La Farmacologia  (dal  greco “pharmakon”, veleno, e “logos”, studio) è una disciplina scientifica che studia l´interazione delle sostanze chimiche con gli esseri viventi, in particolare con l´essere umano.
Il farmaco invece è una sostanza naturale o sintetica con la capacità di modificare determinate funzioni dell’organismo; la sua funzione è curare o prevenire eventuali malattie.

CENNI STORICI

Particolarmente interessante è l´origine della parola “pharmakos”: presso gli antichi greci esso rappresentava l´animale immolato per allontanare dalla popolazione la punizione degli dei, la vittima sacrificale. Mentre pharmakon era il termine per designare una sostanza in grado di allontanare dal corpo malato lo spirito maligno che lo affliggeva.
Fu il medico greco considerato padre della medicina, Ippocrate (460 a.C.- 370 a.V.), il primo ad affermare che non sono gli interventi divini che influenzano la salute o la malattia di un essere umano, ma che tali fattori, dipendono dall´individuo stesso. Curare i pazienti per lui significava osservarli razionalmente esaminandone l´aspetto e i sintomi. Solamente partendo da queste basi il medico poteva prescrivere al malato la cura e la terapia appropriata.
Tuttavia, solamente molti secoli dopo si può iniziare a parlare di metodo scientifico applicato allo studio dei farmaci. Nel 1656 Christopher Wren sperimentò sugli animali, in particolare sui cani, gli effetti di alcune sostanze, registrando reazioni e conseguenze.
Nel 1788 si verifica la prima grande scoperta nel campo della prevenzione: il medico inglese, Edward Jenner, iniettando ad un neonato il siero proveniente dalle pustole di una mungitrice che aveva contratto una forma blanda di vaiolo, arrivò alla svolta epocale della vaccinazione (il nome deriva infatti da vacca).
Il XIX secolo fu costellato di guerre e battaglie in tutto il mondo. Per far fronte all´enorme quantità di soldati feriti e di operazioni d´urgenza, il dentista americano, William Thomas Green Morton, provò ad utilizzare l´etere durante la seduta: venne inventata l´anestesia generale.
Nel 1817 fu un farmacista di Hannover, Friedrich Sertuner, ad identificare la morfina (prende il nome da Morfeo, dio greco del sonno), dalle proprietà analgesiche e meno tossica dell´etere.
Il primo a sintetizzare in laboratorio una sostanza organica fu Friedrich Wolher, chimico tedesco. Riprodusse una molecola di urea, una componente dell´urina.
Nel 1872 anche l´insegnamento di Farmacologia entrò ufficialmente nell´università: fu a Strasburgo grazie ad Oswald Schmiedeberg, riconosciuto come il fondatore della farmacologia moderna. Il primo anno che fu istituito il Premio Nobel per la Medicina, nel 1901, tale premio andò a Emil Von Behring, in seguito alle sue ricerche sulle capacità non solo preventive del siero per evitare una malattia che annoverava molte vittime a quel tempo, la difterite (infezione delle vie respiratorie), ma ne notò anche le proprietà curative se il siero veniva prontamente iniettato ai primi sintomi della malattia: nacque così la sierotopia.
Il primo nome che viene solitamente citato per gli studi sugli antibiotici è quello di Alexander Fleming, un medico inglese. In verità Fleming fu quello che diede a questa ricerca una vera e propria svolta definitiva, le ricerche avevano già da anni intrapreso il giusto percorso. Il termine antibiosi descrive una lotta per la sopravvivenza tra gli organismi viventi. Nel 1929, Fleming, fu “aiutato” dal caso: egli osservò che si erano formate delle muffe, a causa di una finestra lasciata aperta, su una capsula dove erano stati coltivati dei batteri e proprio dove si erano depositata la colonia di muffa (Penicillium Notatum), i batteri non erano sopravvissuti. Il primo antibiotico fu proprio la Penicillina, in seguito largamente usata  anche sul fronte durante la seconda guerra mondiale.
Un´altra famosa malattia, conosciuta sin dai tempi dell´Antico Egitto, è il diabete che, nel 1921, incontrò la sua sconfitta, grazie al lavoro di due studiosi Americani: Frederick G. Banting (premio Nobel nel 1923 per la scoperta) e Charles H. Best. Isolarono una sostanza che emetteva il pancreas chiamata insulina ancora oggi usata come terapia per i malati di diabete.
Come per l´avvento della penicillina, non fu solamente il lavoro di uno studioso a contribuire alla scoperta del cortisone, ma l´unione delle ricerche e degli sforzi di più medici statunitensi. Durante il secondo conflitto mondiale si osservò che i soldati Giapponesi facevano largo uso di una sostanza, estratta dalle ghiandole surrenali bovine, dalle proprietà antinfiammatorie. Il prodotto fu studiato, isolato e nel 1949, Philip Hench, lo usò per un paziente affetto da reumatismi: il cortisone.
Nel decennio successivo al secondo dopoguerra avviene una rivoluzione nell´ambito della farmacologia: nascono i farmaci oggi più usati al mondo, i sedativi, gli ansiolitici e gli antidepressivi, inizialmente scambiati per semplici calmanti. Anche il sistema nervoso centrale, la psiche, trova la soluzione nel farmaco.
Alla fine degli anni ´80 nasce un nuovo modo di concepire la terapia farmaceutica. Grazie alla somministrazione di prodotti contenenti elementi naturali, o sintetizzati in laboratorio, si riduce il rischio di comparsa di una determinata malattia. Questa nuova “scuola” prende la denominazione di farmacoprevenzione.

SCUOLE DI FORMAZIONE, UNIVERSITA´ E CORSI DI AGGIORNAMENTO

Per specializzarsi in farmacologia, si deve essere laureati in Medicina e Chirurgia oppure  avere conseguito la laurea in Farmacia. Vi sono corsi specifici presso le università di Milano, L´Aquila, Brescia, Pavia, Chieti, Udine, Torino, Firenze, Pisa, Napoli, Messina, Roma (La Sapienza, Tor vergata, Cattolica), Modena, Padova, Catanzaro, Cagliari, Catania, Bologna.
Ognuna di queste offre un percorso di ricerca specifico in un ramo della farmacologia come: farmacologia sperimentale e clinica, farmacologia e fisiologia umana, farmacognosia, farmacosorveglianza veterinaria, tossicologia.
Per quanto invece riguarda i corsi di aggiornamento in tutte le regioni italiane, sono tenuti corsi di aggiornamento ECM ( Educazione Continua in Medicina) per medici ed esperti del settore, come biologi, chimici, farmacisti, assistenti sanitari ed altre professioni affini, consultabili on line dal sito http://www.corsiecm.com/

PRESENZA IN ITALIA ED EFFICACIA SULLA POPOLAZIONE

Secondo i dati AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) del 2009, ogni mille abitanti sono state prescritte 923 ricette. Sono dati che aumentano ogni anno di circa lo 0,5%. D´altro canto aumenta la percentuale degli italiani che acquista farmaci con scopi di automedicazione: circa il 3%.
Sono i farmaci per curare l’apparato cardiovascolare i più prescritti come terapia: circa il 48%  su mille abitanti. In aumento sono le prescrizioni  per i farmaci gastrointestinali, del sistema nervoso centrale (come sedativi, ansiolitici e antidepressivi) e  per la cura della pelle.
I cosiddetti farmaci equivalenti o generici (costano il 20% di meno rispetto al farmaco di “marca”, ma hanno le stesse capacità terapeutiche) rappresentano quasi il 30% della totale spesa farmaceutica italiana.
Le prime regioni italiane dove è maggiore la presenza farmaceutica sono: Lombardia, Lazio e Toscana. In Lombardia, prima regione farmaceutica e biotech, vanta la metà del totale nazionale di addetti, produzione, ricerca, nonché la seconda regione chimico-farmaceutica in Europa.
Si ricorda, ed è di estrema importanza, la Guida all´Uso dei Farmaci (GUF) consultabile anche online al sito www.guidausofarmaci.it

TRATTATO DESCRITTIVO

La farmacologia è una scienza in continuo movimento. La conoscenza dei composti chimici farmaceutici è strettamente connessa con quella di altre discipline quali la Biologia, la Chimica, la Patologia, la Fisiologia, la Batteriologia e tutte le altre discipline connesse con lo studio di microrganismi animali e vegetali in grado di instaurare con l´essere umano una “comunicazione biologica”, con eventuali effetti benefici derivanti da tale contatto.
Soprattutto nel corso degli ultimi decenni è aumentata l´esperienza in campi come la Biochimica, lo studio della chimica della vita, incentivando di conseguenza la disciplina farmacologica ad introdurre innovazioni progressi e a diramarsi in settori sempre più specifici.
Buona parte dei farmaci, nel senso “nobile” del termine, derivano dalle piante. Nel corso delle sue ricerche, la farmacologia, per aumentarne le quantità, ha imparato a sintetizzare in laboratorio i principi curativi di tali piante. La prima disciplina secondaria, di cui un esperto del settore dovrebbe avvalersi, è di conseguenza quella della tossicologia.

Tossicologia

Disciplina molto importante non solo per la farmacologia, ma per tutto il sapere medico inteso anche in senso più generico, la tossicologia studia le sostanze come veleni, droghe o farmaci, che possono suscitare effetti negativi su un organismo. Si occupa anche delle possibili cure in seguito all´azione di una sostanza tossica. Molto spesso è accompagnata dalle conoscenza della chimica.
È molto interessante citare a tal proposito Paracelso, figura singolare tra il medico, il filosofo e il profeta, nato in Svizzera alla fine del ´400. Un suo aforisma affermava che  “è la dose che fa il veleno”, difatti la tossicologia usa come parametro fondamentale la tossicità di una sostanza, ossia la dose che se superata può, al contrario di curare, divenire veleno.
La prima fase della tossicologia è identificare l´azione delle sostanze coinvolte nell´intossicazione e studiare come si comportano gli enzimi durante questo processo, i quali spesso se in contatto con determinate molecole potrebbero renderle tossiche.
Vi sono diverse variabili sulle quali ci si basa per identificare l´entità del danno biologico causato da una sostanza tossica: la natura chimica del tossico, come esso viene assorbito, quanto è concentrato (la dose in senso stretto del termine), quanto tempo dura la “contaminazione”, lo stato generale di salute dell´individuo (in salute, malattia, gravidanza…), e fattori genetici che ovviamente variano da un individuo all´altro.
Le conseguenze a seguito di un´intossicazione possono essere acute (episodiche e guaribili) o croniche (con danni permanenti).
Le varie sostanze tossiche, a seconda della loro struttura chimica e delle conseguenze che provocano sugli organismi viventi.
I principali sono:
  • Pesticidi, usati per lo più per eliminare parassiti indesiderati o nocivi. Possono contaminare il cibo delle colture e contribuiscono all´inquinamento ambientale. La loro tossicità può essere estesa anche ai mammiferi e all´uomo. Di essi si occupano nello specifico la tossicologia ambientale e quella alimentare.
  • Metalli, i più pericolosi sono i metalli pesanti come il piombo, presente in molte vernici industriali è facilmente solubile, e quindi assumibile. L´alluminio è il metallo più presente nella vita di tutti i giorni: oltre agli utensili da cucina, lo troviamo nei tetrapak, nella carta stagnola, nei dentifrici, nei deodoranti… Altri metalli tossici per la salute umana sono: il mercurio, il nichel e lo stagno.
Altre sostanze tossiche sono alcuni solventi, molto pericolosi perché inalabili (respirabili), radiazioni e materiali radioattivi, i veleni di alcuni animali e alcune specie di piante e funghi.

Farmacocinetica

Questo ramo si occupa di studiare come un farmaco viene assorbito, distribuito, metabolizzato ed eliminato dal corpo umano o animale. La velocità di questi processi sono determinanti per le conseguenze di una terapia su  un paziente. Si distinguono all´interno della farmacocinetica quattro fasi:
  • Assorbimento: è la fase che va dal momento della somministrazione del farmaco alla sua entrata in circolo nell´organismo malato. Esso può dipendere da vari fattori: liposolubilità (quanto il farmaco sia assorbibile dalle cellule), irrorazione (più è estesa la superficie assorbente, più il farmaco viene assorbito rapidamente), temperatura (più è alta e più aumenta la superficie assorbente) e infine dall´azione del farmaco (alcuni di essi possono svolgere dapprima un´azione locale rallentando la loro velocità di assorbimento).                                                    Tuttavia il fattore che influenza in maniera più determinante la tappa dell´assorbimento è la via di somministrazione, per quale via l´organismo da curare riceve il farmaco: può avvenire per bocca (orale), sublinguale (sotto la lingua), buccale (tra guancia e gengiva), rettale (come supposta) o per via endovenosa (come le flebo).
  • Distribuzione: rappresenta la seconda tappa e descrive il passaggio del farmaco in tutto il corpo. Anch´esso dipende da vari fattori come il grado di liposolubilità, quanto i capillari dell´individuo siano permeabili, dal flusso sanguigno che attraversa i vari organi.
  • Biotrasformazione: ossia come gli enzimi metabolizzano il farmaco, ovvero come essi rendono le molecole del farmaco più solubili e di conseguenza più facilmente eliminabili attraverso le urine.
  • Eliminazione: ultima fase descrivente come avviene l´escrezione del farmaco. Può avvenire tramite urine, feci, vie aeree (solo per sostanze volatili), saliva, sudore, lacrime o latte.
“Sorella” della farmacocinetica può essere considerata la farmacodinamica, la branca della farmacologia che studia gli effetti e come agisce il farmaco sull´organismo.
Ogni farmaco può agire in due modi diversi con la zona che lo riceve: o attiva un recettore della zone suscitando una determinata reazione biochimica, oppure blocca una determinata azione del recettore.

Farmacogenetica

Disciplina nata intorno agli anni ´50, studia come reagisce il DNA (codice genetico di un individuo) in relazione alla risposta di un farmaco. Il ruolo importante di questi studi sta nel predire la reazione di un determinato paziente ad un certo tipo di farmaco. Se si potesse esprimere con una frase l´intento della farmacogenetica sarebbe: “il farmaco giusto per il paziente giusto”.

Farmacosorveglianza

E´ l´insieme di attività che sorvegliano quanto può essere rischioso un farmaco dopo la sua entrata in commercio. In un certo senso anche i cittadini stessi partecipano in maniera attiva a contribuire a questo progetto fornendo importanti informazioni sull´uso di un determinato farmaco fino a che esso non divenga troppo pericoloso al contrario del beneficio atteso.
In Italia esiste un organismo nazionale, l´Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), facente capo al Ministero della Salute, di competenza in questo campo.