Il Pronto Soccorso è una struttura di assistenza sanitaria dedicata alle situazioni di urgenza ed emergenza. Qui sono prestate le prime cure accedendo quindi in modalità di “ricovero urgente”.

CENNI STORICI

In Italia, il pronto soccorso ha le sue origini nella Legge n. 6972 del 1890 che stabiliva: “Ogni ospedale ha l’obbligo di provvedere all’assistenza e alla cura dei poveri affetti da malattia acuta, dei feriti e delle donne nell’imminenza del parto”.

Il concetto moderno di Pronto Soccorso risale al settembre 1938, dove si stabilì che tutti gli ospedali dovevano essere muniti di un servizio attrezzato di Pronto Soccorso nelle città con popolazione superiore a 200.000 abitanti.

L’urgenza medico-internistica non aveva un supporto tecnologico adeguato, soprattutto perché il Pronto Soccorso non poteva permettersi una specifica organizzazione per tenere attiva una propria sala operatoria per le rare urgenze chirurgiche, quando gli stessi interventi potevano essere attuati in specifiche sale chirurgiche.

Ciò che fu decisivo nel modificare organizzazione e prospettive del Pronto Soccorso e nell’assegnargli un ruolo distintivo e insostituibile, fu lo sviluppo che ebbe nel corso degli anni ’60, quando nacque una nuova disciplina, la Medicina d’urgenza, e di conseguenza una nuova figura professionale, il medico d’urgenza.

La Legge di Riforma Ospedaliera del 1969 sancì una nuova normativa: in ogni ospedale doveva essere assicurato un servizio continuo di Pronto Soccorso coordinato e prescritto dai piani regionali, attrezzato di mezzi di trasporto adeguati e strumentazioni necessarie alla diagnosi e alla terapia.

Nel 1972, la Scuola di Specializzazione in Pronto Soccorso e Terapia d’Urgenza di Chieti fu riconosciuta ufficialmente a livello statale, e tendeva a sviluppare, unificare e diffondere su tutto il territorio nazionale la dottrina dell’urgenza e a ristrutturare complessivamente l’organizzazione dei servizi di emergenza a livello nazionale.

Nel 1990 il Ministero della Sanità attivò gli opportuni accordi convenzionali con la compagnia telefonica SIP per l’istituzione del numero telefonico unico nazionale per l’emergenza sanitaria, il 118. Anche tutt’oggi prevede una rete di servizi strutturati secondo un modello dipartimentale con la capacità di operare dal livello territoriale più periferico fino al centro ospedaliero ad alta specializzazione, individuando le diverse competenze.

La sua istituzione presuppone l’individualizzazione delle aree e degli strumenti organizzativi e operativi.

Il padre del moderno concetto di ambulanza fu Dominique Jean Larrey (1766-1842), chirurgo capo dell’esercito Napoleone Bonaparte; nel 1792 iniziò a progettare la sua “ambulanza volante”, chiamata così poiché era schierata proprio come l´artiglieria volante; fu il primo mezzo adibito al trasporto dei feriti, con criteri di costruzione che prevedevano un sistema ammortizzante e condizioni igieniche garantite dal ricambio d´aria.

Nel XIX secolo lo sviluppo dei carri ambulanza fu dettato, come nelle epoche precedenti, da esigenze militari che richiedevano mezzi che consentissero il trasporto di un numero maggiore di feriti, ma questi sempre più pesanti si dimostrarono inadatti all´utilizzo su strade fangose.

A partire dal 1864, i Prussiani, in guerra con la Danimarca, utilizzarono le lettighe a ruote, leggere e in grado di essere gestite anche da un solo soccorritore.

In seguito si impose la tendenza alla costruzione di carri leggeri per il trasporto di un unico infortunato. Agli inizi del 1900 si iniziò a favorire l´automobile rispetto agli autocarri, dotata di una barella centrale e con molto spazio interno. Dopo i due conflitti mondiali si costruirono furgoni che costituivano la base per la maggioranza delle ambulanze.

Oggi il trasporto di pazienti è effettuato con unità mobili di rianimazione caratterizzate da sofisticate apparecchiature necessarie per consentire una sicura e ottimale assistenza per pazienti che devono subire trasferimenti e viaggi a lunga percorrenza.

SCUOLE DI FORMAZIONE, UNIVERSITA´ E CORSI DI AGGIORNAMENTO 

Il percorso formativo del medico d’urgenza prevede la laurea in Medicina e Chirurgia, conseguibile presso le università di Ancona, Bari, Bologna, Brescia, Cagliari, Catania, Catanzaro, Chieti-Pescara, Firenze, Foggia, Genova, L’Aquila, Messina, Milano (Università degli studi, Milano-Bicocca, Cattolica, Vita-Salute San Raffaele), Modena e Reggio Emilia, Napoli (Federico II e Seconda Università degli Studi), Novara, Palermo, Padova, Parma, Pavia, Perugia, Pisa, Roma (La Sapienza, Tor Vergata, Campus Biomedico), Sassari, Siena, Torino, Trieste, Udine, Varese e Como, Verona.

In seguito al superamento dell’esame di abilitazione alla professione di medico è possibile iscriversi alla Scuola di Specializzazione in Medicina d’emergenza-urgenza, attivata presso gli atenei di Bari, Brescia, Firenze, Genova, L’Aquila, Milano (Milano-Bicocca, Cattolica, Vita-Salute San Raffaele), Modena, Napoli (Federico II e Seconda Università degli Studi), Novara, Padova, Parma, Pavia, Perugia, Pisa, Roma La Sapienza, Sassari, Siena, Torino, Trieste, Udine, Verona.

L’offerta formativa post laurea varia di anno in anno ed è consultabile alle pagine internet degli atenei italiani. E’ possibile, ad esempio, frequentare il Master Universitario di II livello in Medicina d’urgenza in collaborazione tra le Università di Siena, Firenze e Pisa.

L’obiettivo formativo principale del Master, creato su modello della Harward Medical International, è quello di promuovere l’eccellenza della medicina d’urgenza, compresa la gestione dei disastri, negli aspetti clinici, accademici e organizzativi per migliorare le prestazioni erogate ai pazienti attraverso un’integrazione funzionale e operativa di ogni struttura presente nel sistema dell’emergenza.

PRESENZA IN ITALIA ED EFFICACIA SULLA POPOLAZIONE

Le Centrali Operative 118 in Italia hanno il compito di organizzare e gestire, nell’ambito territoriale di riferimento, le attività di emergenza sanitaria, di garantire il coordinamento di tutti gli interventi dal momento in cui accade l’evento, sino alla posizione del paziente nella destinazione definitiva, e di attivare la risposta ospedaliera 24 ore su 24. Le funzioni fondamentali della Centrale Operativa comprendono: la ricezione delle richieste di soccorso, la valutazione del grado di complessità dell’intervento da attivare, l’attivazione e il coordinamento dell’intervento stesso. Ma, oltre a poter definire con la massima precisione possibile il grado di criticità e complessità dell’evento accaduto e, conseguentemente, attivare l’intervento più idoneo utilizzando tutte le risorse a disposizione, la Centrale Operativa deve anche fornire consigli più appropriati, eventualmente indirizzando il paziente al proprio medico di base o al pediatra di libera scelta (nelle ore diurne e per patologie che non rivestono carattere di emergenza né di urgenza) o ai servizi di guardia medica, oppure ai punti di primo soccorso territoriale, indicandone l’ubicazione.

Attualmente sono attivate sul territorio nazionale 103 Centrali Operative del 118, così distribuite: Piemonte: 8 Valle d’Aosta: 1  Lombardia: 12  Trentino Alto Adige: 2  Veneto: 7  Friuli Venezia Giulia: 4  Liguria: 5  Emilia Romagna: 10  Toscana: 12  Umbria: 3  Marche: 4  Lazio: 5  Abruzzo: 4  Molise: 1  Campania: 9  Puglia: 5 Basilicata: 1  Calabria: 5  Sicilia: 4  Sardegna: 2

In Italia, inoltre, l´Associazione Scientifica SIMEU (Società Italiana di Medicina di Emergenza e Urgenza) riunisce i medici che operano a ogni titolo nell’ambito delle emergenze-urgenze sanitarie realizzando l’integrazione culturale, organizzativa e funzionale tra le componenti territoriali e ospedaliere del sistema nazionale delle emergenze sanitarie. Inoltre promuove e realizza attività di formazione professionale e addestramento nelle conoscenze e nelle tecniche delle emergenze-urgenze e nella medicina delle catastrofi.

TRATTATO DESCRITTIVO

Il pronto soccorso è un´unità operativa dell´ospedale dedicata ai casi di emergenza  con spazi destinati alla breve osservazione, sale visita, sale di attesa e sportelli accettazione.                        Il modello organizzativo del sistema dell’Emergenza sanitaria è composta dal Sistema di allarme sanitario, dotato di numero telefonico di accesso breve, il 118, in collegamento con le Centrali Operative alle quali fanno capo tutte le richieste telefoniche di urgenza ed emergenza e dal Sistema territoriale di soccorso, costituito dai mezzi di soccorso distribuiti sul territorio: ambulanza di soccorso di base e di trasporto, ambulanza di soccorso avanzato, centro mobile di rianimazione, eliambulanze.

Il 118 è il numero telefonico attivo in Italia per la richiesta di soccorso medico per emergenza sanitaria. È un numero unico nazionale, attivo 24 ore su 24 e sette giorni su sette, gratuito su tutto il territorio sia da telefoni fissi che mobili. Si chiama il 118 per incidenti stradali, incidenti agricoli, infortuni di tutti i tipi, traumi, ustioni, malori, incidenti in montagna, assideramento, avvelenamento, incidenti industriali e in tutte quelle situazioni in cui ci può essere rischio per la vita o l´incolumità di qualcuno. Si chiama il 118 anche in caso di terremoti, incidenti ferroviari, alluvioni, esplosioni, emergenza da inquinamento (nubi tossiche, perdita di sostanze pericolose). La chiamata viene smistata automaticamente alla centrale operativa più vicina al telefonante.

Nelle centrali operano medici, infermieri e tecnici con specifico addestramento. Al momento della risposta si localizza l´evento, tramite un software gestionale dotato di modulo cartografico (sistema informativo geografico). È valutata la gravità dell´evento, ponendo alcune domande semplici al chiamante, e in seguito vengono inviati i mezzi di soccorso idonei all´emergenza e al suo livello di priorità. Le domande chieste secondo il protocollo, riguardano principalmente il luogo dell´emergenza, la tipologia dell´evento, il livello di coscienza della vittima e la descrizione della scena. È molto importante che la comunicazione sia chiusa solo dall´operatore, mai dal chiamante, per accertarsi che siano stati comunicati tutti i dati. Dopo la chiamata, è dovere del chiamante tenere il telefono libero.

L’eccessivo affollamento delle strutture del Pronto Soccorso rappresenta un importante problema nell’ambito dell’organizzazione sanitaria. Da questa esigenza è nato l’istituto del Triage (dal Francese trier-scegliere), un sistema utilizzato per selezionare i soggetti coinvolti in infortuni, gravi o leggeri, classificati secondo tipi di urgenza/emergenza crescenti, in base alla gravità delle lesioni riportate o del loro quadro clinico. Una ridistribuzione quindi delle priorità di accesso al Pronto Soccorso regolate non dall’ordine di arrivo ma da un criterio di gravità. Nel caso di calamità, di disastri o di grandi eventi, il triage è funzionale a far sì che tutto l´impianto del soccorso si attivi efficientemente per salvare il maggior numero di persone, dovendo a volte scegliere di dirigere le cure solo verso chi, soccorso prontamente, ha più probabilità di sopravvivere.

Il metodo del triage usa un codice colore per rendere universalmente identificabile l´urgenza del trattamento per ogni singolo soggetto. Questo codice colore si compone, in ordine di gravità, di cinque classi: bianco, verde, giallo, rosso, arancione. Il colore nero indica invece un soggetto deceduto.

Codice Bianco: nessuna urgenza, il paziente non ha bisogno del pronto soccorso e può rivolgersi al proprio medico.

Codice Verde: urgenza minore, il paziente riporta delle lesioni che non interessano le funzioni vitali ma vanno curate.

Codice Giallo: urgenza, il paziente presenta una compromissione parziale delle funzioni dell´apparato circolatorio o respiratorio, non c´è un immediato pericolo di vita.                                                  Codice Rosso: emergenza, indica un soggetto con almeno una delle funzioni vitali compromessa (coscienza, respirazione, battito cardiaco, stato di shock) ed è in immediato pericolo di vita.                            Codice Arancione: il paziente è contaminato.

Tutti questi codici possono essere utilizzati per definire l´urgenza sia del viaggio dell´ambulanza verso il luogo dell´evento sia del trasporto del paziente verso l´ospedale. In alcune realtà i codici-colore di rientro sono sostituiti da codici numerici da 1 a 3, in ordine crescente di gravità. Il codice di rientro è stabilito dal personale dell´ambulanza in base alla valutazione del paziente, in alcuni casi dopo un consulto con il personale sanitario della centrale operativa.

Oggi il concetto di pronto soccorso è stato ormai superato dal più ampio Dipartimento d´Emergenza e Accettazione (DEA). Esso è un dipartimento dell´ospedale di moderna concezione ed organizzazione, che comprende varie unità operative incentrate sulla cura del paziente in area critica. E’ adottato un comune codice di comportamento assistenziale, al fine di assicurare, in collegamento con le strutture operanti sul territorio, una risposta rapida e completa.

Il DEA è costituito da unità operative omogenee: DEA di I livello e DEA di II livello.

Il DEA di I Iivello garantisce le funzioni di osservazione e breve degenza, di rianimazione e, contemporaneamente, assicura interventi diagnostico-terapeutici di medicina generale, chirurgia generale, ortopedia e traumatologia, cardiologia con UTIC (Unità di Terapia Intensiva Cardiologia). Sono inoltre assicurate le prestazioni di laboratorio di analisi chimico-cliniche e microbiologiche, di diagnostica per immagini, e trasfusionali.

Il DEA di II livello assicura, oltre alle prestazioni fomite dal DEA I livello, le funzioni di più alta qualificazione legate all’emergenza, tra cui la cardiochirurgia, la neurochirurgia, la terapia intensiva neonatale, la chirurgia vascolare, la chirurgia toracica, secondo le indicazioni stabilite dalla programmazione regionale.

In Italia sono presenti: 742 Ospedali pubblici, suddivisi in 427 Ospedali sede di Pronto Soccorso, 196 Ospedali sede di D.E.A. di I livello, 119 Ospedali sede di D.E.A. II livello.

In un mezzo che fa servizio 118, in genere sono presenti le seguenti attrezzature e presidi:

Barella autocaricante: è l´attrezzatura più importante che si utilizza maggiormente nell´attività di soccorso sanitario; ha la possibilità di assumere diverse posizioni, e alcune hanno un barellino che si stacca dal resto della struttura.

Telo: è una struttura di tela o plastica/gomma con delle maniglie ai lati e rappresenta il classico presidio di trasporto per i pazienti non traumatizzati che non sono in grado di muoversi.

Sedia trasporto infermi: è un presidio di trasporto che si utilizza per pazienti non traumatizzati, che sono in grado comunque di mantenere una posizione eretta ed hanno uno stato di coscienza vigile.

Collare: sono presidi che permettono l´immobilizzazione del tratto cervicale del paziente e si usano ogni qualvolta si sospetta un trauma con interessamento alla colonna vertebrale.

Asse spinale: in materiale plastico che insieme a delle cinghie d’immobilizzazione e dei cuscinetti permette una perfetta immobilizzazione del traumatizzato.

Trauma estricatore: consistono in un blocco rigido associato a un complesso di cinghie, che permettono di immobilizzare un paziente incastrato in auto, e di estrarlo in tutta sicurezza.

Aspiratore: è un´attrezzatura elettromedicale che permette l´aspirazione di secreti liquidi dalle prime vie respiratorie del paziente, tramite l´utilizzo di un sondino.

Borsa di primo soccorso: è una borsa o zaino dove vi è contenuto tutto il necessario per garantire un primo soccorso. In genere è presente tutto il necessario per garantire la disinfezione ed emostasi delle ferite (garze, cerotti, disinfettanti, metalline, telini sterili, ghiaccio).

Tutti dovrebbero essere capaci di fornire un primo soccorso ovvero l´insieme delle azioni che permettono di aiutare una o più persone in difficoltà, nell´attesa dell´arrivo dei soccorsi qualificati. Lo scopo del primo soccorso è di salvare la vita, prevenire il peggioramento delle ferite o dei malori e aiutare la ripresa del paziente. Non appena si è iniziato a prestare il primo soccorso, si è legalmente obbligati a rimanere con la vittima fino all’arrivo del servizio medico d´emergenza. Il primo intervento che si deve fare quando ci si trova in presenza di un infortunato, è quello di valutare se il soggetto è cosciente o non cosciente. Nel caso in cui non fosse cosciente si dovranno innanzi tutto valutare i due fondamentali parametri vitali: la respirazione e l’attività cardiaca. Nel caso di sospetto di trauma cranico o lesioni della colonna vertebrale come può avvenire nei grandi traumatismi, nelle cadute dall’alto, è bene non muoverlo e non trascinarlo e chiamare immediatamente i soccorsi, non cercare di fermare eventuali emorragie dal naso, dall’orecchio, dalla bocca: possono essere indice di fratture della base del cranio e non soltanto indice di ferite o fratture più superficiali e infine non dare nulla da bere all’infortunato.