Le Case di Cura sono Cliniche Private, cioè strutture ospedaliere di proprietà privata.
Il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 27 giugno 1986 –  Atto di indirizzo e coordinamento dell’attività amministrativa delle regioni in materia di requisiti delle case di cura private – definisce le Case di Cura come “stabilimenti sanitari gestiti da privati, persone fisiche o giuridiche, che provvedono al ricovero ed, eventualmente, all´assistenza sanitaria ambulatoriale e in regime di degenza diurna di cittadini italiani e stranieri a fini di diagnosi, cura e riabilitazione”.
Ci muoviamo dunque nel campo dell’Ospedalità Privata che può comprendere, oltre alle Case di Cura, anche gli Istituti di ricerca a carattere scientifico (I.R.C.C.S.), gli Istituti di riabilitazione, i Presidi, gli Ospedali Classificati, le R.S.A. (Residenza Sanitaria Assistenziale – moderne strutture di assistenza e accoglienza degli anziani) ed ogni istituto privato di ricovero, diagnosi e cura.

CENNI STORICI

Se i primi ospedali europei sono stati costruiti e mantenuti grazie a fondi pubblici, nel tardo XX secolo si assiste alla nascita di cliniche ad opera di privati. Le prime Case di Cura nascono come strutture ospedaliere che si occupano principalmente di offrire diversi servizi e prestazioni sanitarie. Nel corso degli anni, molte di queste cliniche sono cresciute al punto da costituire grandi catene ospedaliere specializzate non solo in servizi strettamente sanitari, ma anche nel benessere termale, nella formazione, nella ricerca scientifica, nell’industria biomedicale, nei servizi alle imprese, etc.
Nel 1970, in Italia, viene fondata l’AIOP (Associazione Italiana Ospedalità Privata), un’organizzazione rappresentativa delle case di cura e degli ospedali privati che mira a sviluppare la qualificazione delle strutture associate e a sostenerne la collocazione e l’attività nell’ambito dell’organizzazione sanitaria nazionale.
Nel 1986 viene invece emanato il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri -Atto di indirizzo e coordinamento dell’attività amministrativa delle regioni in materia di requisiti delle case di cura private – che rappresenta, ad oggi, il principale punto di riferimento per la gestione e l’organizzazione delle cliniche private.  Il decreto stabilisce i requisiti minimi, cui devono rispondere tutte le case di cura private. In particolare, rispetto ai criteri generali di progettazione e costruzione, affida alle Regioni diverse responsabilità in termini di controlli ed autorizzazioni. Stabilisce poi una serie di requisiti di carattere tecnico sanitario con particolare riferimento ai servizi da erogare e ai locali di cui ciascuna struttura si deve dotare.  Infine precisa quali debbano essere i ruoli e le responsabilità, quali le caratteristiche del personale.
Il 27 e 28 maggio 2010 si è tenuto a Parigi, il 1° Congresso Europeo dell’Ospedalità Privata promosso dall’AIOP e dall’Unione Europea Ospedalità Privata (UEHP). Questo incontro, dal tema “Verso un’Europa della Sanità: Libera Scelta, Efficienza e Qualità delle Cure”, nasce con l’obiettivo di mettere a confronto le esperienze dei diversi paesi dell´UE ed evidenziare il ruolo e il peso che il privato riveste nei sistemi sanitari nazionali. Tra le problematiche affrontate, quella della “qualità delle cure”, che anima il dibattito  sulle differenze dei processi di controllo di qualità e di accreditamento che variano da un Paese all´altro, e quella della “libertà di accesso” cioè il diritto per i cittadini di avere libertà? Di scelta in materia di assistenza sanitaria. Su più fronti è emerso che la crescita dell´ospedalità´ privata può contribuire al miglioramento dell´offerta sanitaria in Europa, ma è necessario che vi sia una giusta competitività e un´effettiva parità di trattamento tra pubblico e privato.

PRESENZA IN ITALIA ED EFFICACIA SULLA POPOLAZIONE

Nell’ambito dei 27 Stati dell’Unione Europea, un quarto delle degenze brevi dipendono dal privato.
Secondo i dati dell’Unione Europea Ospedalità Privata (UEHP),  la componente ospedaliera privata si colloca tra il 20% e il 35% in Italia, Austria, Grecia e Portogallo, mentre sale in Paesi come Germania e Francia, dove il numero di strutture supera il 35%, e in Spagna dove raggiunge il 50%, con punte che arrivano al 68% in Catalogna. In Olanda, Belgio e Lussemburgo la presenza del privato è invece maggioritaria e in Inghilterra dal 2004 gli ospedali pubblici hanno adottato sistemi di gestione più vicini a quelli delle istituzioni private, con cui è aumentato il numero delle convenzioni.
In Italia le cliniche private offrono i propri servizi a 1,5 milioni di pazienti; esse rappresentano la “seconda gamba” del SSN, con 548 strutture, 48.482 posti letto accreditati e oltre 54mila dipendenti. Le Case di Cura presentano in genere tempi di attesa molto ridotti rispetto a quelli delle strutture pubbliche ed è questo uno dei motivi per cui un cittadino può scegliere di rivolgersi ad una clinica privata piuttosto che ad un ospedale pubblico.
Un´altra caratteristica determinante nella scelta della Clinica privata è il comfort che molto spesso queste strutture offrono. Si presentano come degli alberghi di lusso in grado di provvedere alle esigenze terapeutiche del paziente contemporaneamente all’offerta di un ottimo servizio di soggiorno e ristorazione. Ciò nonostante fatti di cronaca riportati negli ultimi anni hanno messo in risalto il rischio, per il cittadino che si rivolge a cure private, di essere sottoposto ad esami ed interventi operatori non necessari, al fine di incassare la prestazione sanitaria. Un ulteriore problema può essere rappresentato dal fatto che, molto spesso, il privato si dirige solo sulle malattie più remunerative da curare, lasciando scoperte le restanti malattie che vanno a pesare solo sulla sanità pubblica.

SCUOLE DI FORMAZIONE, UNIVERSITA’ E CORSI DI AGGIORNAMENTO

La Facoltà di Medicina e Chirurgia è la sede della formazione superiore in campo biomedico e sanitario; essa forma le diverse figure professionali che operano nell’ambito della Sanità pubblica e privata.
La formazione avviene  integrando le conoscenze tecnico-scientifiche con abilità pratiche e relazionali attraverso tirocini obbligatori che si svolgono nelle strutture sanitarie accreditate.
L’offerta didattica è articolata in Corsi di Laurea, Corsi di Laurea Magistrale, Corsi di Laurea Magistrale a Ciclo Unico, Scuole di Dottorato, Dottorati di ricerca, Scuole di Specializzazione, Corsi per Master universitari e Corsi di Perfezionamento.
La prima tappa è l’iscrizione, previo superamento di un test d’ingresso, ad un Corso di Laurea a scelta tra il Corso di Laurea Magistrale in Medicina e Chirurgia o in Odontoiatria (durata 6 anni), un Corso di Laurea triennale in una Professione Sanitaria (Infermieristica, Fisioterapia, Tecnico di radiologia, etc.) oppure un Corso di Laurea Triennale in Biotecnologie.
Nel caso del laureato in Medicina e Chirurgia o Odontoiatria, è possibile specializzarsi in uno specifico settore medico iscrivendosi, successivamente al conseguimento della Laurea, ad una scuola di specializzazione.
Nel caso del laureato in una Professione Sanitaria o del laureato in Biotecnologie, è possibile specializzarsi e proseguire la formazione universitaria iscrivendosi ad un corso di Laurea Specialistica a scelta tra quelli dell’offerta didattica della Facoltà.
In realtà oggi, dato il rapido sviluppo della medicina e della tecnologia, anche un operatore sanitario già professionista è obbligato a mantenersi aggiornato e competente.
E´ per questo scopo che, in tutti i Paesi del mondo, sono nati i programmi di Educazione Continua in Medicina (E.C.M.).
Esso consiste nella realizzazione, da parte di Enti accreditati, di riunioni, congressi, corsi, ecc., finalizzati all´aggiornamento ed al miglioramento della professione sanitaria.
Naturalmente, ogni operatore della Sanità provvederà, in piena autonomia, al proprio aggiornamento.
Partecipare ai programmi di E.M.C. è un dovere degli operatori della Sanità, ma è anche – naturalmente – un diritto dei cittadini, che giustamente richiedono operatori attenti, aggiornati e sensibili.
Ciò è oggi particolarmente importante ove si pensi che il cittadino è sempre più informato sulle possibilità della medicina di rispondere, oltre che a domande di cura, a domande più complessive di salute.
Sono numerose le Facoltà di medicina sul territorio nazionale, vi proponiamo un elenco completo.
Ferrara, Cagliari, Messina, Roma La Sapienza, Bologna, Torino, Milano, Bari, Padova, Napoli, Perugia, Parma, Modena e Reggio Emilia, Foggia, Genova, Verona, Milano Un. Vita e Salute S. Raffaele, Brescia, L’Aquila, Ancona, Palermo, Trieste, Salerno, Chieti e Pescara, Un, Piemonte Orientale Amedeo Avogrado, Un. Insubria di Varese e Como, Firenze, Udine, Seconda Università degli studi di Napoli, Catanzaro, Milano Bicocca, Roma Cattolica Sacro Cuore, Siena, Un. Del Molise di Campobasso, Roma Tor Vergata, Roma Campus Bio – Medico, Pavia, Napoli Federico II, Taranto, Teramo, Lecce, Roma Un. Degli studi Foro Italico, Brindisi.

TRATTATO DESCRITTIVO

Le case di cura private possono essere distinte in base alla tipologia delle prestazioni offerte ed in base  alla patologia per la cui cura ed intervento si sono specializzate.
Il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 27 giugno 1986 – Atto di indirizzo e coordinamento dell’attività amministrativa delle regioni in materia di requisiti delle case di cura private – presenta la seguente classificazione:
1) case di cura medico chirurgiche generali, destinate ad ammalati di forme morbose pertinenti alla medicina generale, alla chirurgia generale ed eventualmente a specialità mediche e chirurgiche;
2) case di cura mediche, destinate prevalentemente ad ammalati di forme morbose pertinenti alla medicina generale ed a specialità mediche;
3) case di cura chirurgiche, destinate prevalentemente ad ammalati di forme morbose pertinenti alla chirurgia generale ed a specialità chirurgiche;
4) case di cura ad indirizzo polispecialistico, destinate ad ammalati di forme morbose pertinenti a due o più specialità, tutte rientranti nell´ambito della medicina generale oppure della chirurgia generale;
5) case di cura ad indirizzo monospecialistico, destinate ad ammalati di forme morbose pertinenti ad una sola specialità medica o chirurgica;
6) case di cura ad indirizzo specifico (neuropsichiatriche, sanatoriali, riabilitative, ecc.).
La capacità ricettiva delle cliniche private deve rispettare una soglia minima fissata per un numero di 60 posti letto nel caso delle case di cura medico-chirurgiche generali, 40 posti letto  per le case di cura mediche, chirurgiche e polispecialistiche, 30 posti letto per le case di cura monospecialistiche e ad indirizzo specifico.
I servizi e i locali della casa di cura, possono invece raggrupparsi come segue:
1) direzione sanitaria e direzione amministrativa;
2) servizi di accettazione, diagnosi e cura;
3) degenze;
4) servizi generali;
5) impianti tecnologici.
La direzione sanitaria comprende i locali per il direttore e i suoi collaboratori ed è  ubicata in modo da esercitare su tutto il complesso le sue specifiche funzioni.
La direzione amministrativa è costituita dai locali per gli uffici amministrativi della casa di cura e comprendere anche i locali per i servizi economali e contabili.
L´accettazione consiste di locali per la prima visita e la registrazione e per la eventuale temporanea osservazione dei malati;  è distinta in accettazione sanitaria e accettazione amministrativa.
Le case di cura possono anche dotarsi, su richiesta della Regione responsabile, di un servizio ambulatoriale e di un servizio continuo di pronto soccorso coordinato.
Il decreto PCM dell’1986 stabilisce che ogni casa di cura può essere articolata in unità funzionali di degenza con posti letto non inferiori a 15 e non superiori a 30, mentre in ciascuna stanza i posti letto non devono essere superiori al numero di 4.
In realtà le cliniche private, offrono la possibilità di trascorrere la degenza anche in stanze singole dotate di bagno privato, un divano letto per un accompagnatore, aria condizionata, frigo baro, televisore, computer, etc,  presentandosi proprio come degli alberghi dagli arredi eleganti e comodi salottini per l’attesa.
Le case di cura con oltre 150 posti letto devono avere un direttore sanitario responsabile, al quale è vietata ogni funzione di diagnosi e cura nella stessa struttura; mentre spetta certaente al direttore sanitario, l´organizzazione tecnico – sanitaria sotto il profilo igienico ed organizzativo, rispondendone all´amministrazione e all´autorità sanitaria competente.
Più in generale, il personale medico con funzioni di diagnosi e cura deve essere rapportato non soltanto al numero dei posti letto, ma anche alla qualità e quantità delle prestazioni richieste, in modo da assicurare una adeguata e continua assistenza ai malati.