La medicina del lavoro è una branca della medicina che studia i processi morbosi dipendenti dalla professione esercitata dal soggetto e dai fattori nocivi cui la professione stessa lo espone, con notevoli implicazioni nella conoscenza dell’ambiente sociale e ambientale e dei fattori di rischio.

CENNI STORICI

El Rhazi, maestro di scuola medica del IX secolo, ricordava con molta umiltà che: “La verità in medicina non si può raggiungere; tutto ciò che si può leggere sui libri ha molto meno valore dell´esperienza di un medico che pensa e ragiona. La medicina non è facile che per gli sprovveduti; i medici seri scoprono sempre nuove difficoltà.” (Penso, 1991).
Quando poi capita, come normalmente accade, che il paziente sia anche lavoratore i problemi aumentano notevolmente perché i problemi di salute derivanti dal mondo del lavoro possono essere notevoli e bisogna identificare quali dinamiche possono generare patologie che si verificheranno con il tempo. Inoltre non è facile dare una definizione univoca di “lavoro”, in quanto l’attività lavorativa è anche quella che si svolge autonomamente, anche al di là del reddito, che però si rivela importante e talvolta insostituibile nella società, si pensi per esempio all’attività svolta dalle casalinghe.
Nell´era preindustriale, un lunghissimo arco di tempo che si può collocare tra gli antichi Sumeri e la nascita dei primi opifici del Seicento-Settecento, è presente una ideologia “secondo la quale chi eroga un lavoro produttivo non è parte della società” (Vegetti, 198).
Il lavoro storicamente è stato inteso come un concetto a forte connotazione negativa. Non è un caso che al termine latino “labor” corrispondano termini italiani come esecuzione, opera, fatto pratico, risultato, pertinenza, impresa. E’ interessante notare che tale definizione, traslata nella cultura latina occidentale sia pertinente unicamente alla parola “ergastolum”, che definiva gli schiavi utilizzati nei lavori forzati.
L’idea del “lavoro”, con l’avvento dell’ottocento e della cultura industriale, assume un differente significato, inteso come “erogazione da parte dell´uomo di un a forza produttiva che al tempo stesso è trasformatrice, creatrice. Questa idea del lavoro come forza, come energia, si collega da una parte molto chiaramente a uno stile dell´epistemologia ottocentesca, centrata sui grandi concetti di forza ed energia che dominano la fisica, la termodinamica, l´elettromagnetismo, cioè le scienze traenti dell´Ottocento” (Vegetti, 1981).
Nei decenni successivi il concetto di lavoro si identifica in parte anche con un concetto di elevata socializzazione, sia perché i sempre più numerosi opifici si caratterizzano per una crescente organizzazione delle persone, sia perché, connesso al lavoro, si osserva un marcato processo di inurbamento, con crescenti e densamente abitati agglomerati residenziali nelle immediate vicinanze delle industrie stesse. Luoghi di vita e luoghi di lavoro si fondono in un unico contesto. I ritmi lavorativi orientano gli stili di vita, gli orari e il costume, che vengono sempre più adeguati all’ “uomo che lavora”.
Nell´accezione marxiana e liberale, il lavoro è merce che il singolo offre in cambio di un salario determinato dalle leggi di mercato, non entrando in merito ai tipi di lavoro. L´uomo che lavora, che presta la sua opera, è parte integrante di una classe sociale, senza potere decisionale, detentrice dell’unica capacità lavorativa e della propria famiglia (“proletario”). Un concetto di lavoro, questo, che indiscutibilmente segna molte pagine della storia contemporanea. Un’idea certamente diversa da quella di un conterraneo (non contemporaneo) di Carl Marx, che definisce il lavoro con il termine di “ Beruf ” (vocatio = professione, vedi Martin Lutero), dando a sua volta origine al termine “Berufgenossenschaft”, cioè la definizione delle potenti associazioni di categoria, ancor oggi di rilevante peso sullo scenario sociale ed economico in Germania.
Accanto a ciò non sono da tralasciare le grandi risorse economiche e intellettuali, di ricerca e di studio riversate nello sviluppo di tecnologie in ambito lavorativo, che segnano in misura notevole soprattutto gli ultimi decenni. Al di là di approcci filosofici, al concetto di lavoro, ciò che oggi colpisce in maniera impressionante, anche chi è semplicemente spettatore di tali fenomeni, è la rapidità con cui le tecnologie cambiano; talora in modo radicale, portando con sé mutamenti del pensiero e del linguaggio (e quindi della cultura), che soltanto una generazione precedente quella attuale avrebbe faticato a comprendere.
A livello storiografico più precisamente nel XVII con l’italiano Bernardo Ramazzini nasce la vera medicina del lavoro. Il suo “De morbis artificum diatriba” è il primo testo in cui vengono razionalmente inquadrati i rapporti tra le varie professioni e le malattie correlate e rappresenta la base anche dell’igiene industriale. Ramazzini sostiene che per conoscere meglio le malattie professionali deve soprattutto conoscere le tecniche di lavorazione nelle quali l’operaio è impiegato, anche le più dure. Vengono precisati i criteri di igiene ambientale, analizzate oltre cinquanta professioni, determinate quali sono le posture da tenere e quelle da evitare. Ficin, un altro dottore, aveva osservato sempre nella stessa epoca del medico italiano, gli effetti negativi del lavoro sedentario di letterati e studiosi, aspetto assai curioso dato che all’epoca i lavori d’ufficio erano molto pochi.
L’insegnamento del Ramazzini, anche se vi erano stati degli interessamenti precedenti, è da ritenersi precoce, in quanto è solo con l’avvento della rivoluzione industriale che queste idee fanno proseliti e si diffondono.
In Italia occorrerà attendere il 1900 e l’opera di Luigi Devoto per vedere diventare la medicina del lavoro una branca medica, con l’inaugurazione nel 1910 della Clinica del Lavoro di Milano. Nascono le prime assicurazioni contro le malattie professionali (1929), le disposizioni relative alla tutela delle lavoratrici madri (1934) e il nuovo regime dell’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e malattie professionali (1935). In sostanza ai primi del novecento nascono quelle forme di tutela legale del lavoro e si forma quel corpus normativo che regolerà questo settore.

SCUOLE DI FORMAZIONE, UNIVERSITA´E CORSI DI AGGIORNAMENTO

Le scuole di specializzazione in medicina del lavoro sono presenti, solo per citarne le principali, presso le Università di Ancona, Bari, Bologna, Brescia, Cagliari, Catania, Firenze, Genova, Milano (Bicocca e Statale), Messina, Napoli, Padova, Palermo, Parma, Pavia, Pisa, Roma (La Sapienza, Cattolica, Tor Vergata), Siena, Torino, Trieste, Verona. E’ superfluo ricordare che vi si accede dopo il conseguimento della laurea in Medicina e Chirurgia, e, di norma, la durata del corso è di cinque anni. Di volta in volta vengono stabiliti i numeri di posti disponibili nei vari atenei e vi si accede tramite esame (e/o test), come avviene per qualunque scuola di specializzazione in ambito medico.
Esiste un’associazione, l’ANMELP, che riunisce tutti i medici del lavoro pubblici e che si occupa delle dinamiche di questa categoria, delle problematiche e dei temi che vanno delineandosi. Questa associazione però copre in modo esaustivo solo alcune regioni, e cioè il Veneto, la Toscana, il Trentino Alto Adige e il Friuli Venezia Giulia. Esistono però nel territorio altre rappresentanze, come per esempio quelle dell’INPS o dell’INAIL, che regolamentano e tutelano i compiti dei medici del lavoro secondo le specificità indicate dagli enti dai quali i professionisti sono dipendenti. In tutti gli atenei menzionati si propongono di volta in volta dei master tesi ad approfondire determinati aspetti inerenti alla branca medica in questione. Uno dei più interessanti ed attuali è quello proposto dall’Università di Padova (Analisi e prevenzione dei rischi per la creazione di sicurezza e di benessere nei luoghi di lavoro). Crescenti anche i rapporti di scambio con le principali università del mondo, in particolare quelle europee.

PRESENZA IN ITALIA ED EFFICACIA SULLA POPOLAZIONE

Per quello che concerne la medicina del lavoro, essendo una branca “sociale” della medicina, trova la sua forte presenza attraverso gli enti preposti che sono l’INPS e l’INAIL, ovvero le principali istituzioni che riguardano rispettivamente il sistema pensionistico e le assicurazioni, questo perché spetta appunto a queste istituzioni farsi carico di una risposta in caso di risarcimento, invalidità e altro, ovviamente nei casi in cui il datore di lavoro abbia perfettamente adempiuto a tutti gli obblighi previsti dalla legge, in caso contrario invece è lui (società, rappresentanza legale) che ne risponde in pieno. In Italia esiste anche il Censis, che non viene mai citato, ma svolge studi sulla qualità della vita molto articolati.
Dal 1964 questo ente monitorizza e studia lo stato socioeconomico dell’Italia, e la Medicina del Lavoro è in un certo senso obbligata a tener conto di cosa si intenda per salute sociale e per qualità media della vita, compito condiviso in parte con l’ISTAT, cioè l’istituto nazionale di statistica, che è un ente di ricerca pubblico. E’ da menzionare l’ISPESL, acronimo di Istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza del Lavoro, tale ente operava settore della ricerca, sottoposto alla vigilanza del Ministero della Salute. Era un’istituzione tecnico-scientifica del Servizio Sanitario Nazionale per la ricerca, sperimentazione, monitoraggio, consulenza, assistenza, formazione qualificata, informazione e documentazione in materia di prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali, oltre che di sicurezza sul lavoro, promozione e tutela della salute negli ambienti di vita e di lavoro, del quale si avvalevano gli organi centrali dello Stato preposti ai settori della salute, dell´ambiente, del lavoro, della produzione, e le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, come da definizione statuaria. Con l´art. 7 del Decreto Legge n. 78 del 31 maggio 2010 (convertito nella legge n. 122 del 30 luglio 2010), l´ISPESL viene soppresso e le relative funzioni, con decorrenza dal 31 maggio 2010, sono state delegate all’INAIL, con risultati ancora incerti sulla programmazione, infatti l’INAIL ha già le sue competenze storiche che sono piuttosto importanti, e c’è da chiedersi quali problemi possano generarsi in un ente che è tenuto a rispondere, con operazioni di verifica, dei danni derivanti anche dai rischi nel lavoro. E’ ovvio che modificare il concetto di rischio, ritardare o non effettuare studi sui fattori che possano determinare problemi per la salute, evitare certe indagini e studi, può riflettersi non poco sull’andamento di certe dinamiche sociali. L’INAIL infatti è un ente di diritto pubblico con personalità giuridica, e pur non essendo un ente economico, accorpando le funzioni dell’ISPESL si troverà a decidere in modo fin troppo autonomo in tema di rischi e danni pertinenti all’attività lavorativa. In un certo senso è come se chi deve accertare il danno si occupasse anche di definire cosa sia questo, e ciò in proiezione futura può essere molto pericoloso, dato che i cambiamenti nella società e nel costume impongono sempre nuove sfide e ricerche. Il fatto poi che l’INAIL non sia un ente economico non lo esime da politiche di interesse, anzi semmai il contrario dato che proprio le decisioni di scarsa o inesistente rilevanza interna ai fini economici possono però determinare una grande influenza sui conti dello Stato, sulla risposta sociale ed economica che enti pubblici e società private forniscono ai cittadini ed ai lavoratori.

TRATTATO DESCRITTIVO

Come accennato la branca medica che si occupa della prevenzione, della diagnosi e della relativa cura delle malattie causate da tutte le attività lavorative viene denominata medicina del lavoro.
Il medico del lavoro è colui che se ne occupa e soprattutto ha molta esperienza nel comprendere i più  svariati sintomi causati al lavoratore da agenti chimici tossici quando vengono a contatto con gli apparati del corpo umano, soprattutto quello respiratorio, tegumentario, digerente e nervoso. Agenti fisici come le radiazioni, i raggi X e gamma, tutte le sostanze volatili tossiche che possono essere respirate danneggiando il sistema respiratorio ed entrando in circolo nel nostro corpo sono oggetto di questa disciplina. Molto importanti e gravi sono anche i danni psicofisici causati dall´ansia da prestazione lavorativa, dallo stress e dalla troppa mole di lavoro, i quali possono arrecare una serie di seri disturbi.
Alcuni degli aspetti pertinenti alla medicina del lavoro sono organizzati in vari enti, i quali mostrano talvolta di essere sconnessi tra loro: le università che fanno ricerca e intervengono solo saltuariamente, anche se indipendentemente dalle richieste in merito; l´INAIL (istituto nazionale per l´ assicurazione degli infortuni sul lavoro) che tutt’ora è la principale forma di assicurazione contro le patologie professionali e gli infortuni; l´ispettorato del lavoro, il quale ha compiti di vigilanza sulle regole che devono essere seguite affinché i lavoratori possano svolgere le loro mansioni in tutta sicurezza, controllando il salario, le norme sui contratti di lavoro, il versamento dei contributi, ecc., inoltre può predisporre delle verifiche andando sul luogo di lavoro, ogni volta che lo ritenga opportuno e senza alcun preavviso.
Sono da menzionare: l’ENPI (ente nazionale per la prevenzione degli infortuni e per l´igiene del lavoro) che svolge controlli sanitari e tecnici; l´ANCC (associazione nazionale per il controllo della combustione) che verifica che siano rispettate tutte le norme di sicurezza, anche attraverso i patronati sindacali, i quali supportano i lavoratori con assistenza e consulenza gratuita in tutte le controversie all´interno dell´ azienda, eventuali danni o indennizzi; i medici di fabbrica che svolgono controlli sanitari e diagnosi delle patologie e relative cure.
Lo specialista in questo campo ha una laurea in medicina e chirurgia con relativa specializzazione in medicina del lavoro. Il nostro servizio sanitario nazionale si occupa di medicina del lavoro tramite le asl, in cui ogni sede ha un dipartimento di prevenzione oltre ad altri servizi quali quello di prevenzione igiene e sicurezza negli ambienti di lavoro. Questa forma di prestazione è spesso quella a cui il cittadino può rivolgersi se ritiene che la causa dei suoi disturbi alla salute sia imputabile al lavoro che egli svolge quotidianamente. Fra  le attività di questo servizio si possono trovare  la vigilanza sull´osservanza delle leggi, sulla tutela della salute e della sicurezza da parte dei lavoratori delle aziende dove sono impiegati come dipendenti, ed anche nel settore universitario e nelle strutture ospedaliere la medicina del lavoro può fornire delle prestazioni significative.
La salute quindi rappresenta un bene importantissimo e collettivo. Tutte le regioni hanno di volta in volta cercato di adeguarsi ed organizzarsi erogando i primi servizi pubblici di medicina  del lavoro, operando fianco a fianco del lavoratore. Un altro passo fondamentale fu fatto nel periodo successivo al sessantotto, facendo propri un bagaglio di informazioni che andavano diffondendosi, ma ulteriori migliorie furono apportate negli anni ottanta e novanta.
Per quanto concerne le norme e le leggi, due sono stati i passi importanti in tempi più recenti: il primo nel 1988 quando si disse che tutte le malattie professionali devono essere tutelate dall´INAIL, anche quelle al di fuori delle tabelle se valutate relativamente alla mansione svolta. La seconda dal decreto legge 277/91 in cui il governo fissò in modo chiaro i doveri delle aziende e dei lavoratori circa i rischi rumore-piombo-amianto, determinando norme generali anche per altri tipi di pericoli. In quest’ultimo caso il provvedimento fu da ritenersi tardivo dato che nei decenni anteriori i danni causati da questi agenti sono stati piuttosto significativi.
Dopo i progressi costanti dalla fine degli anni sessanta, non privi di contraddizioni ed elementi di decadimento, oggi sembra che si ponga di più l´attenzione sull´importanza della difesa del lavoro che sui rischi che esso cagiona nei lavoratori. Ciò sembra essere il frutto di una decadenza socioeconomica, ma ovviamente non incontrovertibile. Esistono strutture in Italia e centri preposti a studi e di ricerche nell´ambito della medicina del lavoro, come ad esempio i seguenti: Studio medico specialistico Colombo di Roma, ASQ srl medicina del lavoro di Milano, ASQ srl medicina del lavoro di Torino, solo per citarne alcuni.
Abbiamo visto come la salute e la sicurezza sul posto di lavoro sono dei punti importanti se non fondamentali della politica sociale ed aziendale, nonché obiettivi di massima priorità per il datore di lavoro.
Negli ultimi anni gli investimenti che sono stati fatti per le innovazioni, la formazione e l´organizzazione della medicina del lavoro sono stati di grande aiuto affinché venga ridotto il numero di infortuni e quello delle malattie professionali, contenere i costi causati da risarcimenti e sanzioni, ridistribuire le responsabilità e i doveri sociali, apportare migliorie nel clima aziendale, incrementare la produzione del lavoro e la sua qualità. Nonostante questo gli incidenti sono sempre presenti sul luogo di lavoro ed i costi sociali sono molto elevati, per ciò è dovere di tutti quanti far sì che i luoghi di lavoro siano sempre più sicuri rispettando le osservanze presenti nel nuovo sistema di tutela previsto dal D.Lgs. N.81 del 2008, il quale prevede che vengano applicate le normative di prevenzione a tutti gli ambienti di lavoro sia privati che pubblici. Inoltre la legge vigente prevede l´intervento di figure professionali col compito di gestire la prevenzione, tra cui quella del medico competente, il quale deve possedere dei requisiti e delle qualifiche professionali specifiche.
Descritto in modo più articolato il medico del lavoro studia, diagnostica e interviene in caso di danni prodotti da agenti chimici, come gli acidi, le basi forti o pericolose in generale, quando vengono in contatto con i vari apparati, in particolare con quello respiratorio, digerente, tegumentario, estendendosi al sistema nervoso. Il medico del lavoro effettua monitoraggio, diagnosi e terapia riguardo a patologie dipendenti da sostanze aerodisperse di variabile tossicità intrinseca, le quali però una volta inalate possono determinare conseguenze di vario tipo. Queste sostanze sono in primis le fibre di asbesto che causano asbestosi, poi la polvere di carbone che oramai è relativa a casi rari, prevalenti nelle nazioni in via di sviluppo. Nei paesi del terziario avanzato però emergono nuove problematiche in relazione a polveri sottili e dispersioni di ogni genere. Rientrano nelle osservazioni del medico del lavoro anche i danni o i rischi derivanti da agenti fisici, quali le radiazioni ionizzanti o non ionizzanti, dai raggi ultravioletti, raggi X, raggi gamma, rumori, vibrazioni, microclima, ma anche da agenti biologici quali virus, batteri e parassiti. Inoltre non vengono affatto trascurati i fattori di rischio psicosociali e le patologie derivanti dallo stress e da altre dinamiche, le quali nella società coeva sono oggetto di sempre maggior studio e approfondimento.