Il termine fitoterapia deriva dalle parole greche phyton (pianta) e therapeia (cura) e sostanzialmente consiste in un rimedio curativo di origine antichissima, che utilizza i principi attivi presenti nelle piante e nei vegetali.

CENNI STORICI

I rimedi naturali come cura per diversi disturbi degli esseri umani e degli animali hanno radici antichissime. In particolare, si pensa che quelli che si servono delle proprietà presenti nelle piante siano stati i primi approcci curativi utilizzati dall’uomo fin dalle origini.

Le prime documentazioni scritte di tale pratica risalgono all’imperatore cinese Shen Nung, che nel 3.400 a. C. circa, trascrisse un trattato elencando 360 tipi di vegetali con principi attivi ad effetto terapeutico.

Altre testimonianze sono rintracciabili nei libri sacri indiani (1000-800 a.C. circa), in cui sono annoverate più di 800 piante curative.

Anche nell’antica Grecia i rimedi naturali a base di piante erano particolarmente conosciuti: lo stesso Ippocrate, il “padre della medicina”, ne parlava nel suo Corpus Ippocraticum o ancora Teofrasto si occupava di botanica farmaceutica nel “De Historia Plantarum”.

In epoca romana si ricordano approcci più accurati e scientifici, nelle opere di Plinio il Vecchio “Naturalis Historia” o di Dioscoride Anazarbeo “ De materia medica” risalenti al I sec. D. C., o in particolar modo le ricerche di Galeno di Pergamo che individuò come rimedio per un singolo disturbo l’unione tra diversi principi attivi presenti in varie erbe (da cui il “preparato galenico”) nel II sec. D. C.

In epoca moderna, grazie soprattutto alla diffusione della stampa, la trasmissione delle conoscenze sulle piante e sul loro potere curativo è stata maggiormente agevolata.

Sicuramente una delle scuole più importanti, che ha avuto una notevole influenza è stata la “Scuola Medica Salernitana”, tra l’XI e  il XIII secolo, che ha basato le sperimentazioni sull’unione tra le teorie dell’antica disciplina orientale e quelle della scuola occidentale.

Tra gli studiosi che hanno dato un notevole contributo alla disciplina, vi sono senz’altro Leonardo Da Vinci e Paracelso, le cui ricerche hanno in seguito condotto alla creazione degli orti botanici di Padova e di Pisa.

Nel 1803, grazie a diverse innovazioni come l’energia elettrica, il miglioramento delle tecniche estrattive dei vegetali e l’evoluzione della chimica pura (dovuta soprattutto a Paracelso), si riuscì ad ottenere l’estrazione del principio attivo della pianta in forma pura, grazie al farmacista tedesco Sert?rner, che con un esperimento separò la morfina dall’oppio. Fino ad allora la pianta veniva utilizzata nella sua complessità e questa scoperta fu molto importante, poiché introduceva la possibilità di isolare i diversi principi attivi presenti in essa e di poter utilizzare ciascuno di essi in modo differente per diversi tipi di trattamento.

Da qui presero il via diverse sperimentazioni e ricerche, che portarono ad approcci sempre più accurati e scientifici, con l’introduzione di regole, tra cui specifici accorgimenti da seguire fin dal momento dell’estrazione della pianta.

Il termine “fitoterapia” venne introdotto solo alla fine dell’800 dal medico francese Henri Laclerc nell’opera “Precis de Phytotherapie”.

Fino al 1970, grazie soprattutto all’affermazione della chimica organica, che permetteva di riprodurre artificialmente in laboratorio le stesse molecole attive già presenti in natura, si è assistito ad una progressiva diminuzione dell’adozione delle piante medicinali a favore dei farmaci sintetici. Ma a partire dalla fine degli anni Settanta, le proprietà terapeutiche delle sostanze vegetali sono tornate ad essere un’importante forma di interesse e considerate una valida terapia alternativa, per patologie lievi o casi cronici non particolarmente gravi: infatti recenti studi hanno dimostrato che i principi attivi delle piante sono molto più innocui rispetto alle sostanze dei farmaci in sintesi e, al contempo, possono essere ugualmente efficaci. Inoltre, assumendo rimedi fitoterapici, si riduce il rischio di eventuali effetti collaterali e si può quindi procedere ad una terapia continuata nel tempo.

Questo interesse ha avuto come primo riscontro il riconoscimento della fitoterapia come medicina autonoma nel 1986 da parte del Ministero della Sanità in Francia e, negli ultimi anni, anche le altre autorità sanitarie di tutto il mondo, grazie all’OMS ( Organizzazione Mondiale della Sanità), hanno iniziato un processo di regolamentazione per favorire un’applicazione corretta secondo seri criteri scientifici.

SCUOLE DI FORMAZIONE, UNIVERSITA´ E CORSI DI AGGIORNAMENTO

Corsi di formazione in fitoterapia sono organizzati ogni anno dall’ A. I. F. F. ( Associazione Italiana Fitoterapia e Fitofarmacologia, registrata ECM presso il Ministero della Sanità) e dalla SiFit ( Società Italiana di Fitoterapia).

Altri corsi accreditati in fitoterapia sono quelli offerti dall’ A.E.ME.TRA ( Associazione Europea di Medicine Tradizionali), quelli dell’ECF Italia (Educazione Continua in Medicina riconosciuta dal Ministero della Sanità) o anche quelli della Scuola di Formazione e Centro di Salute Naturale di Piacenza.

È inoltre in programma un master di fitoterapia organizzato dall’Università di Cagliari e l’Universidad Complutense de Madrid. Il master ha valenza internazionale e conferisce un doppio titolo riconosciuto in tutti i Paesi UE: “ Master in Fitoterapia” e l’omologo titolo spagnolo “Especialista en fitoterapia”, con l’attribuzione di 60 crediti formativi universitari.

Anche l’Università degli Studi di Siena offre un master in fitoterapia applicata, con lo svolgimento di uno stage finale di 18 crediti universitari e la discussione di una tesi.

PRESENZA IN ITALIA ED EFFICACIA SULLA POPOLAZIONE

Anche in Italia, l’uso delle piante medicinali affonda le sue radici nell’antica medicina popolare. I rimedi naturali sono sempre stati considerati un valido supporto terapeutico per diversi trattamenti, a partire dalla cura di un semplice raffreddore fino all’applicazione per l’estetica del corpo. Ma occorre precisare che nel nostro Paese questa pratica è sempre stata avvicinata a quella disciplina chiamata “erboristeria”. Il concetto di fitoterapia intesa come atto medico e medicina alternativa autonoma, è entrato in Italia solo recentemente, da circa 20 anni. Ciò è stato favorito dal rinnovato interesse per le medicine naturali a partire dalla fine degli anni Settanta, in particolare grazie a ricerche che hanno dimostrato come molti principi attivi presenti nelle piante siano molto più tollerabili e meno dannosi di qualsiasi altra sostanza prodotta in sintesi. Questa attenzione ritrovata a favore dei rimedi naturali, si è concretizzata con l’introduzione di norme e regolamentazioni che hanno portato alla catalogazione delle diverse piante officinali utilizzabili per scopi terapeutici, raccolte in Farmacopee in tutto il mondo. Nel 1991, il Ministero della Sanità Italiano pubblicò un supplemento alla IX edizione della F.U.I. ( Farmacopea Ufficiale Italiana) con 101 monografie dedicate alle droghe vegetali.

Oggi i prodotti fitoterapici sono utilizzati con crescente aumento dalla popolazione del nostro Paese, anche in associazione a farmaci in sintesi, come coadiuvanti per un ritrovamento del benessere in tempi più brevi. È importante ricordare che, soprattutto in casi di associazioni con farmaci tradizionali, occorre consultare uno specialista per evitare qualsiasi possibilità di effetti collaterali.

TRATTATO DESCRITTIVO

Le piante possono essere considerate delle specie di contenitori di sostanze chimiche. Tra queste sostanze, è possibile trovarne alcune con specifici effetti benefici e altre totalmente inerti, senza particolari proprietà. L’insieme di tutti gli elementi, quelli attivi e quelli inattivi, viene definito “fitocomplesso” e rappresenta la pianta nella sua integrità.

In fitoterapia il fitocomplesso può essere utilizzato nel suo insieme, sfruttando tutte le proprietà benefiche in esso contenute. Le proprietà terapeutiche della pianta, sono però da attribuire alla loro parte “attiva”, i cosiddetti “principi attivi”, ossia quegli elementi che possiedono intrinseche caratteristiche farmacologiche. Si tratta sostanzialmente di fenoli, terpeni, alcaloidi, oli essenziali e resine, terpeni o glicosidi. Ognuno di essi racchiude in sé particolari capacità che possono agire sull’organismo umano in vari modi: con azioni antinfiammatorie, ormonoregolatrici, antiossidanti, antimicrobiche, lassative, o ancora capaci di operare sul sistema nervoso centrale e periferico.

Per queste e altre proprietà, i trattamenti terapeutici a base di piante officinali sono considerati molto validi e, non solo vengono utilizzati singolarmente nel trattamento di disturbi lievi di varia natura, ma anche come efficace coadiuvante a farmaci in sintesi in casi di patologie di grave o moderata cronicità.

Ecco che, in tal senso, molti prodotti vegetali si possono applicare come trattamento per malesseri fisici: ad esempio l’aglio o il carciofo sono consigliati contro l’artrite; o ancora lo zenzero è utile per contrastare febbre e raffreddore, così come l’echinacea; oppure contro l’acne è consigliata l’azione della malaleuca alternifoglia o dell’olio essenziale di lavanda; o per combattere l’emicrania può essere molto efficace il partenio, un’erba della famiglia delle asteracee.

E così via, è possibile applicare le diverse proprietà benefiche delle piante a innumerevoli disturbi. E non solo all’organismo umano. Recentemente, infatti, la fitoterapia sta trovando sempre più riscontro anche in medicina veterinaria, come pratica più dolce e non invasiva anche per la cura degli animali.

Le piante, inoltre, grazie alle particolari capacità antinfiammatorie e tonificanti, possono diventare un valido sostegno anche per gli atleti, migliorando la resa corporea e anche aiutando a regolare il metabolismo, per un mantenimento del peso ottimale. Molte sostanze vegetali, sono anche in grado di agire sulla sfera emotiva, aiutando corpo e mente a rilassarsi e a scaricare eventuali tensioni provocate da stress o ansie di vario genere: ad esempio l’olio essenziale di gelsomino può agire efficacemente contro l’insonnia; il ginseng possiede invece proprietà antistress e antifatica; o ancora la passiflora è particolarmente indicata per ridurre fenomeni ansiosi.

Per quanto riguarda la somministrazione delle sostanze fitoterapiche, essa può avvenire in diversi modi, in base al tipo di estrazione dei principi del vegetale. Esistono le tinture, dei solventi ottenuti attraverso l’estrazione di un veicolo alcolico, solitamente etanolo, su piante fresche ( tintura madre) o secche ( tintura classica). Quando si utilizza l’acqua come solvente si ottengono infusi, tisane o decotti, mentre in caso di un olio grasso è possibile parlare di oleoliti.

Per i prodotti fitoterapici esiste la possibilità di autoprescrizione ed è quindi possibile acquistarne diversi senza la ricetta medica, purchè siano in regola con le norme degli organi sanitari dei diversi paesi. È comunque sempre consigliabile rivolgersi ad un esperto, soprattutto quando si ha intenzione di assumere dei prodotti vegetali come coadiuvanti di farmaci in sintesi. Infatti, anche se la maggior parte delle piante non presenta particolari elementi nocivi, può accadere che combinate con altre sostanze, come quelle in sintesi appunto, abbiano come azione quella di aumentarne il grado di tossicità e, quindi, di diventare pericolose. Inoltre potrebbero verificarsi reazioni allergiche o altri tipi di effetti secondari che è bene tener presente in ogni caso.

La prescrizione di un prodotto fitoterapico può avvenire solo da parte di un medico professionista (laureato in medicina e chirurgia), che abbia una specializzazione in fitoterapia e che sia a conoscenza di tutte le norme necessarie ( come un corretto dosaggio o le possibili combinazioni con altri farmaci) per evitare qualsiasi tipo di effetto collaterale.