltre, cibi che contengono elevate quantità di istamina (sarde, tonno, aringhe, sgombri, salmone, crostacei, alcuni formaggi, salsicce, salame, coppa, pomodori, peperoni, banane, spinaci, alcuni vini e la birra) possono, come le intolleranze, dare luogo a pseudo-allergie.
Infine merita una particolare attenzione la celiachia. Nota anche come morbo celiaco, coinvolge fortemente il sistema immunitario, senza che ci sia un aumento di IgE. Si tratta di un’intolleranza al glutine, proteina presente in alcuni cereali (grano, segale, avena, orzo, farro) e che causa una reazione tossica nell’intestino che, alterando profondamente le pareti intestinali, compromette l’assorbimento del cibo. In questo caso l’eliminazione del glutine  dalla dieta dei pazienti è indispensabile; i cereali dannosi possono essere sostituiti da riso, mais, fecola di patate e tapioca.

La reazione allergica

Non tutte le reazioni di ipersensibilità scatenano lo stesso effetto a livello dell’organismo. Le varie tipologie di risposta possono essere descritte secondo la classificazione di Gell e Coombs; i parametri che vengono presi in considerazione sono il tempo necessario alla comparsa dei sintomi o per avere i risultati dei test cutanei, il tipo di antigene e il meccanismo molecolare che viene attivato.
Nella reazione di tipo I l’allergene interagisce con le IgE presenti sulle mastocellule, nei tessuti e sui granulociti basofili nel sangue, promuovendo la liberazione di sostanze infiammatorie e molecole che causano vasodilatazione, aumento della permeabilità dei capillari, ipersecrezione da parte delle ghiandole, contrazione della muscolatura liscia e richiamo a livello dei tessuti dei globuli bianchi (granulociti eosinofili) e di altre cellule coinvolte nei fenomeni di infiammazione. Asma allergica, rinite allergica stagionale, anafilassi sistemica, reazioni a punture di insetti, ad alcuni cibi e farmaci e alcuni casi di orticaria causano questo tipo di reazione.
La reazione di tipo II prevede, invece, l´attivazione di altre due classi di globuli bianchi (cellule T killer e macrofagi) e causa la distruzione delle cellule che hanno interagito con un antigene (ossia l’elemento che viene riconosciuto da un anticorpo). Ciò si realizza attraverso l’attivazione di un’altra componente del sistema immunitario, il complemento. Questa risposta si attiva, ad esempio, nella sindrome di Goodpasture, una malattia autoimmune che interessa i reni.
Nel caso in cui il complesso antigene-anticorpo si depositi nei vasi o nei tessuti si ha la reazione di tipo III. Anche in questo caso viene attivato il complemento che, però, attiva un´altra classe di globuli bianchi, i polimorfonucleati, con conseguente reazione infiammatoria. Questo processo ha luogo, ad esempio, nella polmonite da ipersensibilità.
Infine, nella reazione di tipo IV non è coinvolta l’attività di anticorpi. In questo casi i linfociti T sensibilizzati dall’interazione con l’antigene possono liberare sostanze solubili (le linfochine) che attivano i globuli bianchi o agire essi stessi come cellule killer, distruggendo le cellule da eliminare. Esempi di questo tipo di risposta sono determinati da contatto, il rigetto nei trapianti e alcune forme di ipersensibilità ai farmaci.
Le allergie prevedono soprattutto l´attivazione di una reazione di tipo I.

Le cause

Alla base delle allergie vi è una predisposizione genetica, indicata con il termine atopia. Ciò significa che può essere ereditata la predisposizione a produrre IgE, ma non necessariamente le stesse prodotte dai propri genitori: il figlio di un allergico può sviluppare la stessa allergia del suo genitore o allergie completamente diverse, oppure non avere nessuna allergia. Infatti la predisposizione genetica è una condizione necessaria, ma non sufficiente per sviluppare allergie.
L’altra condizione necessaria è che avvenga il contatto con l’allergene, con conseguente produzione di IgE. Tuttavia, l’accumulo di IgE non corrisponde sempre alla manifestazione di sintomi di allergia. Una situazione di questo tipo viene definita pre-allergia. Perchè da questo stato si passi allo sviluppo dell’allergia sono necessarie delle condizioni che dipendono dalla risposta di ogni singolo individuo.
Anche alcuni fattori esogeni, come l’inquinamento, l’allattamento materno, infezioni e il fumo in gravidanza, possono scatenare o inibire l’insorgere di un’allergia.

Di particolare interesse sono le allergie agli animali domestici; la loro frequenza varia dal 5 al 38% a seconda dell’animale preso in considerazione e i casi più rappresentati riguardano il gatto. Gli allergeni di cui è portatore sono molto numerosi. Il principale è il FELdI, prodotto dalle ghiandole sebacee e dall’epiderme e ritrovabile nella forfora e nei peli; tende ad accumularsi su tappeti, divani e tenda